Ospedali senza medici? Diamo loro lecca-lecca e popcorn. E il centrodestra si spacca

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BUSTO ARSIZIO – Ci capita di leggere la stravagante proposta di due esponenti di Idee in Comune, Michela Provisione e Paolo Genoni, che risolvono la fuga di medici dall’ospedale di Busto Arsizio e il preoccupante vuoto che si viene a creare con una serie di benefit per i sanitari che volessero essere assunti dall’Asst della Valle Olona, trasferendo la loro residenza in città. Incentivi offerti dal Municipio come, ad esempio, tariffe ridotte per la Tari e gli asili nido per i loro figli e, addirittura, l’abbonamento gratis alla stagione del Teatro Sociale. Insomma, regalie che dovrebbero invogliare i medici a prendere servizio nei reparti in dismissione (è alle viste l’ospedale unico) di via Arnaldo da Brescia. Operazione di marketing territoriale per rendere attrattiva la città e, di conseguenza, il suo ospedale.

Problema politico non di marketing

Ci domandiamo di che cosa parlano i due consiglieri comunali di maggioranza, tra l’altro medici di professione. Lo scriviamo un po’ disorientati rispetto a un problema, quello della carenza di medici ospedalieri, che richiederebbe ben altri approcci che non quello di offrire la mancia o, peggio, l’elemosina a operatori sanitari chiamati a garantire cure e prestazioni appropriate alle giuste esigenze della popolazione. Il problema, se mai qualcuno non l’avesse capito, è politico, non certo di marketing. Per questo il Comune dovrebbe rendersi promotore di una concreta azione politica per stimolare i livelli alti, Regione e Governo, a risolvere una questione che va ben al di là di una regalia, di una bolletta scontata, di un presunto welfare municipale che finisce per offendere la stessa categoria dei medici.

Quanto conta Palazzo Gilardoni?

Non scherziamo. Di fronte abbiamo carenze strutturali e normative pesantissime, mancano medici specializzati, il numero chiuso nelle università è un altro dilemma; il nosocomio, anzi, i nosocomi dell’Asst di riferimento sono costretti, come molti altri, a organizzare pesanti turni per garantire l’operatività dei reparti e del pronto soccorso in particolare. Come se non bastasse, la mancanza di risorse impone assunzioni col contagocce e tagli lineari ai servizi, aggravati dal fatto che a Busto Arsizio si lavora in condominio con Gallarate, una sovrapposizione funzionale all’ospedale unico che, al momento, richiede un impegno importante al personale sanitario e inevitabili disagi agli utenti. Una fotografia dell’esistente conosciuta da tutti, oggetto di mille allarmi pubblici. E il Comune propone lecca-lecca e popcorn invece di prese di posizione vere, che vadano a segno verso chi è chiamato a decidere in materia, non certo Palazzo Gilardoni. Sul cui peso politico c’è molto da dubitare: quanto conta oggi il Comune rispetto al contesto politico regionale e nazionale? Qual è la sua forza di interdizione nei confronti della giunta di Palazzo Lombardia e, più su, di Palazzo Chigi?

Disparità sociali

Non prendiamoci per i fondelli: l’imperante idea del civismo come panacea di tutti i mali taglia fuori sindaci, assessori e cortigiani di turno dalle interlocuzioni vere. Un disastro, che conduce poi a idee balzane, come se una situazione obbiettivamente difficile anche per i vertici ospedalieri deputati ad affrontarla si possa aggredire con un abbonamento alla stagione teatrale della città. E le altre categorie di lavoratori? Tutte le altre categorie, a cominciare dagli infermieri? Per favorire i medici, verrebbero messi in un angolo, con straordinarie diseguaglianze sociali alle quali non vogliamo neanche pensare.

La Lega non ci sta

Per completezza dell’informazione riportiamo i post su Facebook di Paola Reguzzoni e Alessandro Albani, consiglieri della Lega e, quindi, alleati di Idee in Comune, circa le proposte di Provisione e Genoni. Non riteniamo servano commenti per definire la loro posizione contraria e la nuova spaccatura all’interno del centrodestra.

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