Molteni a Gallarate: sì alla legittima difesa e allo stop all’abbreviato per i reati gravi

GALLARATE – Se nell’intervista rilasciata a Malpensa24, Giancarlo Giorgetti sgrida i leghisti del Nord, sostenendo che si sentono pasciuti e arrivati grazie alle ottime prospettive elettorali, a Gallarate, per iniziativa del sindaco Andrea Cassani, il Carroccio prova a fare nuovi proseliti con una serie di incontri con esponenti di fascia alta del partito, invitandoli il sabato mattina a dialogare con i cittadini. Ci sono già stati lo stesso Giorgetti, il senatore Massimiliano Romeo e, oggi, 23 marzo, nella sala/atrio di Palazzo Borghi è ospite Nicola Molteni, sottosegretario agli Interni, poco più che quarantenne ma con una lunga militanza politica, contiguo al “capitano” Matteo Salvini che, a quanto pare, lo tiene in ampia considerazione. Molteni cattura l’attenzione di un discreto pubblico (“Solo il 25 per cento sono persone iscritte al partito” gongola Cassani laasciando intendere di aver centrato uno degli obiettivi: suscitare l’interesse della gente), risponde alle domande che gli pone a raffica il primo cittadino/intervistatore sui più svariati argomenti.

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La Lega ha ancora molto da dire

A cominciare dalla Lega, dal futuro di un movimento che, fino a prova contraria, sembra destinato a conquistare primati insperati soltanto un paio di anni fa. Lega satolla, paga di quanto ha messo in cascina? “Lega che ha ancora molto da dire e da realizzare” taglia corto Molteni. Ma non è affatto una fuga dal problema, caso mai la convinzione che, tutto sommato, Giorgetti ha ragione a stimolare i militanti di queste lande, dove la Lega è nata e, dopo i precipizi elettorali, gli scandali della family e dei diamanti in Tanzania, ha ritrovato la strada in discesa. E ora le tocca di ritrovare anche l’entusiasmo di un tempo.

Gli angeli custodi di Salvini

Nicola Molteni è al Viminale con deleghe di peso, sicurezza e immigrazione. Ne condivide la responsabilità con Stefano Candiani, che si occupa però di Vigili del Fuoco e enti locali. “Molteni e Candiani, gli angeli custodi di Salvini” titolava qualche giorno fa un quotidiano. Definizione che non piace al sottosegretario, benché, a parere di chi a Roma ascolta, vede e informa, siano loro due ad occuparsi delle complesse incombenze della quotidianità. “Tutte balle, Salvini è un grande lavoratore” s’inalbera Molteni che corre in difesa del suo ministro. Il discorso si disperde poi in mille rivoli, per andare a parare sulle leggi per la legittima difesa e per lo stop al rito abbreviato dei processi per i delitti più gravi, quelli che prevedono il fine pena mai. “Le nuove norme saranno varate definitivamente già da settimana prossima” annuncia il sottosegretario liberando l’applauso dei presenti.

La passione per il basket

Breve accenno al caso Sinti, che tanto ha fatto parlare e fa parlare a Gallarate (“Ci sono provvedimenti che favoriscono lo sgombero dei campi nomadi”), a giustificazione dell’azione decisa di Cassani sull’argomento, e via con incursioni nel privato, la famiglia, l’Inter, la squadra di basket di Cantù, la sua città (“Con Varese non c’è rivalità, ma solo odio” afferma con un’iperbole da vero tifoso), la carriera, la mancata elezione a sindaco, i rapporti con i Cinque Stelle. Molteni ha partecipato alla stesura del famoso contratto di governo, Salvini l’ha voluto accanto durante le trattative con Di Maio e soci. “Ci dividono molte cose, siamo in sintonia su molte altre” sottolinea,però con una precisazione: “Nessuno si aspetti che cada il governo dopo il 26 maggio”. Sembra quasi un avvertimento ai gufi che aspettano il crack dei gialloverdi. Certo, la necessità di completare le infrastrutture è motivo di scontro tra Lega e pentastellati. Sufficiente per ordinare il rompete le righe? Molteni sembra glissare su tale dubbio mentre riporta il dibattito su terreni meno scivolosi. Per riprendere subito il filo attorno alla volontà ineludibile di salvagardare la dignità delle forze dell’ordine (“Stiamo varando un decreto ad hoc”) e di arrivare quanto prima all’autonomia regionale. “Storica battaglia leghista alla quale non intendiamo affatto derogare”.

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