Non basta dire “io sono diverso”

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Volessimo speculare sull’esito del consiglio comunale bustocco di martedì 28, avremmo davanti praterie. A cominciare dallo scarso senso politico o della politica di gran parte di coloro che sono intervenuti nel dibattito. Un livellamento verso il basso che lascia sconcertati rispetto al merito di una questione, le inchieste giudiziarie, che meriterebbe ben altre considerazioni in luogo del pettegolezzo, “dell’io non c’entro”, “dell’io sono” reiterati quali giustificazioni non richieste di fronte agli arresti e ai coinvolgimenti di personaggi politici che gravitavano, anzi, decidevano le sorti in alcuni settori della cosa pubblica anche di Busto Arsizio.

Citiamo Gigi Farioli, Paola Reguzzoni e Massimo Brugnoni come autori di interventi che, vivaddio, durante l’assemblea civica si sono distinti per contenuti e obiettivi. Il resto, nebbia, banalità, sciatteria dialettica e qualche cattiveria del tutto fuori luogo. Nessun cenno alla necessità di recuperare la cifra etica in chi si occupa di politica, nessun riferimento alla buona politica come frutto di onestà intellettuale e morale.

Accontentiamoci, questo passa il convento. E questo ci teniamo. Concentriamoci invece su un aspetto riproposto in aula: il così fan tutti, appunto della politica. Fan tutti, ed è vero, scegliere i propri uomini di fiducia. In America lo chiamano spoils system: chi vince le elezioni decide collaboratori diretti, staff e uomini o donne a cui affidare i posti strategici. Normale. Chi è dentro il sistema e si scandalizza di ciò, bluffa. Siccome il problema delle nomine negli enti e nelle società partecipate ha tenuto banco per tutta la sera a Palazzo Gilardoni, ci preme ricordare, secondo il nostro modesto parere, qual è il discrimine attorno al quale ragionare e sul quale si sorregge l’indagine della magistratura. E’ il fine a cui sono comandate queste persone: per gestire, governare, migliorare il settore di loro competenza o, viceversa, per trarre utilità per se stessi o per chi li ha scelti? Per i pm di Milano è proprio questo secondo aspetto che determina le accuse per la batteria di politici e affini indagati. Per dirla in chiaro, è il malaffare o il malcostume che dir si voglia. Ai quali concorrono politicamente, benché esclusi da conseguenze penali, tutti coloro che hanno retto il gioco, magari facendo finta di non vedere per salvare le proprie chiappe.

Le responsabilità politiche sono ineludibili.Vero signor sindaco Antonelli? Facile ripetere all’infinito che “io sono diverso da tutti voi”, quasi a vantare una verginità irrintracciabile altrove; una diversità che giustifica anche la mancanza di dichiarazioni di condanna del “sistema feudale” messo in piedi da esponenti di Forza Italia, il partito che l’ha fatta eleggere sindaco e poi addirittura presidente della Provincia. Dichiarazioni arrivate tardive e, per quanto abbiamo ascoltato in consiglio, rabberciate in qualche modo al momento. E poi, essere diversi non significa per definizione essere migliori degli altri. A volte potrebbe valere anche il contrario.

Busto consiglio nomine antonelli – MALPENSA24