QUI LOS ANGELES “Così abbiamo arginato i contagi in California”

Dal Golden State la testimonianza di un'infermiera di origini italiane

Nonostante l’elevato numero di casi di covid-19 riscontrato a New York e in altre zone della costa orientale degli Stati Uniti, sembra che la California, Stato costiero che si affaccia sul Pacifico, sia stata in grado di contenere i contagi. Ad oggi, a fronte di una popolazione di più di 39 milioni, sono stati confermati circa 22 mila casi e poco meno di 700 decessi, numeri che fanno pensare che l’approccio adottato dal Golden State abbia prodotto buoni risultati.

Malpensa24 ha preso contatti con Frances Baldacci, infermiera residente a Los Angeles e nipote di immigrati italiani, per capire come la California sia stata in grado di arginare, almeno fino a questo punto, i numeri del contagio. Il primo caso negli Stati Uniti, ricorda Frances Baldacci, fu confermato il 21 gennaio 2020 a Seattle, popolosa citta’ della costa occidentale posta vicino al confine con il Canada. Ma solo il 26 febbraio ci fu il primo caso di positivita’ in California. La risposta iniziale delle autorità’, ed in particolar modo del governo federale, fu molto contenuta. Il Presidente Trump mise, infatti, in dubbio la pericolosità’ del virus, tanto da scherzare che fosse una strategia dei Democratici, i suoi futuri avversari politici nelle elezioni presidenziali di quest’anno, per mettere lui e l’attuale amministrazione Repubblicana in difficoltà. La prima vera presa di coscienza da parte del governo avvenne la settimana seguente, quando il dottor Anthony Fauci, immunologo di fama mondiale e direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, mise in guardia la popolazione ed esortò tutti gli Americani a lavarsi le mani con frequenza ed evitare scambi fisici diretti, quali strette di mano o abbracci.

Il 16 marzo, San Francisco fu la prima città in tutti gli Stati Uniti ad implementare un lockdown paragonabile a quello vigente del nostro paese. Furono altresì limitate tutte le attività produttive definite ‘non essenziali’ per rallentare ulteriormente la diffusione del virus. Queste misure vennero estese all’intero stato della California il 20 marzo. “Nonostante la risposta relativamente pronta delle autorità californiane, la percezione iniziale tra la popolazione – fa notare Baldacci – era che il virus sarebbe stato un problema asiatico e, nella peggiore delle ipotesi, europeo. Erano in pochi a riconoscerlo come una minaccia reale anche per gli Stati Uniti”. L’esitazione del governo federale ad introdurre misure che avrebbero inficiato l’economia americana, poi, fece sì che la responsabilità di arginare il contagio fosse di fatto scaricata sui singoli Stati (50, ndr), che in molte occasioni si sono rivelati impreparati per l’evenienza.

Diversi Stati non hanno garantito l’erogazione di mascherine ed altro materiale sanitario quale i tamponi, ed in alcuni casi si sono trovati a competere l’uno con l’atro per assicurarsi la fornitura delle risorse necessarie a combattere il virus. Va in oltre notato che circa quarantaquattro milioni di americani non hanno alcun tipo di assicurazione sanitaria, e che altri 38 milioni hanno coperture sanitarie inadeguate. “Fortunatamente lo Stato della California – afferma Baldacci – dispone di un’agenzia, Covered California, preposta a tutelare i cittadini che non si possono permettere di pagare un’assicurazione sanitaria privata. Tale agenzia fu introdotta in seguito al seguito dell’approvazione dell’Affordable Care Act nel 2010″.

Al netto degli errori commessi, Frances ritiene che la decisione di aver ridotto i contatti interpersonali prima che i numeri del contagio facessero presagire un disastro abbia salvato un elevato numero di vite ed abbia, di fatto, permesso di contenere la diffusione del virus in uno stato popoloso come la California. “Il tempismo – ricorda Baldacci – è stato un altro fattore che ha giocato a favore del Golden State: grazie al fatto che altri paesi, fra i quali certamente l’Italia, avessero già iniziato la propria battaglia contro il Coronavirus, la California è stata in grado di rispondere prontamente ed arginare il contagio prima che divenisse una pandemia”. Il 31 di marzo, il governatore della California Gavin Newsom ha poi istituito il California Health Corps, una riserva di medici ed infermieri in pensione, farmacisti e studenti di medicina che interverranno a supporto degli attuali staff ospedalieri nel caso in cui il contagio raggiunga i numeri riscontrati in alcuni stati europei ed a New York, e che sia quindi necessario più personale.

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