Ma che bella giornata

guerra ucraina nazionale

Alla fine degli anni Sessanta c’era sulla scena un cantante di nome Ugolino, come il celebre conte collocato da Dante all’inferno; Ugolino, il cantante, è ricordato da chi oggi ha i capelli bianchi per una canzone dal titolo evocativo, però all’incontrario: “Ma che bella giornata”. Il testo ci riportava infatti alle vicende quotidiane di un tale, forse lo stesso artista, protagonista di eventi sfortunati, comunque spiacevoli, che lo inseguivano da mattina a sera. Insomma, uno sfigato. Un po’ come potremmo sentirci tutti noi, che di “belle giornate” ne abbiamo avute a bizzeffe in questi ultimi anni segnati dalla pandemia, dalle crisi economiche e, ora, addirittura da una guerra. Che, per fortuna, ci riguarda in maniera indiretta, però ci riguarda: schiviamo le bombe ma gli effetti di quanto accade a qualche centinaia di chilometri da noi non sono proprio indolore. E non pensiamo serva scendere nei particolari.

Anni duri, al momento ancora più pesanti. Sta per finire l’emergenza sanitaria, però sulla carta non ci siamo affatto liberati del Covid; anzi, a leggere le cronache, il virus sta avendo una rimonta. Meno lutti, certo. Ma non c’è da abbassare la guardia. Gli esperti ci invitano a tenere la barra dritta per non peggiorare le cose. Le quali, come si sa, sono già peggiori per conto loro. Basta uno sguardo ad Est, dove i russi martellano insensatamente l’Ucraina con terribili conseguenze, tra morti e macerie. Scenari apocalittici e legittime paure in tutta Europa. Ci manca soltanto la guerra nucleare, e siamo a posto.

Probabilmente non si arriverà a tanto, per carità. Nessuno però è nelle condizioni di alleviare le preoccupazioni, meglio, le ansie collettive per una situazione che se ha una qualche ragione geopolitica a sostegno, non ne ha una sui versanti umanitari, del buon senso, delle legittime aspirazioni di libertà e di autodeterminazione dei popoli. Nel mirino ci sono i valori occidentali, c’è la democrazia. Non è poco.

A completare il quadro interviene l’assalto al portafoglio per quanto riguarda i rifornimenti energetici. Aziende in serie difficoltà, famiglie che faranno ancora più fatica a mettere assieme il pranzo con la cena. Benzina, luce, gas: è uno stillicidio di aumenti esagerati, alcuni pare senza motivazioni vere se non quelle della speculazione. Un ministro del governo Draghi ha definito i rincari “la colossale truffa” e parlato di mero sciacallaggio. Che si reitera giorno dopo giorno, con scuse plausibili e molte altre false. La pandemia, la guerra, la mancanza di materie prime, la Cina e i suoi derivati. Insomma, uno sconquasso. Persino il calcio, tradizionale e diffusa via di fuga dalle nostre ansie, non ci dà una mano. Mai titolo di giornale fu più azzeccato dopo l’ultima, devastante sconfitta della nazionale: Fuori dal mondo.
Per incupirci sempre di più, arriva la notizia di un papà che, proprio in provincia di Varese, accoltella a morte i suoi figlioletti. Non ci sono parole.

Sottolineato tutto ciò, ecco la domanda: c’è ancora spazio per la speranza? Sarebbe un tremendo errore se dovessimo soccombere di fronte al pessimismo pur giustificato e comprensibile nell’attuale contesto socio-economico. Per dirla con una frase fatta, c’è sempre una luce in fondo al tunnel. Anche se il futuro non dipende soltanto da noi, ma da un sistema che sembra impazzito, regolato da un vortice di regole all’incontrario, un paradosso. Come una “bella giornata” che si rivela un disastro.

guerra ucraina nazionale – MALPENSA24