Caliendo spegne le polemiche in Forza Italia e rilancia il partito in provincia

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VARESE – Giacomo Caliendo nasce politicamente nell’Azione Cattolica e comincia a fare politica presto. Molto presto: «All’età di nove anni», racconta il senatore e commissario provinciale di Forza Italia, ricordando il suo primo intervento in pubblico. In un oratorio del suo paese d’origine.

L’arte della politica e della dialettica

Da allora il senatore azzurro, nelle cui mani sono state affidate le redine di quel che resta di Forza Italia in provincia di Varese, dopo lo tsunami giudiziario Mensa dei poveri, ne è passato di tempo. E Caliendo nella sua carriera politica e professionale ha calcato palcoscenici ben più importanti di quelli oratoriani d’origine. E ha imparato l’arte della politica (con la P maiuscola) e ha affinato quella della dialettica. E questa mattina, venerdì 27 settembre, durante la conferenza stampa convocata a Villa Recalcati a Varese per lanciare la convention provinciale dei berluscones ha dimostrato di saper maneggiare entrambe nel mettere sul tavolo temi centrali del dibattito forzista e per “schivare” argomenti che, a microfoni accesi vengono bollati come “bassa politica”, ma che in realtà poi pesano e contano nell’economia di ogni partito, maggioranza o giunta comunale che sia.

Caianiello non era di Forza Italia

Tale premessa è necessaria, poiché dentro a Forza Italia il dibattito corre su un doppio binario parallelo: da un lato il cuneo fiscale, l’Europa, i valori fondanti, le radici cristiane. E dall’altro il centrodestra da ricostruire, ma anche se stare ancora nel centrodestra come lo si è inteso fino a oggi, la posizione rispetto alla Lega, i due Matteo (Salvini o Renzi), il rapporto con Agorà e, last but not least, la leadership a livello nazionale. E anche quella in provincia, dopo Nino Caianiello. Argomento spinoso rispetto al quale Caliendo risponde secco: «Senza nulla togliere all’importanza politica che ha ricoperto per il territorio, Caianiello non era di Forza Italia e nemmeno era il responsabile politico».

Appuntamento al 5 ottobre

È stata una conferenza stampa intensa, fatta di temi politicamente pregnanti, di qualche “supercazzola”, ma anche di pillole dispensate dal commissario provinciale, come quelle sulla leadership, che «a livello nazionale non si discute finché ci sarà Silvio Berlusconi» o come l’ironia utilizzata per quel Matteo (Renzi) che ha sparigliato anche tra i Berluscones: «E’ un resuscitato. Che controlla quasi i trequarti del Pd in parlamento e che forse ha un’idea diversa di Paese rispetto al partito che ha lasciato. Diciamo che per ora ci chiediamo il perché di questa mossa e stiamo a vedere».

Allineati con il commissario

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A spiegare impostazione, temi e motivi della convention del 5 ottobre è stato Caliendo. Che ha trovato tutti gli azzurri presenti allineati: dal vice commissario Giuseppe Taldone: «vogliamo aprirci alla società civile, dare voce alla gente e lavorare per un nuovo modello di partito e di politica»; alla deputata Giusy Versace: «ritroviamo slancio, entusiasmo e capacità di coinvolgere»; al senior Osvaldo Piccinelli. Passando per i consiglieri provinciali Marco Riganti, «spero vengano fuori idee e soluzioni a problemi che ogni giorno viviamo sul territorio» e Simone Longhini, «riscoprire la nostra identità, le nostre radici e torniamo a essere riferimento dei moderati nel centrodestra». Che, ha ricordato il senatore, «dovrà essere unito se si vuol vincere, ma soprattutto se si vuol dare una risposta al 70% dei nostri elettori che vogliono un programma comune, ma non più basato su una sola forza politica trainante nella coalizione».

Nel centrodestra e con la Lega di Salvini

Un centrodestra, «unito, perché altrimenti si perde ovunque» e un Matteo come alleato. «Salvini», perché al di là delle idee sovraniste e populiste della Lega salviniana, «in tante Regioni e Comuni si governa insieme. E bene». Queste sono due certezze che il senatore Caliendo rimarcherà nel suo intervento del 5 ottobre per illustrare quello che è il modello nuovo di partito che si vuol costruire per tornare a essere il perno politico dei moderati.

I domiciliari di Caianiello

L’effetto devastante che l’inchiesta Mensa dei poveri ha avuto sul partito, inizia a essere metabolizzato. A livello politico. Poiché sul piano giudiziario la questione deve fare ancora il suo corso. E il senatore e commissario di Forza Italia, pur ribadendo che il Mullah rispetto al partito aveva una posizione “ibrida”, ovvero che contava ed era importante pur non essendo né iscritto né il responsabile, chiarisce anche la sua posizione rispetto alle misure cautelari. «Se non fosse stata concessa un’attenuazione delle restrizioni di libertà, l’avrei chiesta proprio oggi».

Forza Italia e Agorà, nessuna polemica

E infine, altro tema che potrebbe venir posto alla convention è il rapporto tra Forza Italia e Agorà, l’associazione culturale fondata proprio da Nino Caianiello e rispetto alla quale lo stesso Caliendo ha sempre detto di voler rimarcare la differenza. Presa di posizione, quella del commissario, che ha destato più un mal di pancia tra i berlusconiani, ma rispetto alla quale il senatore ora getta acqua sul fuoco.

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