Oltre i confini dell’atmosfera

Celebrando il 60esimo anniversario dal primo volo spaziale di Yuri Gagarin, la scienza progetta viaggi, stazioni spaziali e nuove basi sulla luna. Ma non solo

di Marta Mallamace

È il 12 aprile 1961, sono le 9:07 a Mosca. Yuri Gagarin, partendo dal centro kazako di Baikonur in Kazakhstan, compie un’intera orbita ellittica intorno al pianeta terra con la navicella Vostok-1 (Oriente 1). Si apre una nuova era, quella delle missioni umane nello spazio.

Gagarin è stato selezionato su 3461 candidati piloti, ha affrontato un anno di duro addestramento psicofisico, superandolo grazie alle sue spiccate conoscenze in campo scientifico, all’ottima preparazione fisica e ad un autocontrollo fuori dal comune (al momento del lancio il suo polso registra solo 64 battiti cardiaci al minuto). Inoltre è un uomo umile, figlio di contadini provenienti da un piccolo villaggio e incarna il prototipo del cittadino sovietico per eccellenza, al quale l’Unione Sovietica ha dato dignità. È il simbolo di un’intera generazione. Il primato viene conquistato dal cosmonauta sovietico in piena guerra fredda, quando Stati Uniti e Urss sono acerrimi nemici e si contendono la leadership nella corsa allo spazio. Il volo sembra sancire la supremazia dei russi sugli americani, nonostante l’enorme gap del paese sovietico, che a inizio secolo è ancora povero e arretrato. Ma è solamente l’inizio: 8 anni dopo gli USA compiono il primo allunaggio, con la missione Apollo 11.

Oggi l’esplorazione spaziale gode di un’ampia collaborazione internazionale, senza la quale sarebbe impossibile da portare avanti. Esempio di questo è la stazione spaziale internazionale: la struttura più grande mai costruita nello spazio e nata dalla cooperazione di Stati Uniti, Canada, Europa, Russia e Giappone.

A 60 anni dal primo volo, la scienza guarda di nuovo alla Luna e promuove almeno 16 progetti per future basi lunari, promossi dalla Nasa, dall’Esa ma anche dall’Asi, l’agenzia spaziale italiana che rivestirà un ruolo importante nelle missioni. Così moduli abitabili per gli astronauti, laboratori per esperimenti scientifici lunari e sistemi di telecomunicazione tra basi spaziali e terrestri sono solamente alcuni degli obiettivi proposti. L’ennesima svolta è datata 18 febbraio 2020. Il Rover Perseverance e un piccolo drone – Ingenuity – della missione Mars 2020 della Nasa arrivano su Marte, il pianeta rosso, dopo un viaggio di 203 giorni. Il Rover programmato per ricercare tracce di vita organiche e per raccogliere campioni di roccia, il drone per scoprire un’eventuale possibilità di volo in atmosfera marziana. Le missioni su Marte sono iniziate nel 1960, furono i sovietici a mandare la prima sonda per sorvolare il pianeta. Da allora sono stati tanti i tentativi, molti dei quali falliti. Ma è il 2020 l’anno di Marte e nel 2022 è prevista la missione ExoMars che si prefigge l’obiettivo di comprendere meglio la storia dell’acqua sul pianeta. Compiendo dei passi davvero importanti che potrebbero portare il primo uomo a toccare il suolo marziano.

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