L’uomo al centro del sistema. L’inattualità di Massimo Fini a Filosofarti

massimo fini filosofarti

GALLARATE – «Bisognerebbe riportare l’uomo al centro del sistema, non la tecnologia e l’economia». Al centro della serata di ieri, martedì 5 febbraio, c’è stato Massimo Fini, autore e saggista che ha collaborato con quasi un centinaio di testate giornalistiche. Per l’appuntamento di Filosofarti il Maga l’ha ospitato nella Sala degli Arazzi, dove ha dialogato con Cristina Boracchi, dirigente scolastico del liceo Crespi di Busto Arsizio e organizzatrice del festival, e con il pubblico su modernità, economia e geopolitica .

Come levrieri che inseguono la lepre di stoffa

Partendo dal Manifesto dell’Antimodernità firmato nel 2002, il primo tema affrontato è stato il lavoro, che «ha acquistato valore solo con la rivoluzione industriale. Prima, citando San Paolo, era solo uno spiacevole sudore della fronte. Liberare il nostro tempo è il vero valore della vita, ma usiamo la tecnologia per cacciare le persone dal loro posto di lavoro.
E la cosa che inquieta è la velocità con cui sei obsoleto. Siamo di fronte a un transumanesimo dove non sei più un uomo, ma una macchina. Capisco che con la rivoluzione industriale e scientifica ci sia stato uno slancio ottimistico, fatto proprio sia da marxismo che da capitalismo, ma due secoli dopo bisogna fare i conti: è un mondo sempre più disumano, dove i rapporti sono sempre più difficili. Un sistema basato sull’invidia, dove siamo come levrieri che inseguono la lepre di stoffa».
Uno dei sintomi è la Milano di adesso, città modernissima ma che ha perso il senso della comunità e della solidarietà. «Ricordo che negli Anni Cinquanta in ogni bar c’era un tavolo da biliardo. Di recente ho interrogato un barista sulla loro scomparsa: mi ha risposto che occupavano spazio e rendevano poco, mentre una slot ne occupa pochissimo e rende molto di più».

Soluzioni possibili

Tra le possibili soluzioni ci sono bioregionalismo e neocomunitarismo, cioè un ritorno graduale alla terra, con forme di autoproduzione e autoconsumo, e un ridimensionamento dell’apparato industriale: «Prima o poi si accorgeranno che non potranno più mangiare cemento e bere cherosene. Ma lì non sarà una decrescita felice: quando si riverseranno nelle campagne incontreranno i kalashnikov».
Neet e calo demografico hanno poi spostato l’attenzione sulle giovani generazioni. Sul ruolo della scuola Fini non ha dubbi: «Deve fare inattualità, l’attualità ci esce dalle orecchie. Se non è la scuola a parlarci di Platone, Eraclito e Manzoni, chi è che lo fa?».
Ha poi auspicato un’Europa unita, neutrale, atomica e autarchica: «Nessun Paese europeo può competere con grandi colossi mondiali come Cina, India, Russia e Usa. Inoltre dipendiamo troppo dagli Stati Uniti, dovremmo essere equidistanti da loro e dalla Russia. Se non hai l’arma atomica come deterrente sei spacciato: è chiaro che il coreano (Kim Jong-un, ndr) la usa per non fare la fine di Gheddafi. Le piccole patrie non esistono più, ma l’Europa ha popolazione, know-how e mercato sufficienti per farcela da sola».
Interrogato da un ragazzo del pubblico originario di Casal di Principe su come si possa uscire da una situazione come quella della Terra dei Fuochi, dove è inquinato il territorio stesso, Fini ha risposto che è una delle battaglie più lunghe. Ma è necessario anche difendere a spada tratta i pochi, tra la gente comune, che si oppongono: «A loro si dovrebbe dare la scorta, non a Sgarbi o a Saviano. Certamente una situazione del genere si è prodotta anche per una passività precedente, non c’è stata una ribellione. Noto che non c’è reattività e vitalità, bisogna recuperare un po’ di coraggio».

I prossimi appuntamenti di Filosofarti

Tra i prossimi appuntamenti di Filosofarti ci saranno Vito Mancuso che oggi, mercoledì 6 marzo, al Salone Estense di Varese alle 21 affronterà la questione della conversione delle religioni, su come cioè possano convergere verso valori o significati comuni. Se giovedì 7 la biblioteca comunale di Busto Arsizio ospiterà l’incontro con le psicoterapeute Michela Gecele e Rosa Versaci dal titolo “Il narcisismo oggi, dallo scacco relazionale al dialogo, verso l’evoluzione della specie”, il finale sarà al Maga venerdì 8 dove Marta Morazzone, premio Campiello, tratterà del metodo dell’invenzione insieme a Michele Fazioli. La festa della donna sarà anche l’occasione per donare un omaggio floreale alle prime trenta che faranno il loro ingresso in sala.

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