Legnano, la Basilica di San Magno si rifà il look: via ai restauri delle pareti esterne

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LEGNANO – Uno dei simboli storici e architettonici di Legnano si rifà il look per cancellare i segni del tempo, prima di accusare danni più gravi. A metà ottobre cominceranno i lavori di restauro della facciata e delle pareti esterne della Basilica di San Magno, cuore urbano e religioso della città. Un intervento che durerà tra 9 e 12 mesi e dal costo preventivato di 500.000 euro, coperto grazie all’impegno di un comitato che si è attivato per reperire risorse attraverso un bando regionale, la Fondazione Lampugnani e la società civile. «La basilica – ha detto il parroco di San Magno e prevosto di Legnano, mons. Angelo Cairati, nel presentare i lavori venerdì 27 settembre – vive, come tutto, la tridimensionalità del tempo: passato, presente e futuro. Io ne sono custode pro tempore. Le generazioni passate hanno tramandato questo bellissimo tempio dal Cinquecento e i miei predecessori hanno sempre badato a custodirlo in modo mirato e intelligente. È quello che intendo fare anch’io. Si tratta di un luogo religioso ma anche culturale, nonché di un simbolo della città. Mi aspetto un grande concorso di enti, persone e istituzioni per curare questo patrimonio dell’umanità».

Terrenghi: «Danni evidenti, meglio intervenire prima che peggiorino»

legnano restauri basilica san magnoI mali di cui soffre la basilica sono stati illustrati dall’arch. Luigi Terrenghi, che “cura” chiese e opere d’arte delle parrocchia. «Ci sono problemi visibili, anche se magari non così evidenti perché si è abituati a intervenire con danni già avanzati. Preferiamo intervenire prima che le cose peggiorino. I graffiti sulla facciata cominciano a distaccarsi (come quello nella foto a fianco, nda), come le superfici in pietra e le mensole in pietra di Viggiù. Le lesene su via Luini sono state rappezzate in passato con un lavoro eseguito male, che aggiunge degrado. I costoloni in mattoni sono rovinati, dall’abside tende a entrare acqua piovana e l’umidità, problema di tutti gli edifici, è presente e ben visibile da sempre sui muri: i mattoni sono fatti di materia porosa che assorbe umidità dal terreno e la rilascia verso l’esterno, rovinando le coperture».

Sarà un recupero conservativo di tutte le superfici e della copertura

Fatta la diagnosi, ecco la cura. Il restauro si svolgerà in quattro fasi fondamentali: pulitura, consolidamento, ricostruzione e integrazione, protezione. Saranno oggetto di intervento 1.200 metri quadri di superfici di intonaco, 890 in cotto, 310 in pietra, oltre alla copertura di 950 mq. Per farlo, sarà necessario “impacchettare” l’intero edificio con un ponteggio di 2.700 mq, così da poter operare su tutte le superfici esterne della basilica. L’attuale facciata, del resto, ha superato il secolo di vita e già negli anni 60 alcune pareti erano notevolmente scrostate. Per sistemarle si ricorse, anziché all’intonaco, al cemento, che per Terrenghi «è quanto di peggio possiamo trovare in un muro, perché trattiene l’umidità e non fa traspirare i muri»; inoltre furono arbitrariamente modificate alcune riquadrature in graffito. Ci sono anche note positive. La copertura, totalmente rifatta negli anni 90, si presenta in buono stato sia nelle strutture principali che in quelle secondarie e ancora con i coppi originali. L’interno con i tanti, pregevoli affreschi è in ottimo stato, anche grazie a una innovativa tecnologia che impedisce la risalita dell’acqua dal terreno e protegge le superfici. Anche il campanile, restaurato nel 1996, non presenta problemi di sorta.

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