All’Icma il cinema racconta studenti italiani e stranieri

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BUSTO ARSIZIO – Per gli studenti, molti di origine straniera e diversi per provenienza geografica, esperienze, scolarizzazione ed età anagrafica, è stata un’occasione per raccontarsi senza sentirsi giudicati. Il progetto “Camera con punto di vista. Ritratti, panorami, esperienze di viandanti in un territorio di confine”, giunto alla sua fase finale, è stato presentato ieri, martedì 28 maggio, a Villa Calcaterra. L’iniziativa, realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da Miur e Mibac, ha visto la collaborazione dei Centri Provinciali di Istruzione degli Adulti di Legnano e Magenta con l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio.

Il linguaggio filmico favorisce la comunicazione

È giunto alla fase finale il progetto “Camera con punto di vista”, realizzato da Cpia 4 in collaborazione con l’Icma, e premiato con un contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Mibac, nell’ambito del bando “Cinema per la scuola”. Come hanno spiegato i responsabili del Cpia, «L’eterogeneità della nostra utenza, diversa per provenienza geografica, esperienze pregresse, scolarizzazione ed età anagrafica, ci ha spinti ad arricchire la proposta formativa attraverso la collaborazione con enti territoriali, in questo caso l’Istituto Antonioni». L’iniziativa è partita lo scorso autunno con lo scopo di insegnare un linguaggio nuovo, quello filmico e cinematografico, che potesse favorire la comunicazione partendo dal bagaglio personale e culturale dei partecipanti, molti dei quali di origine straniera, e incentivare lo scambio di opinioni e la capacità di avere uno sguardo diverso dal proprio. «Gli studenti sono i protagonisti di attività laboratoriali trasversali alle discipline, che li rendono consapevoli della realtà del loro territorio. È l’occasione di raccontarsi senza sentirsi giudicati, di osservare i luoghi che frequentano e vivono senza avere una consapevolezza di appartenere a un contesto sociale complesso e variegato. L’immagine permette di cogliere dettagli del contesto che abitano ma non vivono perché si limitano a “consumare” il circoscritto e l’immediato». Tra i risultati attesi dall’attuazione del progetto c’è anche quello di incontrare storie e persone, divenire parte della storia dell’ambiente nel quale si vive, quindi sentirsi parte di una comunità.

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Gli studenti hanno proposto soggetti e storie

Dopo una serie di incontri preparatori, gli studenti sono stati incoraggiati a proporre soggetti e storie, declinati nei diversi linguaggi e generi possibili. Si è poi arrivati alla fase vera e propria di produzione, con la realizzazione dei cortometraggi. Gaia Formenti e Marco Piccarreda hanno seguito le riprese del video della sede di Magenta, Antonio Bocola ha lavorato invece con gli studenti della sede di Legnano.
Per il Cpia si sono occupati del progetto i docenti Milena Mor, Andrea Napoli, Veronica Baroncini, Franca Madotto. «Abbiamo accolto con entusiasmo questa iniziativa promossa dal Ministero perché siamo convinti che possa contribuire in modo favorevole al futuro dei nostri studenti e a formare pubblico sempre più sensibile e consapevole nei confronti del cinema e dell’audiovisivo in generale. È solo grazie a progetti come questo che si può promuovere l’alfabetizzazione all’immagine, alla base di bandi analoghi e di un progetto come la nostra scuola», ha ricordato Minnie Ferrara, direttrice dell’Istituto Antonioni.

La cultura come strumento di integrazione e riscatto

«È stata un’esperienza molto emozionante perché la troupe era composta da giovani: sia quella tecnica, con gli studenti dell’Istituto Antonioni, sia quella artistica, con i protagonisti iscritti al Cpia 4», ha osservato il regista Antonio Bocola. «E anche perché all’inizio i ragazzi erano titubanti: abbiamo fatto insieme un percorso di alfabetizzazione attraverso i generi cinematografici, poi si sono entusiasmati, avevano voglia di mettersi alla prova, hanno dimostrato molta vitalità».
«L’Istituto Antonioni si conferma una realtà culturale di cui andare orgogliosi anche per questo progetto, in cui l’elemento culturale diventa elemento di evoluzione personale», ha dichiarato Manuela Maffioli, assessore alla Cultura di Busto Arsizio. «Dalla trasmissione del sapere si arriva alla produzione del sapere: è un’esperienza molto formativa per chi la vive, la cultura diventa strumento di sviluppo e di integrazione e riscatto per il territorio».
«Riteniamo che la realizzazione del progetto possa contribuire all’arricchimento umano e formativo degli studenti, oltre a sensibilizzare e raggiungere quante più coscienze possibili, innescando una spirale di scambi positivi tra l’utenza e i cittadini», hanno concluso i curatori.

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