Matteo Moschetti: “Una vittoria speciale per me e per Pepinho”

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Gioia, gioia, gioia: è questa la sensazione che regala Matteo Moschetti dopo il trionfo ottenuto a Torrevieja, nella quarta tappa della Vuelta Valenciana.

«Questa vittoria ha un valore molto speciale. Nella mia testa c’era una voglia fortissima di fare bene, ma le sensazioni degli ultimi giorni non erano state delle migliori. Però la motivazione è stata più forte di ogni altra cosa e ha fatto la differenza. Ho cercato davvero questa vittoria, perché vengo da un periodo difficile: la bruttissima caduta del 2020 (avvenuta proprio due anni fa all’Etoile de Besseges e costatagli praticamente un’intera stagione, ndr), la lenta ripresa e un ritorno in cui ho faticato a trovare la condizione migliore per vincere ed esprimermi al meglio. Oggi finalmente posso mettermi tutto questo alle spalle».

C’è anche una dedica speciale per questa vittoria: «Tutti noi in squadra avevamo un pensiero fisso: dedicare una vittoria a Pepinho (lo storico meccanico del team scomparso improvvisamente qualche giorno fa, ndr). Mads l’ha fatto qualche giorno fa in Francia ma anche noi qui in Spagna abbiamo voluto fare lo stesso. Lo avevamo promesso a noi e simbolicamente a lui. Il nostro pensiero oggi è tutto per Pepinho».

E poi il racconto della corsa: «Come spesso accade in giornate come queste, quando tutti si aspettano lo sprint, la tensione è dominante nel gruppo. Quando a 20 km dal traguardo la fuga è stata annullata, complice anche un po’ di vento, c’è stato un palpabile nervosismo. Tutti avevano paura che il gruppo si spaccasse. Ci è voluto molto sangue freddo per gestire il finale e i miei compagni di squadra sono stati impeccabili. Negli ultimissimi chilometri, Mosca, Brustenga e Hoelgaard mi hanno pilotato alla perfezione. A 1.500 metri dalla fine, in una curva presa troppo veloce, un corridore ha causato una caduta nella quale Brustenga e Hoelgaard sono stati coinvolti, per fortuna senza conseguenze. Io sono riuscito a evitare di cadere per un pelo e mi sono accodato al treno della Intermarché, che era quello più organizzato. All’ultima curva, a 300 metri dal traguardo, sono uscito sul lato sinistro della strada mentre il grosso del plotone era sulla destra. Una scelta che, alla fine, mi ha premiato».

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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