Febbre alta a Malpensa, ma nessun caso di coronavirus

Primo giorno di controlli a tappeto: 5 passeggeri con rialzo termico

MALPENSA – Termometri elettronici, mascherine e controlli a tappeto da parte del personale della sanità aerea. Malpensa risponde così all’emergenza mondiale collegata al coronavirus e alla polmonite virale killer. L’obiettivo è alzare al massimo i livelli di sicurezza, o se preferite stringere il più possibile le maglie per bloccare eventuali persone ammalate, per limitare i contagi. L’elemento chiave è la febbre. Ovvio che se una persona è infetta ma non ha ancora sintomi, come appunto la febbre, sfugge ai controlli. Ma isolando i casi sospetti, grazie alla verifica della temperatura corporea, è possibile limitare la diffusione del virus. E curare chi sta male. Ovviamente avere la febbre non è affatto sinonimo di contagio da coronavirus. Anzi, va considerato che la tradizionale influenza invernale quest’anno sta lasciando un lungo strascico.

Il primo termoscanner è pronto per essere attivato, ma per il momento si procede con i termometri elettronici manuali: a tutti i passeggeri che arrivano a Malpensa con voli internazionali e a tutti i passeggeri in transito viene rilevata la temperatura corporea. Operazione veloce, che al momento provoca solo qualche lieve rallentamento nei flussi. Ieri – primo giorno – 5 persone fra le migliaia giunte a Malpensa avevano la febbre. In questo caso la procedura prevede che vengano accompagnate negli ambulatori della sanità aerea per verificare la situazione. Per stabilire se si tratta di un caso sospetto, il passeggero è sottoposto a un colloquio clinico, durante il quale vengono ricostruiti i suoi spostamenti al fine di capire se può essere entrato in contatto con situazioni o persone potenzialmente a rischio.

Dopo l’oppportuna identificazione, se il passeggero con febbre non ha avuto contatti con la Cina o con altri bacini di infezione (e lo sottoscrive assumendosi la responsabilità di ciò che dichiara) è libero di andarsene senza altri obblighi. Altrimenti, viene sottoposto ad ulteriori accertamenti. Ma ieri nessun ulteriore accertamento si è reso necessario, segno che – per quanto riguarda i 5 casi – si trattava di febbri non provocate da coronavirus. Tutto si svolge con ordine e con estrema tranquillità, indice di una buona organizzazione da parte degli organismi aeroportuali ma anche di consapevolezza da parte dei passeggeri. La collaborazione fra organismi aeroportuali e passeggeri al momento è l’arma più efficace contro la diffusione del virus, nell’interesse comune. In un mondo così globalizzato si parte necessariamente da qui.

Il grafico della polmonite-killer

Malpensa24 ha “disegnato” per i lettori l’andamento del contagio, mettendo in fila i numeri su un grafico: ne risultano due curve che – messe in relazione fra loro – descrivono ciò che sta accadendo (clicca sull’immagine per ingrandirla). La prima, quella verde, indica il numero di contagi nel mondo, la seconda, rappresentata dalle barre in nero, i decessi. La curva verde evidenzia una crescita progressiva del numero dei contagi, non esponenziale e senza impennate, dunque in linea con l’andamento di una classica epidemia influenzale. In assenza di sintomi, cioè in fase di incubazione, la malattia non sembrerebbe quindi contagiosa. Di conseguenza, man mano che si isolano i malati, la curva dovrebbe tornare a scendere. Le barre nere dimostrano che il numero dei decessi segue quasi fedelmente il numero delle infezioni: ciò sembrerebbe significare che le cure ospedaliere non sono poi così risolutive per ridurre la mortalità. Ma se si osserva bene il grafico, si nota che – negli ultimi giorni – la curva verde si è leggermente distanziata dalle barre nere: significa che a fronte di un aumento di infezioni, non si ha un aumento proporzionalmente analogo dei decessi. E questa è una buona notizia. Le terapie ospedaliere di sostegno alla polmonite killer, quindi, cominciano a mostrarsi efficaci. In più vanno aggiunti gli oltre mille pazienti dimessi dagli ospedali cinesi perché ormai guariti.