Basta con gli “utili idioti” della politica

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di Luigi Patrini

L’espressione “utili idioti” é abbastanza curiosa; pare che ad usarla per primo sia stato Lenin, imitato poi da altri capi del vecchio Partito Comunista; con tale appellativo essi si riferivano a persone che, pur non condividendo l’ispirazione ideale marxista, si comportavano, comunque, in modo da sostenere, anche inconsapevolmente, una politica che giovava ai comunisti. Erano, appunto, “idioti” perché non erano comunisti, ma “utili” perché sostenevano il comunismo.

Questa situazione fu anche alla base di una certa apparente accettazione della democrazia liberale che il PC di Togliatti (nel quale vigeva il più rigido “centralismo democratico”) seppe mostrare nel periodo del secondo dopoguerra; gli esponenti più noti del cattocomunismo italiano – tipici esempi di “utili idioti” nel lessico dell’epoca – furono Franco Rodano, Felice Balbo e Adriano Ossicini; il fenomeno perdurò negli anni: anche nelle BR del post-68 furono coinvolti cattolici filo-marxisti.

L’errore inaccettabile dei catto-comunisti emerse bene nel famoso scambio di lettere avvenuto nel lontano 1977 tra mons. Luigi Bettazzi, Vescovo di Ivrea, allora presidente di “Pax Christi Italia”, ed Enrico Berlinguer, segretario del PCI, disponibile a un dialogo con il mondo cattolico.

L’arcivescovo di Firenze, card. Benelli – come lo stesso Bettazzi – si disse “apertissimo al dialogo sia per convinzione personale che nella scia di Paolo VI”, ma avvertì che “i due sistemi – cristiano e marxista – rimangono incompatibili” e fu chiaro a tutti che “il dialogo deve svolgersi tra le persone, per costruire una città degna dell’uomo, mentre rimane impossibile fra i due sistemi”.

Si apprezzò il tentativo di Berlinguer di attenuare una delle caratteristiche dominanti del marxismo, cioè l’ateismo, riconoscendo che il dialogo sarebbe stato più facile se l’ideologia marxista, da intrinsecamente ateistica, fosse diventata laica. In verità la sinistra italiana – PCI e PSI in particolare – non hanno mai avuto una vera rinuncia al marxismo, come avvenne per l’SPD tedesco che, nel 1959, celebrò un congresso a Bad Godesberg nel corso del quale i socialisti tedeschi misero definitivamente in soffitta Marx per abbracciare l’economia di mercato.

Dal carteggio Bettazzi-Berlinguer e dal dibattito che ne seguì appare con evidenza che, al di là della volontà di dialogare con il mondo cattolico – nella logica di quello che fu chiamato “compromesso storico” – il leader del PCI apprezzava dei cattolici soprattutto la disponibilità all’impegno sociale a favore delle fasce più deboli della società. Questo, per altro, non dispiace neppure a tanti leader della destra, che sono interessati al contributo dei cattolici per la loro disponibilità al volontariato, che consente alla politica di risparmiare soldi, equivocando sul valore profondo del principio di sussidiarietà, forse il tema più importante proposto dalla Dottrina Sociale della Chiesa, che sancisce il primato della persona e il suo ruolo attivo nell’organizzazione della società: tutte cose che il burocraticismo e lo statalismo del vecchio PCI ha sempre rigettato.

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Luigi Patrini

La grande sfida che i cattolici devono oggi decidersi ad affrontare è una sfida culturale: come cattolici non dobbiamo imporre la nostra fede, ma mostrare come dalla fede in Cristo scaturisca una passione profonda per la verità dell’uomo. Destra e Sinistra, pur con modalità diverse, non hanno un vero interesse per la fede cattolica: i politici non sono interessati alla fede religiosa, perché l’uomo che rispetta Dio è un uomo che ama la libertà e solo a Dio dona la sua vita, non certo allo Stalin o al Hitler di turno, e neppure al leader più democratico che si possa immaginare! Dai tempi di Tertulliano (II-III secolo) i cristiani hanno ben chiaro che “l’imperatore è il primo tra gli uomini, secondo solo a Dio”, e a lui non intendono bruciare alcun granello di incenso! La politica deve liberarsi dall’ideologia e dalla pretesa di decidere tutto: deve servire al vero Bene Comune che non può ridursi alla tutela di minoranze che meritano certo di essere rispettate, ma senza mancare di rispetto alle maggioranze e alle altre eventuali minoranze. Per questo credo che il problema sia culturale: questo vale per tutti, sia per chi crede nei valori della tradizione, sia per chi crede nei cosiddetti “nuovi diritti”, che, spesso vengono sbandierati come segni di progresso e di rispetto di tutti. Così non è, purtroppo (o per fortuna?), perché per tutelare i “diritti” di qualcuno, si finisce con il perdere di vista l’insieme complessivo.

I cattolici si rendano conto del decisivo apporto benefico che essi possono offrire e testimoniare alla società per renderla più umana! Assumano la responsabilità di compiere un grande servizio alla verità; questo è il loro vero grande impegno culturale: dimostrare che c’è una verità e che è proprio “obbedendo” alla verità che si vive con libertà, cioè con letizia e con gusto. E smettano di fare gli “utili idioti” di un potere che, in fondo, li disprezza (forse perché li invidia, ma comunque soprattutto li disprezza) o sa soltanto usarli!

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