Pd alla resa dei conti. Aimetti chiede la testa di Alfieri e Astuti

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VARESE  – «La recente, ennesima sconfitta del Pd alle elezioni amministrative ci fa comprendere come, in un periodo storico molto complesso come quello che stiamo vivendo, sia indispensabile cambiare le politiche, le modalità di coinvolgimento delle persone e di conseguenza le leadership che hanno guidato il Pd in questi anni». La crisi del Partito democratico e il conseguente regolamento di conti interno si ripercuotono su scala locale. A chiedere la testa dei vertici provinciali (Samuele Astuti) e regionali (Alessandro Alfieri) è il sindaco di Comerio Silvio Aimetti, mister preferenze della lista Gori in provincia di Varese con ben 1069 voti personali raccolti lo scorso 4 marzo alle Regionali.

La testa di Alfieri e Astuti

In un comunicato firmato insieme al suo vicesindaco, Gianluca Fidanza, Aimetti chiede ad Alfieri e ad Astuti di fare un passo indietro. «Quello che abbiamo avuto modo di verificare personalmente in questi anni di militanza nel partito democratico, e che più volte abbiamo segnalato, è il distacco da un approccio inclusivo. Purtroppo i risultati elettorali ne sono la prova. Anche nella nostra provincia abbiamo avuto una leadership debole, scarsamente innovativa e incapace di attrarre consenso al di là del proprio giardinetto, attorno al quale, anzi, sono state costruite delle belle siepi di protezione. Crediamo che in tutte le situazioni della vita si possano subire delle sconfitte, non c’è niente di male. Dalle sconfitte però si deve imparare. Ecco, noi crediamo sia giunto il momento per Alessandro Alfieri e Samuele Astuti di riconoscere queste sconfitte, fare un passo indietro e dedicarsi ai propri, importanti, incarichi istituzionali, lasciando spazio a un progetto più ampio, inclusivo delle numerose istanze provenienti dalla società che da anni reclamano giustamente non una mera rappresentanza ma un ruolo di politica attiva».

Le sfide per la rinascita

Secondo gli amministratori di Comerio, il Pd deve ripartire dai suoi valori fondanti, ovvero la centralità del lavoro, le politiche sociali e la lotta alla povertà, la sanità, la scuola e la formazione, il merito e la competenza. «A nostro parere rimangono ancora la migliore cura per il nostro Paese. Proprio nel momento in cui l’aumento delle disuguaglianze, il razzismo, le discriminazioni, la demagogia diventano modalità e obiettivi di governo siamo convinti che i nostri valori abbiano davanti una prateria. Ma per poterla conquistare serve intercettare e coinvolgere con coraggio tutte le energie, le passioni, i bisogni reali della società. L’obiettivo deve essere uno solo: il bene comune di tutti».

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