Leggiuno, all’eremo di Santa Caterina si chiude il triduo dedicato al beato Besozzi

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LEGGIUNO – All’eremo di Santa Caterina del Sasso, si è concluso domenica sera 5 agosto il triduo di preghiera proposto dalla comunità della Fraternità Francescana di Betania in occasione della memoria liturgica del Beato Alberto Besozzi.

Con Monsignor Agnesi

Tre vescovi, da venerdì scorso, sono scesi all’eremo per celebrare la memoria dell’eremita che, con la sua storia personale di conversione e con la sua esperienza di vita di ritiro e preghiera, ha inaugurato una tradizione di fede che ha  trasformato il luogo in un’oasi spirituale meta, da secoli, di un pellegrinaggio continuo di donne e uomini che si rivolgono al Beato per chiedere il suo sostegno nel cammino alla ricerca del senso profondo della loro esistenza. La conclusione del triduo è stata affidata al vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Franco Agnesi.

«Il cuore che ci mette in relazione con Dio», ha iniziato così, commentando le letture proposte dalla liturgia della messa, accompagnata dai canti del coro “Voglio svegliare l’Aurora” di Cerro di Laveno Mombello diretto dal maestro Giuliano Bellorini, che ha presieduto e concelebrato con fra Iginio Cattaneo e fra Roberto Fusco. Il presule ha quindi sottolineato la necessità di «cambiare la nostra immagine di Dio che qualche volta può apparirci suscitatore di paura e di timore», mentre, come ha sperimentato il Beato Alberto, «Dio non vuole farci del male e Gesù, che è il suo vero volto e ci rivela chi è, è colui che passa facendo del bene, che perdona, che guarisce, che riscatta, che rilancia, che ti dice: forza sei capace di fare del bene anche tu. Fallo!».

Il messaggio di Camisasca

Sabato 4 agosto, dopo la giornata inaugurale con il vescovo di Lugano, monsignor Valerio Lazzeri, numerosi pellegrini hanno accolto il vescovo della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e fondatore della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, monsignor Massimo Camisasca, il quale, ricordando i sette anni della sua infanzia vissuti a Leggiuno ha detto: «l’eremo di Santa Caterina del Sasso è quasi un luogo archetipo della mia esistenza. Le immagini dell’isola Madre e delle montagne sullo sfondo costituiscono quasi un bagaglio di memorie a cui poter attingere con gioia e a cui, di fatto, ho attinto in tanti momenti della mia vita».

All’omelia della messa concelebrata con fra Iginio e don Valter Brambilla, parroco a Leggiuno dal 2008 al 2017, monsignor Camisasca, commentando il brano tratto dal terzo capitolo del Vangelo di Giovanni proposto dalla liturgia, ha sottolineato che «la conversione è un istante segreto, nascosto di cui però si vedono gli effetti e che tutti noi abbiamo bisogno di conversione, di rinnovare dal profondo il nostro rapporto con Dio riconoscendolo non come uno dei tanti dei della vita ma come l’unico. Sotto Dio – ha concluso – ci possono essere tante passioni ma non tanti dei e noi, saremo felici soltanto nel riconoscimento della sua unicità».

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