Mariani, presidente “abusivo” del consiglio bustocco bacchetta il suo Pd

busto valerio mariani

BUSTO ARSIZIO – Valerio Mariani, autorevole esponente dem, non è certo un rivoluzionario, ma la voglia di cambiare le cose è sempre stata la sua compagna di viaggio in politica. A volte ci è riuscito, altre no. In ogni caso non si è mai tirato indietro. Nemmeno quando, durante l’elezione del presidente del consiglio comunale, il suo nome ha riscosso la maggioranza dei voti. Un fatto inedito per Busto, città da sempre a guida centrodestra.

Quando è stato eletto c’è chi l’ha definita, politicamente parlando sia chiaro, un “nemico in terra nemica”. Dopo due anni e mezzo questa definizione è ancora valida?
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Credo che nemmeno all’inizio fosse valida. Forse è stata dettata dalla novità di avere un presidente proveniente dalla minoranza. Anzi, esponenti della maggioranza mi hanno detto che in questo ruolo sarei stato un elemento di garanzia. Io però ho sempre visto la mia elezione sotto un altro punto di vista».

Ovvero?
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Busto negli ultimi 25 anni non ha mai avuto un momento di incertezza nel mettere nell’angolo il centrosinistra e votare in maniera granitica per il centrodestra. Però vedo due schieramenti politici che non hanno più quella coesione interna che permetteva loro di marciare compatti. E la mia elezione, seppur avvenuta per una forzatura del regolamento, per certi aspetti lo dimostra. Come dimostra che in politica molte cose sono cambiate. Inutile far finta di non vederlo».

In effetti sono in molti a parlare della politica che cambia. Poi in realtà…
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In realtà ci sono amministratori locali, di centrosinistra e di centrodestra, ma anche della Lega, che nell’affrontare i problemi quotidiani trovano molti punti di contatto e danno risposte ai loro cittadini senza stare troppo ad ascoltare i loro partiti».

Tornando al suo ruolo c’è anche chi sostiene che gli interventi più efficaci delle opposizioni siano arrivati dalla presidenza del consiglio. Quanto è difficile giocare nel doppio ruolo di garante istituzionale e consigliere di minoranza?
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Io guardo sempre al complesso delle cose e non solo la metà che conviene. Ho fatto, è vero, interventi critici, ma in molte occasioni non mi sono tirato indietro nel riconoscere gli obiettivi raggiunti per la città da questa amministrazione. Sono presidente del consiglio, ma anche consigliere eletto dai cittadini».

Cosa le piace e cosa no di questa maggioranza?
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Parlo del sindaco, poiché è lui che dà la rotta. Di Emanuele Antonelli apprezzo la concretezza e la volontà di dare risposte immediate. Però il sindaco della città più importante della provincia di Varese deve avere un progetto per i prossimi 10 anni se vuole dare a Busto il ruolo di leadership. Ecco questo progetto ancora non lo vedo ben chiaro».

Guardiamo un po’ in casa sua. Dia un giudizio alla minoranza?
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Sarò breve. I consiglieri delle liste che hanno sostenuto Luca Castiglioni stanno portando avanti un’opposizione di buon senso».

Allarghiamo l’orizzonte. Il Pd non sta attraversando un gran momento. Anche a livello provinciale. Le elezioni Regionali hanno lasciato il segno. Sicuramente a Varese. E a Busto?
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Busto non ha risentito delle frizioni post regionali. Il Pd varesino soffre perché le ruggini elettorali sono ormai diventati personalismi, che non solo cittadini, ma neppure i militanti del partito comprendono».

Insomma, su piccola scala la stessa situazione del Pd nazionale?
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Più o meno. Il Pd nazionale deve ripartire in fretta dall’ascolto e dare un segnale. Non vedo un progetto alternativo all’anomala maggioranza che sta governando il paese. I parlamentari tornino sul territorio. Qualche assenza in più a Roma e qualche incontro in più con la gente che vive qui a Busto, ma anche in tutto il Nord del Paese, farebbe aprire gli occhi ai nostri rappresentanti su cosa hanno davvero bisogno i cittadini. Martina è un uomo del Nord, lo dimostri senza paura anche in fase congressuale».

Ecco, ma cosa chiede davvero la gente alla politica?
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Buon senso. Lo stesso che ci mettono molti sindaci e amministratori locali nel governare le loro comunità. E questo, più dell’appartenenza politica, potrà fare la differenza, perché i cittadini più che voler sapere come la pensa il sindaco, vuole che questo gli risolva i problemi».

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