Presente confuso, futuro incerto. Ci salveranno i Matia Bazar

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, mi rendo conto che faccio fatica, una grande fatica. Mi sono rimasti due neuroni dei quali uno sembra il cavallo scosso della piazza del Campo a Siena. Sempre in giro, sempre in vacanza, sempre senza una meta. Non riesco a ricondurlo ad una buona attività razionale.

Non c’è niente da fare. Mi do anche una giustificazione che spero possiate condividere. L’orizzonte è grigio; anche quando si illumina si accende per un tempo molto breve e poi torna fioco, di quel chiarore che non permette di distinguere i margini, i dettagli. Il futuro è quanto mai indeterminato, non se ne scorge il profilo, l’immagine, neanche le possibili caratteristiche. Il lock down insieme all’inerzia fisica provoca, a mio parere, un rallentamento delle idee, dei progetti, delle invenzioni. Una sorta di decelerazione psicomotoria. Alcuni dicono che la pigrizia è una virtù e che costa una grande fatica ma io dico che non è così e, al contrario, se chiudere costa relativamente poco, riaprire è molto difficile. Vediamo cosa succede intorno a noi.

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Ivanoe Pellerin

Allora alla nona settimana di “arresti domiciliari” non si sa come ripartire, come compiere i primi passi verso un minimo di libertà, “concessa” con notevole clemenza dai nostri governanti. Giuseppe Conte ci assicura che questa estate potremo andare in vacanza ma le attività turistiche sono in grande affanno o addirittura allo sbando. Il ministro Franceschini in un’intervista dell’11 maggio afferma che nel prossimo decreto ci saranno “misure per le imprese, dai crediti di imposta per gli affitti, ai ristori per le aziende … e per gli alberghi, sino all’allungamento temporale degli ammortizzatori sociali. …È previsto un fondo strategico turismo con la Cassa Deposito e Prestiti…” e via annunciando. Il commissario europeo Gentiloni afferma che la politica italiana ha gestito l’emergenza in maniera eccellente tanto da essere un modello per tutta l’Europa ma non è esattamente così. Polonia, Svezia, Portogallo, Danimarca ed altre nazioni si sono mosse in maniera molto diversa. I funzionari europei ci spiegano finalmente in che cosa consiste il MES ma ancora sfuggono numerosi e fondamentali dettagli e questo non sembra confermare alcuna garanzia.

Il ministro dell’economia Gualtieri, per non svelare completamente le 434 pagine del decreto di aprile che vedrà la luce adesso a maggio, ci tiene ancora in spasmodica attesa per creare suspence, per prolungare la dolce pausa, come fossimo nel tempo del Natale che deve celare la meraviglia dei doni straordinari preparati per i bambini buoni. Giuseppe Sala ha definito criminali e delinquenti coloro che hanno avuto l’ardire di riempire i navigli di “assembramenti” non controllati e ha minacciato una nuova chiusura. L’avvocato Bonafede, divenuto Ministro della Giustizia, che con incredibile abnegazione ha lavorato senza sosta per un decreto-legge, firmato nella tarda serata del 10 maggio dal Presidente Mattarella, per riportare in carcere coloro che ne sono usciti per mezzo di una sua circolare, sembra molto soddisfatto del suo impegno. Allo stesso tempo gli italiani, ignari di questo intenso e inestimabile lavoro, pensano solo ad andare nei parchi, a passeggiare nel verde, a prendere una boccata d’aria sul lungomare.

Di più. Ci sono persino degli italiani che si lamentano per non avere ancora la cassa integrazione promessa da tempo, le mascherine indicate dal commissario Arcuri a 50 cts che non si trovano, il sostegno alle piccole e medie imprese che potrebbero collassare, un puntello alle partite IVA che fanno un’enorme fatica a riprogettarsi. Sembra, sono certo di sbagliare, che milioni di italiani discutano sui social come si potrà prenotare una messa in piega, un caffè di asporto, una seduta di depilazione, il sushi al domicilio o come si possa determinare il grado del congiunto, visto che diventa difficile declinare il congiuntivo di qualche ministro.

Così non va bene, amici miei, così non va affatto bene. Mi pare che prevalga una difficoltà concettuale a ripensare a come rilanciare l’economia prostrata non solo dal lock down ma anche dall’incuria di chi per troppo tempo ha proseguito solo con la retorica del “andrà tutto bene”. Non c’è più molto tempo. I nostri governanti devono adesso, subito, riflettere in modo molto più concreto e stringente a come rilanciare e modernizzare le imprese, a come impiegare davvero le risorse a disposizione provenienti non importa se dall’interno del paese o dall’Europa, a far partire con grande slancio le opere pubbliche e le infrastrutture con i miliardi peraltro già disponibili, a ridare finalmente impulso alla ricerca (sic), alla formazione, alla tecnologia e con grande, grandissima priorità a riformare dalle fondamenta la burocrazia che sta strangolando il paese, rifugio esistenziale di chi pensa alla scrivania a come incartocciare la vita delle persone. Dobbiamo ridare una speranza ai giovani, dobbiamo davvero dimostrare di credere, più con i fatti concreti che con le solite vuote parole, che aspiriamo a tutti i costi ad un futuro migliore. Non possiamo consegnare il nostro mondo al covid-19.

Cari amici vicini e lontani, con i soliti due neuroni smerigliati dai cattivi pensieri ma ormai pronti alla riscossa, mi torna alla mente una vecchia e magnifica canzone dei Matia Bazar (1981) che dice: “… si chiude all’improvviso su di te e ti senti come un ladro che ha paura anche di sé … guardati allo specchio e guarda un poco intorno a te … c’è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno … che fermare non potrai e viva e viva il mondo … tu non girargli intorno ma entra dentro al mondo dai”.
Coraggio, amici miei. Diamoci da fare.

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