VISTO&RIVISTO La modestia come antidoto alla cattiva politica

minchella modestia alice sindaco

di Andrea Minchella

VISTO

ALICE E IL SINDACO, di Nicolas Pariser (Alice et le Maire, Francia-Belgio 2019, 103 min. Sky Cinema).

Se i politici di oggi guardassero film come questi, probabilmente vivremmo in un mondo migliore, certamente diverso. Oggi i politici, come accade allo stanco e disilluso sindaco di Lione del film, soffrono di un eccessivo e nauseante egoismo, di una sempre più ingombrante sordità e di una disarmante mancanza totale di creatività e di idee nuove.

Nella bella e “terapeutica” pellicola del bravo Pariser, a soccorrere il sindaco Paul Theraneau, un maestoso e convincente Fabrice Luchini, arriva la giovane ma decisa Alice Heimann, qui interpretata dalla ormai brava e consolidata Anais Demoustier. Alice, per tutti “la filosofa”, è in realtà un’attenta studiosa di letteratura che ha passato gli ultimi anni ad insegnare la sua materia nella prestigiosa Oxford. Rientrata a Lione, accetta il lavoro in Comune, nel gabinetto del sindaco. All’oscuro della reale mansione che deve svolgere, la giovane Alice scoprirà ben presto la complessità e l’importanza del suo ruolo: dovrà rivitalizzare completamente la politica, ormai appiattita e senza spunti, del pacato e sensibile Paul. Ben presto i due troveranno un’intesa necessaria e solida.

I consigli della giovane, senza fronzoli né retorica, riusciranno da subito a sbloccare una situazione di stallo che durava da troppo tempo. Seppure i malumori e le invidie nello staff del sindaco si moltiplicano, Alice e un rinvigorito Paul continuano a dialogare e a confrontarsi con una frequenza sempre più densa, dando vita un intenso e profondo rapporto di stima e di amicizia. Parallelamente alla complessa e stimolante esperienza lavorativa, Alice si accorge del vuoto e della solitudine che la stanno avvolgendo. Se con il sindaco riesce ad ottenere risultati importanti, con sé stessa non è capace di imporre schemi e riflessioni altrettanto risolutive.

La pellicola, che ricorda nella ritmica, dolce e poetica, e nella sceneggiatura, quasi sussurrata, il grande Eric Rohmer, è una necessaria guida di ciò che dovrebbe essere la politica moderna. Tra riflessioni, citazioni e dialoghi, i due protagonisti provano a fare un punto della situazione su ciò che dovrebbe essere “sinistra” e sulle idee più innovative e necessarie per portare il mondo contemporaneo, troppo complesso per una politica “distratta”, verso una dimensione sì futura ma anche più democratica ed equa. Il concetto che spesso Alice sottolinea è proprio il concetto di modestia che potrebbe riportare l’intera politica in una dimensione più terrena, facendo riallacciare, tra il politico e la gente, quei contatti necessari e vitali per una gestione equa e rapidamente reattiva, come il mondo contemporaneo chiede.

Il film è ben fatto, la sceneggiatura è perfetta ed il ritmo diventa un ritmo vitale in una storia che racconta molto di più del rapporto tra la giovane Alice ed il navigato Paul. Un interessante riflessione sulla forza potente e vitale che la filosofia, il dialogo, la letteratura e la creatività hanno, e avranno per sempre, nei confronti di chi crede nella grande opportunità di cambiamento che solo la politica può dare.

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RIVISTO

LE PASSEGGIATE AL CAMPO DI MARTE, di Robert Guediguian (Le Promeneur du Champ-de-Mars, Francia 2005, 116 min.).

Un piccolo capolavoro che ci parla di politica, di filosofia e di insignificanti dettagli di cui anche i grandi uomini sono fatti. Al di là dei ruoli istituzionali, il rapporto tra il giovane Antoine e l’anziano Mitterand è lo stesso, quasi, che si instaura tra il maestro e il suo allievo.

La grandezza di questo racconto risiede proprio nella capacità poetica e intimista di costruire un ritratto unico, profondo e necessario di un confronto tra diverse generazioni, dell’incontro tra due persone così diverse e distanti che danno vita, durante una specie di intervista che si trasforma in qualcosa di più complesso e personale, ad un rapporto esclusivo, quasi familiare, in cui il figlio apprende, o cerca di farlo, tutta  l’esperienza del padre.

Una lenta narrazione che segue una sorta di “respirazione sensoriale”, in cui i tempi di espressione scandiscono in maniera minuziosa e dettagliata il viaggio dentro la politica e la vita dell’ultimo grande presidente francese del ventesimo secolo.  Un Mitterand ormai malato e alla fine del suo mandato riesce ancora con decisione e con posata umanità ad esprimere una cultura ed una lucidità intellettuale che farebbe sbiancare qualsiasi politico contemporaneo.

Un saggio politico lineare ed equilibrato che svela l’anima di un grande uomo e della sua idea di socialismo.

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