L’Ue spiegata a una 15enne. Dialogo con l’europarlamentare Angelo Ciocca

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E’ un bell’uomo, non si può negare, qualcuno lo chiama il Brad Pitt della Lega. Ed effettivamente con l’attore statunitense ha più di una somiglianza. Ha 43 anni, è di Pavia, è alto poco meno di un metro e ottanta, atletico, ha i capelli castani e gli occhi azzurri. Ben vestito, linguaggio semplice e chiaro ma che dimostra una buona cultura. Insomma è molto diverso dalla vulgata che vuole i sostenitori del Carroccio come persone rozze o impreparate. E’ un populista? Forse. E’ un sovranista? Sicuramente vuole che l’Italia torni a contare nel mondo. Di certo è uno che sta in mezzo alla gente ma che prima di parlare studia e approfondisce le questioni. Angelo Ciocca ha accettato di farsi intervistare per la nostra testata da una studentessa di 15 anni. E le risposte sono state lunghe, non proprio in linea con l’online o i social. Ma quando si viene interrogati su temi seri non si può rispondere per slogan.

In cosa consiste l’Unione europea, quale è la sua funzione e cosa decide nella vita dei cittadini?

L’Unione europea è un’organizzazione politica internazionale composta da 28 Stati membri che hanno deciso di mettere in comune una parte dei loro poteri per raggiungere più facilmente determinati obiettivi su specifiche tematiche come l’agricoltura, la protezione dei confini, il sistema monetario etc.
Le sue funzioni sono molteplici e le decisioni vengono prese prevalentemente da quattro differenti istituzioni che, nella teoria, dovrebbero lavorare congiuntamente nell’interesse dei cittadini europei:
1) il Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini dell’Ue, i quali eleggono i deputati europei mediante elezioni dirette;
2) il Consiglio europeo, formato dai capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’Ue;
3) il Consiglio, che rappresenta i governi degli Stati membri dell’Ue;
4) la Commissione europea, che rappresenta gli interessi dell’Ue nel suo complesso.
L’Ue ha un ruolo molto importante per la vita dei cittadini in quanto, adotta decisioni e regolamenti spesso vincolanti per gli Stati membri. Ad esempio sull’adozione della moneta unica oppure per quanto riguarda gli accordi commerciali che permettono a prodotti di Paesi terzi di arrivare sulle nostre tavole e ancora sull’approvazione dei bilanci dei diversi Stati membri. Per passare poi a regolamentazioni “inutili” circa la misura delle vongole che possono essere pescate o l’inclinazione che devono avere i cetrioli.

Quali sono le politiche positive e quelle negative per l’Italia? Quali sono le criticità per il nostro Paese?

Molti degli obiettivi di questa organizzazione politica sono stati disattesi in questi anni e sono spesso state tradite le aspettative dei cittadini, anche italiani. Se da un lato possiamo considerare positivo il mantenimento della pace nel nostro Paese, molte sono invece le politiche che influiscono e hanno influito negativamente sull’Italia ed i suoi cittadini. Facciamo l’esempio degli accordi di libero scambio con i Paesi al di fuori dell’Europa; spesso alcuni prodotti vengono importati in Italia dai luoghi più poveri del mondo con agevolazioni finanziare che dovrebbero aiutare i cittadini di questi Paesi meno avanzati.
Quasi sempre capita che tali agevolazioni nella realtà non arrivano proprio dove dovrebbero e le conseguenze di tali accordi si ripercuotono soltanto su di noi e sulle nostre produzioni. Per esempio il settore tessile italiano è stato quasi annientato in questi anni a causa dell’importazione di prodotti a basso costo dai Paesi terzi. Alcune filiere alimentari poi stanno rischiando di sparire in Italia a causa di importazioni fuori controllo extra Ue. Il riso cambogiano, un prodotto tra tanti che importiamo in modo massiccio ad un costo bassissimo non ci permette più di vendere il nostro, stimato in tutto il mondo.

