VISTO&RIVISTO Quando la finzione aiuta a comprendere la realtà

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di Andrea Minchella

VISTO

HOMELAND – CACCIA ALLA SPIA, di H. Gordon e A. Gansa (Homeland, Stati
Uniti 2011 – in corso, 8 stagioni.).

Siamo alla resa dei conti. Dopo sette intense ed esplosive stagioni, “Homeland” sembra essere arrivata al capolinea. Va in onda in questi giorni, infatti, l’ultima stagione della fortunata e pluripremiata serie ideata da Gordon e Gansa, veterani delle produzioni televisive americane, e prodotta dalla potente Showtime.

In quest’ultimo capitolo ritroviamo la bella e scorbutica agente Carrie Mathison, interpretata dalla bravissima e convincente Claire Danes, che, rilasciata misteriosamente dopo più di duecento giorni di prigionia in territorio russo, deve risolvere qualche problema che i Servizi americani non riescono a gestire nell’ insidiosa e esplosiva Afghanistan. Proprio il suo mentore ed amico Saul Berenson, un centrato e complesso Mandy Patinkin, insiste affinché la ritrovata agente Carrie possa entrare in azione da subito, forzando le procedure rigide della CIA, che imporrebbero, invece, un
periodo più lungo di osservazione della Danes, vulnerabile e bipolare, per scongiurare un possibile tradimento, a favore dei Servizi russi, e per essere certi di un recupero soddisfacente delle sue capacità operative. E così la brava e capace agente viene immediatamente inviata a Kabul dove un difficile tavolo di pace, ove siederebbero oltre agli Stati Uniti anche i difficili e sfuggenti Talebani, è messo a rischio dal vice presidente
dell’Afghanistan, che ha tutto l’interesse di mantenere quella zona in un perenne e sanguinario conflitto bellico. Le capacità brillanti e straordinarie della Mathison daranno subito i loro frutti, spostando nuovamente la palla della mediazione in mano ai centrali e strategici Talebani.

“Homeland”, in onda dal 2011, è un esempio convincente e ben strutturato di come, a volte, la rappresentazione della realtà sia più convincente e chiara della realtà stessa. Anche se le scelte narrative spesso sono chiaramente figlie di una fantasia cinematografica molto convincente, la storia raccontata in questa serie si avvicina molto ai difficili intrecci che spesso i paesi, per mezzo dei loro Servizi segreti, devono instaurare per garantire il più possibile un vitale equilibrio tra forze opposte. Da questo
articolato e realistico racconto gli Stati Uniti ne escono abbastanza compromessi, e i loro rapporti di forza che sviluppano in quasi la totalità del mondo sembrano essere troppo spesso appesantiti da zone d’ombra e punti oscuri che compromettono ogni tentativo di analisi seria ed imparziale. La volontà dell’America di mantenere la pace ovunque, si confonde troppo spesso con interessi economici, politici e sociali che rende di difficile
comprensione ogni evento legato, direttamente o indirettamente, alla super potenza d’oltre oceano. Nelle stagioni che si sono susseguite, i temi trattati, spesso, esulavano dalla storia prettamente “spionistica” per toccare, in maniera incredibilmente lungimirante, temi scottanti ed attuali, come per esempio la capacità di un paese, o di una parte di esso, di influenzare il pensiero di un’intera società per mezzo di un a massiva ed occulta pioggia di informazioni digitali. In anticipo di circa un anno rispetto alla Storia, assistiamo, ad un certo punto della narrazione cinematografica, di come una società informatica, legata alla sezione “deviata” della CIA, riesca ad influenzare l’orientamento politico di un’enorme fetta dell’elettorato statunitense. Solo l’anno dopo la messa in onda di questi episodi scoppierà il caso “Clinton” legato alle pressioni indebite della Russia ed alla vittoria sorprendente di Trump.

Insomma, “Homeland” è un prodotto di altissima qualità che fa luce su una serie di intricati rapporti tra Stati, guerre e Servizi segreti che rendono il mondo un sempre più difficile ed indecifrabile luogo in cui vivere e i cui aspetti geo-politici risultano spesso incomprensibili ed addirittura contraddittori.

Su Sky sono disponibili le sette stagioni precedenti più quella attualmente in onda. Vale la pena immergersi in una delle più riuscite e convincenti produzioni televisive degli ultimi anni.

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RIVISTO

SYRIANA, di Stephen Gaghan (Stati Uniti 2005, 128 min.).

Film su spie, guerre e Medio Oriente ne erano già stati fatti parecchi. Ma “Syriana”, del bravo e pacato Stephen Gaghan, riesce a mettere chiarezza sui difficili e oscuri rapporti che esistono tra alcune super potenze, il petrolio e i Servizi segreti più o meno deviati. Nel film di Gaghan, già vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura non originale di “Traffic” di Soderbergh, assistiamo alla narrazione di molteplici storie parallele che mettono al centro l’influenza dell’industria petrolifera sulla politica di diversi stati del Medio Oriente. Qui, nello specifico, incontriamo il bravo e preparato agente della CIA Robert Barnes, un lucido e poliedrico George Clooney, il freddo analista di energie Bryan Woodman, interpretato da un capace Matt Demon, e il cinico avvocato Bennet Holiday, un sorprendente Jeffrey Wright, le cui vicende si intersecano sullo sfondo di un grosso affare petrolifero che si deve stringere tra aziende ed Emiri, al di là degli equilibri geo politici che interessano quelle zone.

Proprio gli interessi economici in netta contrapposizione con gli interessi politici sono il filo conduttore di questo bel progetto che compie quindici anni, ma che risulta sempre fresco ed attuale per comprendere un po’ di più le troppe incognite che risiedono nella lettura attenta e profonda di alcuni aspetti politici del mondo contemporaneo.

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