Tentato omicidio a Lonate. Spaccio a Cuggiono. Tutti zitti davanti al Gip

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LONATE POZZOLO – Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere i cinque arrestati lo scorso 18 luglio dalla trappola antidroga, coordinata dal pubblico ministero della procura di Busto Flavia Salvatore, fatta scattare dai carabinieri della compagnia di Busto Arsizio al termine di due anni di indagine.

Attività frenetica

I cinque arrestati hanno scelto in questa fase di non rispondere al Gip bustocco Piera Bossi nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti dietro le attività dei cinque (una sesta persona è attualmente ricercata) si nascondeva un sostanzioso giro di spaccio nei boschi tra Lonate, Cuggiono e Buscate. Si parla di cifre importanti. sino a 9-10mila euro al giorno.

Il barista e l’agricoltore

Secondo l’accusa al vertice del sistema c’erano Ilir Luzaj (detto Elia), albanese di 51 anni, titolare del bar Infinity di Cuggiono, uscito dal carcere nel 2019 sempre per reati connessi allo spaccio, e Andrea Bergamini, 43 anni, cuggionese, titolare di un’azienda agricola in paese. Con lui, nell’inchiesta, è coinvolta anche la compagna Diana Suman. Tra i presunti sodali compare anche un altro cuggionese, Ivan Grecchi.

Bersaglio sbagliato

A far scattare l’indagine sono stati i colpi d’arma da fuoco sparati contro Camal Chakiri, marocchino di 27 anni, il 20 agosto 2020 a Lonate Pozzolo. Alla base dell’agguato ci sarebbe stato un debito di droga da 30mila euro. Un tentato omicidio che ha però sbagliato obiettivo. Vero bersaglio della sparatoria era, secondo gli inquirenti, la coppia Abdellah Elharti e Maria Rosaria Tolu, i “cavallini” che spacciavano al dettaglio tra i boschi della zona. Gli arrestati potranno più avanti chiedere di essere ascoltati dal Pm.

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