E’ possibile una politica economica e industriale comune?

Diciamo innanzitutto che la speranza del progetto europeo era che oltre alla moneta unica si arrivasse anche ad un’unione politica, da cui però come risulta evidente oggi siamo ancora lontani. I meccanismi finanziari non possono infatti prescindere da un progetto politico comune. Oltre a ciò sarà molto difficile, se non impossibile, a mio avviso arrivare ad una politica industriale comune. Questo perché ogni Paese ha un tessuto socio-economico diverso e quindi deve rispondere ad esigenze molto distanti tra loro. All’Europa oggi manca una direzione comune per obiettivi, una strategia complessiva che la qualifichi come partner credibile di grandi potenze quali Cina, Russia e Stati Uniti. Solo essere riconosciuta anche sul piano internazionale come soggetto credibile può dar valore a quest’unione innaturale.

La Germania è una nostra ‘nemica’?

Esattamente come dicevo prima, in Europa viene spesso fatto vanto delle presunte posizioni comuni e di linee politiche condivise, ma nella realtà dei fatti ogni Paese, specialmente quelli più forti sul piano politico economico vanno avanti per la loro strada perseguendo i propri interessi. Pensiamo ad esempio al tema immigrazione. Ad oggi è in vigore il Trattato di Dublino che prevede che sia il primo Paese in cui sbarcano i migranti a farsi carico di tutte le procedure di identificazione e di valutazione. Chiaramente questo aspetto fa comodo a molti Paesi come Francia e anche Germania, che possono così rispedirci indietro chi arriva illegalmente nei loro Paesi. E l’Italia? Come Europarlamentare della Lega mi sono battuto in questi anni perché questo Trattato venga cambiato e l’azione del Governo di questi mesi sta dando importanti risultati. Non mi piace parlare di nemici, ma è giusto che le regole del gioco valgano per tutti. Anche perché purtroppo in questo caso non si tratta di un gioco, ma di vite e del futuro del nostro Paese.

Si può aiutare la Grecia?

Dalla fine di agosto la Grecia è uscita dal programma di salvataggio europeo, ma purtroppo i problemi dell’economia greca sono ancora tanti. La Grecia ha vissuto anni di grande rigore e austerità, quello che servirebbe oggi è una maggiore flessibilità nelle scadenze dei debiti in modo che possa essere nelle condizioni di creare posti di lavoro e abbassare le tasse. L’idea europea secondo cui il rispetto dei diktat da loro imposti e delle percentuali sia necessaria a prescindere dalla valutazione del contesto è sbagliata. Certamente la crisi greca non finirà alzando le tasse per le imprese o senza la revisione del sistema pensionistico.

Perché la Ue è contro una politica economica espansiva dell’Italia?

 L’Ue in questo preciso momento storico è chiaramente, e aggiungerei io giustamente, spaventata dal grande cambiamento che la sta attraversando. Per la prima volta ci sono molte forze chiamate populiste, sovraniste, antisistema, insomma che mettono al primo posto l’interesse dei propri cittadini che si stanno alleando per cambiare l’Europa dall’interno. Le politiche di austerità che l’Europa e i governi degli ultimi anni si sono dimostrate un fallimento. Puntare a senso unico sul rigore senza fare un grande sforzo per rilanciare l’economia e gli investimenti è stato un errore. Il Pil in questi anni è cresciuto troppo poco. Quello che serve oggi per il nostro Paese è una scelta coraggiosa e ambiziosa. Se non si fanno ripartire gli investimenti e si tagliano gli sprechi, l’economia italiana non potrà mai ripartire. L’Ue è invece interessata al rispetto di numeri e percentuali, ma questo è sbagliato. Non è un’opinione personale, ma un dato di fatto. I governi cosiddetti tecnici o che non hanno messo al primo posto i bisogni degli italiani, hanno fatto gravi danni lasciando una pesante eredità.

