L’emergenza dimenticata delle famiglie con disabili: centri aperti, ragazzi a casa

famiglie disabili emergenza coronavirus

MILANO – C’è un’altra emergenza, l’ennesima, causata da quella sanitaria in corso. Non ne se parla e sembra che non se ne sia accorto nessuno: nemmeno il governo, che nei decreti finora emessi per far fronte all’epidemia di Coronavirus non vi fa mai menzione. Si tratta delle famiglie con ragazzi disabili iscritti a CDD (Centri diurni per disabili), CSE (Centri socio educativi) o SFA (il Servizio di formazione in autonomia). Centri e servizio sono regolarmente attivi, ma molte famiglie preferiscono non mandarvi i propri ragazzi, che spesso sono immunodepressi e non in grado di praticare le norme igieniche prescritte dal ministero della Salute: si tratta di persone che possono avere difficoltà a lavarsi le mani da sole, figuriamoci a starnutire nel gomito. Così, diverse famiglie hanno preferito sospendere la loro frequenza dalle attività didattiche quotidiane, con l’evidente aggravio della situazione a carico del nucleo famigliare.

L’allarme lanciato da Legnano Cambia

A lanciare l’allarme è l’associazione Legnano Cambia, cui sono pervenute dagli educatori scolastici diverse segnalazioni di ragazzi disabili ora a casa, con almeno uno dei genitori che deve seguire il proprio figlio costantemente, senza garanzie retributive. «Le famiglie dei ragazzi con disabilità – rileva il fondatore di Legnano Cambia, Antonio Guarnieri – si trovano ad affrontare questa emergenza come soggetti invisibili. Attualmente i centri diurni nel nostro territorio sono aperti, nonostante la chiusura di ogni ordine di scuola a livello nazionale, perché ci troviamo in presenza di un vuoto legislativo all’interno del DPCM del 22 febbraio poi aggiornato il 4 marzo. Il decreto cita infatti le scuole ma non i CDD, CSE e SFA. Per questi soggetti e per le loro famiglie – sollecita Guarnieri – vanno attivate tutte le misure straordinarie necessarie a supporto».

ANFASS: «Persone più fragili meritano più tutele»

Le Federazioni delle persone con disabilità (FAND e FISH) hanno chiesto oggi, venerdì 6 marzo, all’Ufficio per la promozione dei diritti delle persone con disabilità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di integrare le misure adottate finora con ulteriori disposizioni a tutela e a sostegno delle persone e delle famiglie. Le richieste riguardano la scuola e il diritto allo studio, i centri diurni e quelli residenziali, le agevolazioni lavorative per coloro che assistono familiari con disabilità e per gli stessi lavoratori con disabilità. «Desidero affermare con fermezza – rimarca Roberto Speziale, presidente nazionale dell’associazione delle famiglie di persone disabili ANFASS – che il valore della vita delle persone con disabilità e non autosufficienti non è minore rispetto al valore della vita degli altri cittadini. Anzi, le persone più fragili sono proprio quelle che, essendo a maggiore rischio, devono ricevere maggiori tutele in questa difficile emergenza. Tutela che deve essere estesa ai familiari e agli operatori».

CGIL di Varese illustra ammortizzatori sociali

Sotto quest’ultimo aspetto, la FP CGIL della provincia di Varese ha diffuso una breve guida al fondo di integrazione salariale e all’assegno ordinario: due strumenti di sostegno al reddito per i dipendenti di aziende che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, come gli educatori rimasti provvisoriamente senza lavoro e i genitori trattenuti a casa dalla necessità di assistere i figli. Lo strumento che può essere utilizzato in questo momento, spiega la guida, è l’assegno ordinario, che può essere concesso fino ad un massimo di 26 settimane in un biennio e pari a un massimo di 939,89 euro per retribuzioni uguali o inferiori a 2.159,48 euro, a 1.129,66 euro per quelle superiori. La domanda deve essere presentata all’INPS dal datore di lavoro.

famiglie disabili emergenza coronavirus – MALPENSA24