Lega spaccata, Salvini sulla graticola. Bossi: «Il popolo del Nord va ascoltato»

VARESE – «Il popolo del Nord esprime un messaggio chiaro ed inequivocabile che non può non essere ascoltato». Parola di Umberto Bossi, il fondatore della Lega che all’Adnkronos commenta il voto delle politiche che ha visto il tracollo del Carroccio proprio in quel Nord che è sempre stato il “core business” del movimento. Un tracollo che è costato il posto allo stesso Bossi. Il quale però non se ne cura più di tanto: «Sono contento poiché avevo deciso di non candidarmi. Mi hanno pregato e solo per il rispetto verso la militanza ho accettato».

Fontana sta con Salvini

Il “caso Bossi” agita la Lega ma è solo uno dei motivi del subbuglio che sta montando all’interno del movimento. Ne parlerà il consiglio federale, in corso in queste ore, ma sul tavolo, per ora, non si parla di disarcionare il segretario Matteo Salvini. «Non credo proprio» ha risposto così ai giornalisti il presidente della Lombardia Attilio Fontana, alla domanda se la leadership del partito sia a rischio. Il governatore sta con Salvini anche sulla nomina di Bossi senatore a vita. «Credo che sia la persona che più di ogni altra meriterebbe di rientrare in Parlamento. Mi sembra una buona idea».

Candiani chiede “gioco di squadra”

Il partito è spaccato. C’è chi difende Salvini, come Stefano Candiani, neo-rieletto stavolta come deputato: «Ci ha fatto passare dal 4 al 17% e poi al 34%, ma poi il mondo è cambiato e abbiamo vissuto la fase del governo Draghi, in cui stare insieme a Pd e M5S è stato per noi molto faticoso – ricorda l’ex sottosegretario agli Interni, dato in corsa per un ministero – troppo comoda la strada di dare tutta la responsabilità al leader. La soluzione è nel gioco di squadra».

La base chiede congressi

Ma nella base c’è aria di ribellione, come ai tempi delle “scope” del 2012. Nelle chat di Whatsapp circola una raccolta firme per la convocazione dei congressi regionali. Perché «serve urgentemente un momento di confronto per dare voce a tutti». E dopo Matteo Bianchi e Paolo Grimoldi, anche il consigliere regionale Marco Colombo esce allo scoperto: «Non cerco colpevoli o capri espiatori. Abbiamo sbagliato tutti me compreso perché avrei dovuto parlare prima – rivela in un post su Facebook – è giunto il momento di convocare i congressi: provinciali, regionali e quello federale. Solo ridando la parola ai Militanti possiamo ripartire. Ma il nostro Dna, la nostra peculiarità e missione rimane ancorata al Nord. Questo fattore è stato messo in secondo piano e le conseguenze si sono viste.
Ripartiamo dal confronto, ripartiamo da Varese!».

L’analisi di Reguzzoni

Si rifanno vivi anche i bossiani storici: nel mirino la svolta nazionale di Salvini. «A Varese la Lega è stata superata da Azione di Calenda ed è solo il quarto partito – fa notare Marco Reguzzoni, già capogruppo a Montecitorio e ormai da anni fuori dal partito, intervistato da Stefania Piazzo – questa Lega ha abbandonato la sua storia, ha abdicato a favore di altro. È tornata alle ideologie, alla contrapposizione destra-sinistra. Ma le Italie sono almeno due. La vera contrapposizione è Nord-Sud». E Giuseppe Leoni, il primo parlamentare eletto insieme al Senatur, è rimasto scosso dall’esclusione dell’Umberto: «Non meritava una cosa del genere. La cosa che mi ha preoccupato è che Salvini dice: “Lo propongo come senatore a vita”. Allora vuol dire che vuol proprio farlo fuori del tutto».

Speroni attende il governo

Va più cauto il già ministro ed europarlamentare Francesco Enrico Speroni, che a La7 invoca la svolta nella concretezza dell’azione di governo, il prossimo: «La Lega faccia delle cose leghiste – suggerisce Speroni – nel governo con i 5 Stelle al di là dei decreti sicurezza non si è fatto niente, e al governo Draghi non si è capito cosa ha fatto la Lega».

umberto bossi lega ribellione – MALPENSA24