VISTO&RIVISTO Tom Hanks vittima della retorica. E di un ritmo sbagliato

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di Andrea Minchella

VISTO

NOTIZIE DAL MONDO, di Paul Greengrass (News of the World, Stati Uniti-Cina 2020, 118 min., Netflix).

Peccato. C’era molta attesa per l’ultimo film di Tom Hanks. E di Paul Greengrass. Per la prima volta cimentandosi con un western, il regista ha deciso di riadattare il libro di Paulette Jiles “News of the World”. Ma il pericolo di confezionare un’opera banale era molto elevato. Rischiare di rimanere intrappolati negli stereotipi del viaggio, del “West” e del rapporto adulto bambino è sempre in agguato quando si affrontano certe tematiche, in determinati contesti, senza lasciare alla sceneggiatura il compito principale di scandire, in maniera attuale ed originale, una storia che assuma un valore universale e che, dunque, possa essere raccontata in qualsiasi modo, con lo sfondo di qualsiasi età storica.

L’errore principale del bravissimo Greengrass risiede proprio nella scrittura: la sceneggiatura, infatti, sin dalle battute iniziali, non accompagna lo spettatore facendolo sentire un personaggio della storia. La narrazione diventa asettica ed assistiamo, a volte annoiati, altre volte disinteressati, ad una vicenda mitografica, dell’adulto che deve riportare “a casa” una bambina rimasta sola e orfana anche dei genitori adottivi, che però non ci dice nulla di nuovo rispetto alle mille volte in cui abbiamo assistito al racconto di questo “mito”.

La vicenda ci racconta del capitano Jefferson Kyle Kidd, reduce dell’infinita e sanguinosa guerra civile americana, che si guadagna da vivere girando per il suo Texas, ancora troppo razzista e in disaccordo con la volontà di Lincoln di un’America unita e pacifica, diffondendo le “notizie dal mondo”. Kidd, infatti, legge ai numerosi cittadini analfabeti delle piccole ed infinite cittadine, che stanno sorgendo sull’ immenso suolo americano, i giornali che riportano per lo più notizie che provengono dalle vicine comunità. Queste “notizie dal mondo” avevano il compito di avvicinare il più possibile queste comunità che, spesso, si sentivano troppo distanti tra loro, rendendo ancora più difficile e lento quel necessario processo di unificazione che ancora, nella realtà, mostrava tutte le divergenze e gli attriti, spesso motivo di scontri violenti e ingiustificati.

Durante un suo spostamento Kidd trova una bambina, bionda e sola, probabilmente superstite di un attacco da parte di briganti che compivano razzia nei confronti nei nativi americani che ancora popolavano queste terre. La piccola Joanna, infatti, è probabilmente una bambina, di chiare origini tedesche, che è stata cresciuta da Indiani, sempre in fuga da possibili attacchi. E così il bravo ed umano Kidd, dopo essersi reso conto che nessuno può occuparsi di quel ricongiungimento familiare, decide di riportare la piccola Cicada, ribattezzata così dalla sua famiglia indiana, da alcuni suoi parenti, abitanti di una comunità tedesca che vive e lavora duramente nel nord del Texas. Questo viaggio si trasformerà in un pericoloso tragitto in un’America ancora lontana dall’idea di “patria della democrazia” che oggi sembra, più o meno, essere la principale cifra degli Stati Uniti. Il viaggio, che darà a i due protagonisti di conoscersi e di affezionarsi, è un passaggio obbligato per capire l’importanza della diversità, del potere dell’accoglienza e della vitale e necessaria esistenza di una famiglia attorno ad ognuno di noi.

Il film non risalta in maniera giusta la bravura “stratificata” di Hanks ma ci regala la sorprendente capacità recitativa della piccola Helena Zengel, che certamente vedremo presto di nuovo in qualche produzione. La storia, comunque, seppur incastonata nel profondo “West” mette in risalto quei rigurgiti di violenza e di supremazia bianca così attuali oggi, dopo più di 150 anni dalle vicende raccontate, che certamente non lasciano indisturbato uno spettatore attento e sempre in cerca di un messaggio universale nelle storie e nei racconti cinematografici.

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RIVISTO

IL GRINTA, di Joel e Ethan Coen (True Grit, Stati Uniti 2010, 110 min.).

I Coen riprendono un “mito” di John Wayne e lo rielaborano creando un piccolo capolavoro ingiustamente passato in sordina. Se l’originale del ’69 era molto stereotipato e rigido, questo “Il Grinta” diventa un perfetto ed attuale racconto della società contemporanea, che si basa spesso su vendette, tradimenti, omicidi ma che trova pace e serenità quando emergono personaggi come “Rooster” Cogburn, un gigantesco Jeff Bridges, che seppur spigoloso e di poche parole, porta fino in fondo la sua missione, frutto di una promessa e di una parola data alla giovane ma già decisa Mattie, desiderosa di vendicare la morte del padre.

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