Varese, 24 ore di attesa al pronto soccorso del Circolo: «Non siamo pacchi»

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VARESE – Un’altra giornata di calvario per il pronto soccorso di Varese. «In quasi 24 ore nessuno ha mostrato interesse per mio figlio. Ma ho potuto vedere in quale condizioni restano in attesa per ore e ore gli anziani. Manco fossimo pacchi postali. Io non punto il dito contro il personale medico. So bene che c’è un problema, ma qua chi ha responsabilità e ruoli politici ci deve mettere la testa, altro che andare alla Schiranna a premiare i canottiere e farsi i selfie o tagliare i nastri».

Il calvario

E’ lungo lo sfogo di Ciro Calemme. Meno lungo però della storia che racconta, durata un bel po’ di giorni e che si è conclusa (si fa per dire) con quasi 24 ore trascorse al pronto soccorso. Quello del figlio di Calemme non è certo l’unico caso, ma semmai un esempio che conferma lo stato di sofferenza di un reparto nevralgico del sistema sanitario.

«Partiamo da settimana scorsa – attacca Calemme – Mio figlio lamenta crampi allo stomaco, ma per evitare di intasare il ps, attendiamo qualche giorno. I dolori non passano quindi ci rivolgiamo alla guardia medica». Visita e medicine prescritte. «Questo domenica scorsa. Torniamo a casa, seguiamo la cura ma la situazione non si risolve. Porto mio figlio dal medico di base. Antibiotico, ma i i crampi non passano e arriviamo a ieri (giovedì 18 aprile).

Qualcuno ci deve mettere la testa

Calemme racconta di essere arrivato al pronto soccorso del Circolo attorno alle 14. «Mio figlio con mia moglie sono rimasti lì, senza che nessuno li degnasse di una domanda o di qualche attenzione per quasi 24 ore. Tutta la notte. E nella tarda mattinata di questa mattina non aveva ancora ricevuto risposte».

E’ amara la conclusione di Calemme: «Racconto quanto mi è accaduto nella consapevolezza che sulle emergenze esiste un problema – conclude Calemme – però lì da ore e ore non c’era solo mio figlio, ma anche anziani che hanno passato la notte intera sulle barelle. Zero riservatezza, zero sensibilità. Mica siamo pacchi postali in attesa. In questo modo il diritto alla salute non è più garantito. Qui chi ha ruoli politici e istituzionali ci deve mettere la testa per trovare una soluzione. Così non si può andare avanti».

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