Busto, nuovo ospedale al metaprogetto in 3D ma l’emergenza è il personale sanitario

BUSTO ARSIZIO – «Abbiamo commissionato il metaprogetto in 3D del nuovo ospedale, la progettazione invece partirà solo dopo l’accordo di programma» lo ha svelato il direttore generale di ASST Valle Olona Eugenio Porfido intervenendo al convegno, organizzato ai Molini Marzoli dall’Officina delle Idee 2.0 di Gigi Farioli e dalla Fondazione Carnaghi Brusatori presieduta da Paolo Genoni (con il direttore scientifico Guido Bonoldi), sul futuro della sanità territoriale, tra il nuovo ospedale, la riforma sanitaria e le opportunità del PNRR. «Quello dei posti letto è un criterio che in Europa ormai nessuno usa più» chiarisce Porfido. «In questa sfida sarà fondamentale il ruolo dei sindaci» sottolinea la deputata della commissione sanità Lisa Noja (Italia Viva).

La giunta diserta

Eppure «il primo dibattito pubblico» sul tema alla presenza del DG dell’ASST, è stato disertato dall’amministrazione comunale del sindaco Emanuele Antonelli. Non invece dalla maggioranza che lo sostiene, presente con i capigruppo di Lista Antonelli e Lega, Marco Lanza («sono qui in rappresentanza dell’associazione Libertas, perché sulle tematiche strategiche ascoltiamo tutti» chiarisce) e Alessandro Albani (che, insieme a Gianluca Castiglioni di BaC, è rimasto l’unico operatore sanitario presente in consiglio comunale), così come c’era il capogruppo PD Maurizio Maggioni.

Il nuovo ospedale

Il DG Eugenio Porfido ha illustrato ancora una volta lo studio di fattibilità realizzato da ASST Valle Olona, recependo in particolare le “indicazioni” dell’esperienza della pandemia, tra cui «la creazione di un reparto polmone, da destinare alle necessità in caso di emergenza, e di una rianimazione polmone, attrezzata ma non in uso», ma anche «la separazione tra “l’ospedale a ciclo diurno”, riconvertibile a degenza ordinaria in caso di emergenza, e quello a ciclo continuo».

«Posti letto? Criterio che non esiste»

Ribadendo che quello dei posti letto rispetto agli attuali nosocomi è un falso problema: «I posti letto per mille abitanti – fa notare Porfido – non sono un criterio programmatorio, non si usa in nessun Paese europeo, ma a consuntivo, si calcola quanti ne sono stati attivati in un anno». Eppure è da anni una preoccupazione, anche per la politica locale. Intanto l’operazione va avanti, dopo l’avvio formale dell’iter dell’Accordo di Programma: «Abbiamo già affidato incarico per il metaprogetto, un primo dimensionamento 3D del nuovo ospedale, passaggio importante per far partire la VAS, che è lo studio di impatto ambientale sul territorio e per redarre il documento di fattibilità delle alternative progettuali. Ora l’obiettivo è chiudere l’accordo programma entro marzo 2023, poi partirà il bando di progettazione».

Gli step dal progetto al “trasloco”

Solo tra un anno quindi inizierà la fase di progettazione, che comprende tre step, «la fattibilità tecnico-economica, che individuerà la migliore soluzione tra costi e necessità, il progetto definitivo e il progetto esecutivo – spiega Porfido – ognuno di questi livelli necessita di una valutazione tecnica. Qui apriremo un confronto con i professionisti. A quel punto si arriverà all’esecuzione dei lavori, che dovrebbe richiedere dai 3 ai 4 anni, comprensivi di collaudo, per arrivare ad un’altra fase particolarmente complessa, che richiede una strategia, il trasferimento dagli attuali ospedali al nuovo». E si arriverà perlomeno al 2029.

Il dibattito

Il nuovo ospedale di Busto-Gallarate è al centro delle attenzioni, così come le nuove case di comunità. L’ex sindaco Gigi Farioli non usa mezzi termini per denunciare «l’inerzia» delle amministrazioni locali negli ultimi anni. «Il no all’ospedale è solo populismo» aggiunge Cesare Zoia, responsabile dipartimento regionale sanità di Italia Viva. Ma la deputata di Italia Viva Lisa Noja avverte che i miliardi del PNRR e le novità strutturali saranno «inutili senza il personale» per farle funzionare. «Dobbiamo programmare oggi la formazione che serve nei prossimi 10 anni». Perché con i numeri attuali (ne basta uno: 35mila dei 50mila medici di base in pensione entro i prossimi sei anni) il rischio è che rimanga «tutto sulla carta».

Emergenza personale

E se Paolo Genoni, da medico di medicina generale, denuncia l’«emergenza burocratica» che vive la categoria, è lo stesso DG Eugenio Porfido ad alzare la voce: «Da 15 anni se ne parla e non è stato fatto nulla. Ora siamo sull’orlo del baratro. Nel pubblico non possiamo nemmeno assumere personale che non ha cittadinanza europea e nelle nostre aziende ancora non possiamo far specializzare i medici senza passare dalle università. Ma io non firmo più convenzioni con le università se non mi danno studenti dell’ultimo anno».

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