VARESE – Il Consiglio di Stato ha accolto definitivamente il ricorso presentato da Cna Sno Odontotecnici, insieme a Confartigianato imprese odontotecniche, sulla legittimità dell’istanza per attivare l’iter di riconoscimento della figura di odontotecnico come professione sanitaria. Cna Varese esulta per una sentenza definita storica (nel video qui sotto l’intervista al presidente).
Riconoscimento della professionalità
Viene così riconosciuto un percorso di raggiunta maturazione del ruolo e delle attività svolte dagli odontotecnici, in grado di accordar loro l’ingresso nel novero delle professioni sanitarie “ex lege”, nell’ambito delle attività correntemente svolte dagli operatori ma senza sovrapposizioni di funzioni e competenze con l’odontoiatra: il quale, operando a diretto contatto col paziente, ricava i calchi e i modelli e applica le protesi, mentre l’odontotecnico realizza materialmente le protesi sulla scorta delle indicazioni del primo. «È una sentenza storica – commenta il presidente di Cna Varese Luca Mambretti, odontotecnico con laboratorio in Varese – finalmente è stato affermato il giusto riconoscimento della professionalità degli odontotecnici nell’ambito sanitario, dando la possibilità in prospettiva alla nostra figura di creare un ordine, definire un corso di studi e rivitalizzare la nostra professione. Una sentenza molto attesa ma che va oltre ogni nostra aspettativa e speranza».
I numeri
Gli odontotecnici in Italia negli ultimi anni sono fortemente diminuiti: negli ultimi dieci anni in Italia ha chiuso il 40% dei laboratori, e dai 15mila del 2007 ora si è scesi a 8mila, di cui 4000 solo in Lombardia, per un giro d’affari di circa 300 milioni di euro. «In provincia di Varese sono circa 350 gli odontotecnici – ha detto Mambretti – ci sono tre scuole paritarie, due a Varese città e una Saronno. Negli ultimi anni le iscrizioni sono in calo, ma la formazione è fondamentale». Sulla possibilità che ora possano partire corsi a livello universitario, magari anche a Varese con l’Insubria, Mambretti ha così risposto: «Una volta sistemato l’iter giuridico presumo che le università si possano mettere in campo per fare delle lauree brevi».
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