VISTO&RIVISTO Sono i dettagli a raccontare molto di un crimine

minchella hancock visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

FINO ALL’ULTIMO INDIZIO, di John Lee Hancock (The Little Things, Stati Uniti 2021, 128 min, Sky Premiere).

Il titolo originale sarebbe “Le Piccole Cose”. E proprio le piccole cose e i dettagli apparentemente insignificanti sono i cardini su cui si poggia questo interessante e complesso progetto del bravo e parco John Lee Hancock. Il regista, infatti, ha realizzato pochi film nella sua lunga carriera, preferendo seguire i suoi progetti in tutte le fasi di realizzazione. Prima sceneggiatore di successo, sua la sceneggiatura di “Un Mondo Perfetto” di Clint Eastwood, poi regista attento e denso che ama raccontare storie mitografiche e potentemente evocative: il poetico “The Blind Side”, il potente “Saving Mr. Banks”, e il dissacrante “The Founder”.

In questo silenzioso e buio progetto il regista mette in scena una cruda e articolata vicenda di omicidi irrisolti, rancori snervanti e sospetti pericolosi. Hancock scrive e dirige, infatti, una brutta storia di omicidi ambientata nei primi anni novanta a Los Angeles. Attorno a questi omicidi efferati si coagulano i due protagonisti della vicenda: il vice sceriffo Joe Deacon, un mostruoso Denzel Washington, e il giovane detective Jim Baxter, un bravo e iconico Rami Malek. I due sono l’impersonificazione di due visioni, di due diversi “modus operandi”. Se Deacon, vice sceriffo di una cittadina della California che lavorava a Los Angeles prima di esserne misteriosamente allontanato, cerca nei delitti il dettaglio che possa raccontare in maniera indelebile qualche segreto dell’omicida, il giovane ed ambizioso Baxter vuole chiudere il caso nel più breve tempo possibile.

I due, però, si ritrovano ben presto a collaborare in maniera complementare e quasi “simbiotica”, perché ognuno può imparare dall’altro e insegnare all’altro qualche cosa. La vicenda si arricchisce, poi, di un personaggio inquietante quanto magnetico: i sospetti, infatti, cadono ben presto su Albert Sparma, bravissimo e camaleontico Jared Leto, un surreale e macabro ragazzo che sembra voler a tutti i costi dare l’idea di poter essere l’omicida. La lucidità e la distanza che sono necessari per poter investigare su certi delitti vengono continuamente messi in pericolo dai ricordi di Deacon che emergono e che ci raccontano del suo passato di investigatore impegnato nelle indagini di crimini simili a quelli che sta seguendo, ora, come fosse una sorta di “consulente”, e dalla fretta di concludere le indagini di Baxter, su cui tutta la polizia di Los Angeles ripone fiducia e speranza.

“L’assedio” psicologico che i due poliziotti compiono nei confronti del misterioso ed oscuro Sparma non riesce a fornire elementi chiari per la risoluzione del caso. Anche lo studio e l’analisi dei dettagli che Deacon compie, grazie alla sua esperienza e alla sua quasi innata competenza, non fanno emergere elementi che possano con certezza compromettere la posizione di Jared Leto.

Insomma, questo film può sembrare apparentemente piatto e banale, in realtà ci racconta, in maniera dimessa e quasi silenziosa, della difficoltà di costruire una certezza. Ci racconta, anche, di come spesso due diverse visioni, che all’inizio si scontrano, possono invece fornire un punto di vista prezioso ed unico, se la collaborazione e il rispetto reciproco diventano un linguaggio comune e universale.

***

RIVISTO

SEVEN, di David Fincher (Stati Uniti 1995, 127 min.).

La rivoluzione secondo David Fincher. Nel 1995 il già capace regista, suoi i video clip musicali più famosi degli anni ottanta e novanta, primo fra tutti “Vogue” di Madonna, realizza un “thriller” che riscrive completamente la grammatica necessaria per realizzare racconti del genere. Grazie al soggetto e alla sceneggiatura del bravissimo Andrew K. Walker, Fincher ci regala uno dei viaggi più angoscianti e asfissianti dentro l’anima contorta dell’uomo.

“Seven” è un’esperienza macabra e allucinante in cui due detective, il giovane Mills, un Brad Pitt in continua ascesa, e il navigato Somerset, un Freeman epico, devono investigare su una serie di inquietanti delitti in una bagnata e frenetica città americana, volutamente lasciata indefinita dal regista. Da subito la scia di sangue che i due poliziotti seguono si insinua tra simboli biblici e raccapriccianti messe in scena. La tensione e la sospensione a cui sono sottoposti gli spettatori sono due centrifughe che non lasciano scampo. Solo il finale, in cui scopriamo anche la bravura penetrante di un giovane Kevin Spacey, farà chiarezza liberandoci ma nello stesso tempo condannandoci ad una spaventosamente macabra verità. Da rivedere.

minchella hancock visto rivisto – MALPENSA24