Berlusconi, una perizia tormentata

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Silvio Berlusconi

di Adet Toni Novik

“È un’offesa a un grande capitano d’industria, a un grande uomo di sport, a un uomo di Stato, all’uomo che ha governato l’Italia negli ultimi anni più di chiunque altro”: così si è espresso con l’ANSA, il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, parlando della richiesta di perizia medico-legale avanzata dai giudici del tribunale di Milano per Silvio Berlusconi, nell’ambito del processo Ruby ter. “È veramente qualcosa che ci lascia stupefatti” ha aggiunto. “È un’offesa – ha sostenuto Tajani – a tutti quanti noi. La perizia psichiatrica bisogna farla a qualcun altro, ma non certamente a Berlusconi. Che bene ha fatto a rifiutarla, dicendo di andare avanti con il processo anche in sua assenza”. (ANSA).

In verità, la perizia non riguarda il passato di Berlusconi, ma il suo presente. È una dura realtà che il tempo passa per tutti, che tutti, chi prima chi dopo, si diventa vecchi, e che alla vecchiaia si accompagna, oltre ai malanni fisici, anche il deterioramento delle capacità cognitive.

È proprio la difesa dell’imputato che nell’ultima istanza, in base ai numerosi ricoveri subiti da Berlusconi, dovuti principalmente agli strascichi del Covid (i giornali riportano queste date: dal 6/4 al 1/5; 11/5; 26/8; 1/9; 6/9; 14/9), avevano affermato che l’imputato in aula non può venirci per il semplice motivo che non è in grado fisicamente, necessita un «riposo assoluto» per «evitare complicazioni».

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Adet Toni Novik

Alla luce di questo quadro di deterioramento fisico, compendiato dal pubblico ministero nella frase che si tratta di problemi di salute «compatibili con la vecchiaia», non mi sembra strano che il Collegio del tribunale, dovendo verificare le condizioni di salute di un imputato, abbia ritenuto di estendere l’indagine medica sulle condizioni fisiche anche alla capacità di partecipare al processo. È un principio di civiltà giuridica, codificato agli articoli 70 e 71 del codice di procedura, che l’imputato sia in grado di partecipare coscientemente al processo, con la conseguenza che, se tale capacità in un certo momento venga meno, il processo debba interrompersi. Naturalmente, per ogni accertamento che richiede specifiche competenze specialistiche che esulano da quelle del giudice, questi nomina un perito. È quello che ha fatto il tribunale al fine di verificare se le complesse e ripetute malattie dell’imputato abbiano o meno avuto una influenza anche sul quadro psichico. Opportunamente il presidente del tribunale ha specificato che la perizia «fa riferimento esclusivamente all’accertamento delle condizioni di salute della parte interessata tali da permettere un’attiva partecipazione al processo (…), vale a dire non limitata alla mera partecipazione fisica dell’imputato all’udienza, ma anche con riguardo all’insussistenza di un eventuale ostacolo alla effettiva articolazione di una linea difensiva».

Sappiamo che Berlusconi ha scritto una lettera al tribunale affermando che: «La decisione di sottopormi a una illimitata perizia psichiatrica» é «lesiva della mia storia e della mia onorabilità», oltre che un «evidente pregiudizio nei miei confronti; che non potrà «quindi accettare questa decisione» che è «fuori da ogni logica», e chiede che «si proceda, dunque, in mia assenza alla celebrazione di un processo» che definisce «ingiusto».

Molti opinionisti hanno quindi concluso che, avendo l’imputato rinunciato a farsi esaminare, il processo può ripartire in sua assenza.

Mi domando se questa sia la soluzione più corretta. Posto che il tribunale ha disposto la perizia dopo aver letto la documentazione medica depositata dalla difesa sulle condizioni di salute attuali dell’imputato, vuol dire che qualcosa negli atti e nelle dichiarazioni delle parti ha fatto sorgere il dubbio, forse minimo, che questi non sia capace di stare in giudizio. È quindi sufficiente per togliere questo dubbio che sia lo stesso imputato a negare di trovarsi in questa condizione di incapacità? L’esperienza giudiziaria insegna che molti imputati sani per sfuggire alla condanna affermano di essere pazzi, e che, viceversa, sono proprio i malati di mente a negare il loro status. Poi, c’è un’altra considerazione. Io mi auguro che Berlusconi sia assolto, per lui, la sua famiglia, le sue aziende e anche per il prestigio dell’Italia. Ma in caso contrario, non vorrei che residuasse il dubbio che sia stato condannato una persona che non si è potuta difendere adeguatamente.

Sarà interessante vedere cosa farà il tribunale. C’è sempre da imparare.

novik berlusconi perizia – MALPENSA24