Cattolici in politica, ci vuole un nuovo partito?

patrini cattolici politica

di Luigi Patrini

Nella giornata conclusiva del recente “Festival della Dottrina Sociale” che si è tenuto a Verona monsignor Nunzio Galantino ha sollecitato i cattolici all’impegno politico, avvertendo – giustamente – che, per l’efficacia di questa Dottrina sarebbe necessario che i cattolici, impegnandosi in questo ambito, la traducessero in precise proposte politiche. Non gli dispiacerebbe – stando a quanto ha detto – che “ci fosse un partito di ispirazione cristiana”, diretto, ovviamente, da “laici capaci”.

Non c’è dubbio, io credo, che monsignor Galantino non pensasse proprio a riproporre una nuova Democrazia Cristiana, come forse è nei sogni di qualche nostalgico; la DC non torna: appartiene alla giovinezza di tanti credenti e anche di tanti non credenti, perché la sua storia è nata nel segno di una giusta e rigorosa “laicità”. Benché fondata nel 1919 da un sacerdote, don Luigi Sturzo, con il nome di PPI e poi risorta con il nome di DC nella fase terminale della seconda guerra mondiale, i suoi dirigenti hanno sempre avuto chiaro che la politica appartiene all’ambito “laico”: i dirigenti di quel partito (rimpianto da molti anche non credenti) possono aver commesso tanti errori, ma mai hanno tradito la laicità, scadendo – come purtroppo ancora oggi molti fanno pur sbandierando valori religiosi – in un bieco e insopportabile laicismo.

patrini cattolici politica
Luigi Patrini

Le riflessioni di monsignor Galantino, tuttavia, hanno il pregio di costringere ancora una volta i cattolici a riflettere sul loro modo di impegnarsi in politica, in un contesto nel quale la stessa Dottrina Sociale riconosce la legittimità di un pluralismo nelle opzioni politiche. In effetti non è certo agevole per un credente esprimere una scelta partitica che consenta una coerenza integrale (non “integralista”, ma integrale!) con la propria fede. Su tre tematiche (libertà di educazione, matrimonio tra uomo e donna, questioni bioetiche) è noto che la Chiesa ritiene che si debbano salvaguardare princìpi “non negoziabili”: da questo punto di vista per un cattolico riesce certamente difficile fare una scelta partitica di coerenza etica. Certo in sede locale si può tener conto dei candidati e della loro credibilità personale, ma per le elezioni dei Legislatori prevale per forza la scelta del partito e, riconosciamolo, nessuno dei partiti presenti in Parlamento appare del tutto affidabile per un cristiano che voglia essere coerente con i valori che professa, tanto più in un contesto come quello attuale in cui le preferenze sono quasi annullate.

L’unità politica dei cattolici sarebbe desiderabile: l’unità rende più forti e ciò dovrebbe facilitare la possibilità di essere incidenti sul piano politico; certo, come dice bene il mio amico Rocco Buttiglione, l’unità è un dono, ma è anche un compito. La politica poi – come riconosceva anche il Cardinal Ratzinger – non esclude il “compromesso” (cosa diversa dall’ inciucio!), perché la politica richiede l’attenzione al bene comune e il “mettersi insieme” consente meglio di “pro-mittere”, cioè di “mandare avanti” progetti che sono condivisi da molti soggetti.

Ma con chi possono allearsi i cattolici? L’area di sinistra è tutta schierata sullo statalismo educativo (scuola di Stato e basta), sul riconoscimento delle unioni omosessuali, sul testamento biologico, tace sul grave tema dell’“utero in affitto” e su altre questioni molto importanti sotto il profilo dei valori etici.

Ma possono i cattolici riconoscersi in un centro-destra così immobile e attaccato al passato? I tre leader del centro-destra, di cui due sostengono il Governo Draghi e il terzo è all’opposizione, ripetono continuamente che la loro area politica è unita. Ma non perdono occasione di smentirsi, presi come sono – i due maggiori partiti, cioè Lega e FdI – a cercare di annettersi i resti dell’armata di Berlusconi, ormai priva di attrattiva e sulla via di un inglorioso tramonto. Ma come è possibile, per chi ha sempre invitato a non dimenticare le Radici cristiane dell’Unione Europea, mettersi al carro di partiti sovranisti, eredi di una storia antieuropeista? In assenza di un leader veramente condiviso nel centro-destra, perché l’ex Cav appare ormai “bollito” e improponibile alla guida di un’area politica sempre più ripiegata su sé stessa, cominciano addirittura a farsi sentire le sirene ammagliatrici di chi è stato Segretario del PD!

Renzi ha certo il merito di aver portato al Quirinale un uomo saggio come Mattarella e di aver dato il colpo decisivo al Governo Conte 2 facendolo cadere, ma che corteggi l’area di centro-destra è davvero sorprendente (vedi Sicilia) ed impensabile.

Ma dove va il centro-destra? Le tensioni tra i tre leader rendono tutto fermo: i sondaggi sembrano promettenti, perché la sinistra è sconcertante e parolaia, ma i risultati nel centro-destra non vengono, come hanno dimostrato le recenti “Amministrative”. Ad aumentare – davvero pessimo segnale per la democrazia – son solo le astensioni!

Il centro-destra appare impaurito e privo di energia, incapace di uscire dalla palude dei veti reciproci (reali anche se taciuti) tra i tre leader. Qualcuno ha osservato che “in privato” gli esponenti di quest’area si lamentano, ma in pubblico nulla si muove e si avverte una sorta di “conservatorismo impaurito”, incapace di osare per tentare vie nuove affrontando una vera battaglia politica. Gli attori di quest’area sono in un sostanziale immobilismo, come se fossero ingabbiati in una sorta di retorica del “centrodestra unito”: gli stessi “moderati” che non mancano e potrebbero essere protagonisti di una destra mite e realista, capace di mediazione seria e costruttiva, sembra proprio che non riescano a “spezzare le reni” ai sovranisti.

In questo contesto, difficile e pieno di contraddizioni che offuscano l’orizzonte, molti cattolici cominciano ad interrogarsi e, stanchi di accontentarsi del “meno peggio”, cominciano forse a raccogliere la “provocazione” di Galantino, vedendo in essa un invito ad essere più presenti e più consapevoli della responsabilità che devono assumere, per essere più presenti in campo politico senza paura di operare con libertà per il bene comune della comunità politica. Non dimentichino, i cattolici, che Charles Péguy, parlando proprio di loro diceva che “sono i più civici” tra gli uomini.

patrini cattolici politica – MALPENSA24