Umberto Bossi fuori dal Parlamento. Salvini: «Lo propongo senatore a vita»

VARESE – Ora è ufficiale: il tracollo della Lega alle elezioni politiche è costato il posto in Parlamento al Senatur Umberto Bossi. E il leader Matteo Salvini annuncia che proporrà la sua nomina a “senatore a vita”. La decisione è nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel 2019 concesse la grazia a Bossi per la pena da espiare dopo la condanna per vilipendio nei confronti dell’allora presidente Giorgio Napolitano.

L’esclusione

Il fondatore del Carroccio, 81 anni appena compiuti, era capolista della Lega nel collegio plurinominale di Varese, dove però la Lega, ferma al 14%, non ha fatto scattare nemmeno un eletto, per effetto del “flipper” del Rosatellum, il sofisticato meccanismo di assegnazione dei seggi. Così Umberto Bossi, per la prima volta dal 1987 quando era diventato senatore per la Lega Lombarda, non rientrerà in Parlamento.

La proposta

Per il segretario della Lega Matteo Salvini, ora il Senatur dovrebbe essere nominato senatore a vita: «Sarebbe il giusto riconoscimento dopo 35 anni al servizio della Lega e del Paese. Porterò avanti personalmente, sicuramente con l’appoggio non solo della Lega ma di tantissimi italiani, questa proposta». D’accordo anche il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Per la Lega, che ha sempre combattuto l’istituto dei senatori a vita, sarebbe un’inversione a U.

I precedenti

Ora la palla passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In questo momento sono già cinque i senatori a vita di nomina presidenziale (Liliana Segre, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia), numero massimo previsto dal dettato costituzionale. Ma in passato già diversi Capi dello Stato, da Sandro Pertini a Francesco Cossiga, avevano seguito una diversa interpretazione della norma, intendendo come cinque il limite massimo di senatori nominabili da ciascun presidente.

Il partito ribolle

L’esclusione di Umberto Bossi è un’altra tegola che si abbatte un partito già scosso dal tracollo elettorale. A uscire allo scoperto chiedendo una svolta ora è anche il consigliere regionale Marco Colombo, già sindaco di Sesto Calende. Con un post in cui lascia poco spazio alle interpretazioni.

“Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”. Queste parole di Oriana Fallaci rappresentano non solo un insegnamento fondamentale ma un monito al quale non ci si può sottrarre.
Oggi, io non posso più tacere. Non è nel mio carattere stare zitto, non l’ho mai fatto.
E rimarrò così tutta la vita.
Con il coraggio di dire quello che va detto quando serve.
Abbiamo preso una batosta ed è inutile negarlo.
Addirittura, al danno politico si aggiunge anche un inquantificabile danno morale: la mancata rielezione del nostro fondatore, Umberto Bossi.
Non cerco colpevoli o capri espiatori.
Abbiamo sbagliato tutti me compreso perché avrei dovuto parlare prima.
Non si può rimediare al passato ma è mio dovere contribuire a costruire il futuro.
È quindi giunto il momento di convocare i congressi: provinciali, regionali e quello federale.
Solo ridando la parola ai Militanti possiamo ripartire.
Siamo e rimarremo un grande partito e fino a quando esisterà una questione Settentrionale, la Lega continuerà ad esistere e ad essere necessaria.
La Lega è nata al Nord, per il Nord.
Qui è la nostra identità. Possiamo essere forza politica nazionale, certo, lavorando per tutto il Paese, in coalizione con gli altri partiti.
Ma il nostro dna, la nostra peculiarità e missione rimane ancorata al Nord.
Questo fattore è stato messo in secondo piano e le conseguenze si sono viste.
Ripartiamo dal confronto, ripartiamo da Varese!
Sarò il primo a supportare il nuovo segretario se vorrà fare della nostra Provincia, ancora una volta e come una volta, un punto di riferimento per la società che lavora e produce, per le famiglie e per tutti i cittadini.

umberto bossi senatore a vita – MALPENSA24