Il nostro debito pubblico si può ridurre anche grazie a politiche comuni?

Certo, se le politiche europee lo concedessero. Molto spesso programmiamo investimenti nel nostro Paese con l’obiettivo di lasciare più ricchezza a cittadini ed imprese per rilanciare gli investimenti e l’occupazione. Questo per far sì che l’economia italiana cresca con ricadute positive sul debito pubblico. L’Ue invece fissa delle quote massime per le politiche economiche dei vari Paesi, se da una parte si può pensare che ciò venga fatto per evitare il pericolo di una crisi economica dall’altra, dobbiamo anche capire che all’’Unione Europea non conviene molto che gli stati membri riducano il proprio debito pubblico perché su questo paghiamo degli interessi altissimi che negli anni avrebbero già azzerato, appunto, il debito.

 Perché ha scelto di fare il politico e l’europarlamentare e quali sono le difficoltà?

La mia storia politica inizia nel 1996 come militante della Lega Nord. Le mie regole sono sempre state cuore, impegno e coraggio; cardini attorno ai quali ho costruito fin da subito la mia attività: dal volantinaggio, ai primi comizi, alla politica attiva sul territorio. Il mio ‘viaggio’ mi ha visto percorrere tutti i gradini della scala amministrativa, ruoli che ho sempre svolto con il medesimo impegno e determinazione. Nel 2001 sono stato nominato Assessore ai Lavori Pubblici e all’ Urbanistica presso il mio Comune, San Genesio ed Uniti in provincia di Pavia, carica che ho ricoperto fino al 2010. Attualmente sono capogruppo della Lega Nord in Consiglio Comunale. Dal 2006 al 2010 ho ricoperto il ruolo di Assessore alle Attività Produttive e alla Formazione della Provincia di Pavia.
Nel 2010 sono stato il primo degli eletti in Lombardia tra i candidati del mio partito e, entrando in Consiglio Regionale, ho ricoperto l’incarico di Commissario della Commissione Attività Produttive, della Commissione Territorio e della Commissione Sanità.Nel 2013, nuovamente rieletto in Regione Lombardia, sono stato nominato Presidente della Commissione Attività Produttive Occupazione e Lavoro. Nel settembre del 2016 ho lasciato i banchi del Consiglio Regionale e sono entrato in Parlamento Europeo come deputato. La passione e l’impegno concreto hanno sempre caratterizzato il mio operato. Chi mi conosce da vicino sa bene quanto tempo e quanta energia io investa nella politica attiva, per garantire una presenza costante e operativa sul vasto territorio che ho l’onore e l’onere di rappresentare. L’importante ruolo che oggi sono chiamato a ricoprire, non mi fa però dimenticare da dove vengo e quali siano i valori che motivano da sempre la mia attività: aiutare le imprese, gli artigiani, gli agricoltori, le realtà insomma che hanno fatto grande la nostra terra e che sono un’eccellenza che ci caratterizza nel mondo; per loro mi batto, per i lavoratori e le loro famiglie che tra mille difficoltà cercano di tirare avanti.
Le difficoltà che spesso si incontrano derivano da una macchina politica che molto spesso ha totalmente perso di vista il mondo reale e le esigenze dei cittadini. Troppe volte vengono prese decisioni su determinati settori o tematiche senza conoscerne appieno le dinamiche; troppo spesso il volere dei cittadini è contrapposto a quello dei grandi interessi di lobby e multinazionali e troppo spesso, dietro la parola democrazia, vengono compiuti atti che definirei criminali nei confronti dei popoli. Anche questo è un obiettivo che da sempre mi sono prefissato, accorciare le distanze tra la politica e il mondo reale per permettere a tutti di capire perché la conoscenza è il primo passo per il cambiamento.
Il vento sta cambiando, cambiamo questa Europa.

Angela Bruno

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