VISTO&RIVISTO Quanto l’odio sia invalidante e inutile

minchella mancini gassmann odio

di Andrea Minchella 

VISTO

NON ODIARE, di Mauro Mancini (Italia-Polonia 2020, 96 min.).

Difficile non cadere in banali luoghi comuni. Mauro Mancini racconta una storia universale e riesce, non completamente ma il risultato è piu’ che discreto, a comunicarci in maniera asciutta e scarna quanto l’odio sia invalidante e, soprattutto, inutile.

La storia, semplice e lineare, gira intorno a Simone Segre, un chirurgo ebreo, che decide volontariamente, accorso da solo sul luogo di un incidente, di non salvare un automobilista ferito, che sul corpo ha tatuati evidenti e chiari simboli antisemiti. Questa scelta rendera’ Segre, un plastico ma abbastanza convincente Alessandro Gassmann, piu’ rancoroso e inquieto del solito. Subito si rende conto di aver lasciato morire un uomo con tre figli che si ritrovano da soli a dover affrontare le difficolta’ di una vita umile. Preso da un rimorso indefinito e quasi schizofrenico, decide di assumere come colf la figlia piu’ grande dell’uomo Mara, una potente Sara Serraiocco. Quando Marcello, il fratello di Mara, scopre che la sorella lavora per un “giudeo”, cerca in ogni modo di convincerla a lasciare quel lavoro, visto da Marcello come un tradimento anche verso il padre. Non ottenendo nulla, il giovane violento, che segue le orme “xenofobe” del padre, decide di compiere una spedizione punitiva verso il chirurgo che, capendo il contesto difficile e arido della vita del ragazzo, decide di non sporgere denuncia. Attratto e disgustato, allo stesso tempo, dall’odio cieco e ingiustificato di queste persone, Simone continua a offrire aiuto a questa gente. Fino a quando, una sera, sara’ costretto ad operare Marcello, colpito da un proiettile, sul tavolo della sua sala da pranzo.

Il racconto è didascalico e ben raccontato. La parola cede il passo a silenzi e sguardi soffocanti. Mancini rimanda la potenza narrativa alla corporalià dei bravi attori che si muovono nella vicenda. Le sequenze, forse, sembrano staccate le une dalle altre. Manca probabilmente un collante narrativo piu’incisivo che renda la pellicola piu’ fluida.

Al di la della violenza razziale e l’odio gratuito nei confronti del diverso, il film risulta molto interessante per il racconto che viene fatto sulla famiglia e sulle nostre origini. Secondo Mancini, infatti, proprio nelle maglie della famiglia e dei rapporti familiari si può annidare il germe dell’odio e della violenza piu’pericoloso e diffuso. La scelta che Simone compie all’inizio  è probabilmente una conseguenza del difficile rapporto che il chirurgo aveva con suo padre. Quella scelta, scoprendo alcuni aspetti del padre durante il film, sembra essere una risposta violenta e istintiva verso un padre che non c’e’ piu’, ma che ancora influenza la vita dell’inquieto e irrisolto Simone.

***

RIVISTO

AMERICAN HISTORY X, di Tony Kaye (Stati Uniti 1998, 119 min.).

Un inno corale e iconografico all’inutilita’ della violenza. Kaye, sul soggetto e sulla sceneggiatura di McKenna, confeziona un’opera perfetta e potente. Un penetrante Edward Norton, Derek Vinyard, si carica sulle spalle una storia di violenza che non fa sconti a nessuno. La storia coinvolge ragazzi e comunita’ che spesso, privi di stimoli culturali e sociali, si coagulano attorno ad idee pericolose e attraenti, e a personaggi che predicano l’odio e la violenza come unici antidoti alla noia e alla miseria.

Il fratello piu’ piccolo di Derek, Danny, continua, anche dopo il pentimento di Derek, a seguire quelle idee e quei dogmi che si incastrano in confuse e indefinite teorie sulla supremazia di una razza sulle altre. Ma la violenza genera violenza. Questa semplice ma detonante riflessione diventa l’idea cardine di questo racconto necessario e importante che il regista dirige con perfetto equilibrio ma anche con una intensa e maestosa capacita’ poetica.

Un film che insegna alle nuove generazioni quanto l’odio sia, fondamentalmente, una perdita di tempo per la nostra vita, troppo breve per essere spesa ad odiare qualcuno o qualcosa. Un film sempre attuale e potente, con i suoi 22 anni di vita.

minchella mancini gassmann odio – MALPENSA24