Giorgetti, l’esame americano e quel “pass” utile per Palazzo Chigi

lodi berlusconi giorgetti
GIancarlo Giorgetti

di Massimo Lodi

Berlusconi rifiuta l’idea antisovranista di Brunetta e della fronda di Forza Italia. Non perché ne avversi la sostanza, che condivide. Perché deve salvare la forma davanti a Salvini e Meloni. Silvio sa quanto sia meglio il riformismo moderato della radicalità tranchant. Cerca di tenerli insieme al solo scopo di guadagnarsi, coi voti di Lega e Fratelli d’Italia, l’ascesa al soglio quirinalizio. Non a caso dichiara: Draghi rimanga com’è, nella grisaglia di premier che indossa disinvolto. Un plauso all’efficienza di Marione, un richiamo all’errore di trasferirlo sul Colle, dove il Cavaliere preferisce a chiunque altro sé stesso. Il “pacificatore”.

lodi berlusconi giorgetti
Massimo Lodi

Ma l’andazzo potrebbe diversamente procedere. Ipotesi 1. Mattarella, persuaso da Enrico Letta, concede la disponibilità al replay, Draghi tiene botta fino alle elezioni 2023, magari allunga d’un anno il mandato, quindi avvicenda il presidente della Repubblica, che si ritira in corsa al modo di Napolitano nel 2015. Chi al suo posto nell’esecutivo? Dipenderà dallo scenario d’allora, dopo prevedibili scomposizioni e ricomposizioni.

Ipotesi 2. Draghi, impermeabile all’auspicio di Berlusconi, accetta la candidatura a capo dello Stato, il Parlamento lo elegge, a Chigi indirizza o un fedelissimo (il ministro dell’Economia Franco) o un big della maggioranza di semi unità nazionale. Al proposito si segnala l’evento/clou dello scorso fine settimana. Durante il suo giro americano, Giancarlo Giorgetti – anch’egli fedelissimo di Draghi e anch’egli big della maggioranza di semi unità nazionale – partecipa a un summit con alcuni think thank di Washington. Tra di essi il German Marshall Fund, che esprime il nuovo sottosegretario per l’Europa dell’amministrazione Biden. È un esame da leader: il numero due della Lega, così diverso dal numero uno, ne esce bene. Pronto se del caso a entrare in un’inedita avventura istituzionale, con riconoscente pensiero alla zia Carlotta, che aldilà dell’Oceano sbarcò da emigrante in cerca di lavoro. Trovandolo. Un cenno del destino? Ah, saperlo.

Ps. Mercato politico. Due parole sul centro. Che possa ricostituirsi, certo con differenti profili rispetto alla tradizione, è una possibilità vera. Da Forza Italia, a Calenda, a Italia Viva, all’associazionismo cattolico: molti vi sono interessati. Immaginano un partito draghiano – liberale, socialista, popolare – non nel nome di Draghi, ma a lui ispirato. E favorevole all’intesa col Pd per proseguire nel governo del Paese, tenendone lontani Salvini e Meloni. Non Berlusconi se cambierà idea, una volta sfumata l’ambizione presidenzialista e dando ragione a Brunetta. L’epilogo auspicato dall’ex Dc Rotondi, un professore di questa materia.

lodi berlusconi giorgetti – MALPENSA24