La vaccinazione eterologa, le mascherine e la libertà

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, non è andato tutto bene, proprio no. Però abbiamo resistito nonostante gli assalti del virus, gli sproloqui dei tuttologi dello schermo, una infodemia spregiudicata e furibonda ed una stupida retorica da cortile legata al P.U.C. (Pensiero Unico Corretto). Ho due argomenti nel cassetto. Il primo. Nel 2020 le famiglie sotto la soglia della povertà sono aumentate di 2 mln a conferma della terribile recessione che abbiamo attraversato. Sappiamo che il PIL è sceso in picchiata e la Confcommercio in questi giorni ha denunciato il crollo dei consumi (- 126 miliardi). Sappiamo anche che questi riprenderanno quest’anno di slancio e si discute se del 4% o 4,2% o 4,5%; in ogni caso per un terzo di quanto abbiamo perduto.

Se l’esaltazione del lockdown e delle canzoni dai balconi era una sciocchezza, non lo sono certo la campagna vaccinale e la restituzione delle nostre libertà, argomento al quale sono molto sensibile. Ecco perché anche questa canzonatura circa la mascherina sì e la mascherina no, che sa di storpiatura insopportabile dell’argomento, diventa un simbolo della ritrovata capacità di uscire dalla paura, dall’incertezza e dal confino. Mi pare ci sia sempre un vincolo moralistico intorno a questo argomento come se da ciò si potessero distinguere i buoni dai cattivi. Riponiamo secondo le regole il simbolo della guerra e usciamo dall’angolo oscuro dello sgomento e ritroviamo la nostra voglia di fare, di ricostruire e di vivere.

Il termine coprifuoco evoca scenari di guerra, di pericolo imminente, di distruzione. Ora fra la gente spira un fortissimo desiderio di libertà e credo che sia giusto (nel rispetto delle regole) tornare a riconoscersi, a sorridere e a vivere da uomini liberi che vogliono progettare la loro esistenza. Non si tratta di un altro esempio di retorica (di ritorno) ma di segnare un margine fra un periodo fra i più luttuosi e tristi della nostra nazione ed un futuro nelle mani di coloro che esprimeranno forza, desiderio e volontà di riprogettare e di rinnovare l’appuntamento con la vita.

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Ivanoe Pellerin

Il secondo. Sull’argomento vaccini abbiamo ascoltato di tutto. Dapprima l’EMA (European Medicines Agency) ha ammesso l’AstraZeneca per gli over 60, poi per gli under 60, poi di nuovo per gli over 60 anni. Un grande pasticcio del quale nessuno è riuscito a comprendere le ragioni … scientifiche. Allora, in questi giorni l’EMA apre alla vaccinazione cosiddetta eterologa, ma con molte cautele, essendo molto pochi gli studi omologati sulle riviste che contano. L’eterologa non è cosa nuova, come ci racconta il professor Remuzzi, dalle pagine del Corriere della Sera, una delle poche voci che ascolto sempre con piacere. Già 34 anni fa si era spesa l’idea per contrastare l’Hiv con due vaccini diversi. Per la Sars-CoV-2 la combinazione dei due vaccini sfrutta le peculiarità di ciascuno: l’AstraZeneca genera linfociti T (killer) che attaccano le cellule infettate dal virus per distruggerle, gli altri, con attività mRna, amplificano la risposta anticorpale.

Un importante studio del Dipartimento di virologia dell’Università di Ulm in Germania verrà quanto prima pubblicato e confermerà che il siero delle persone trattate con due vaccini diversi, nel senso sopra descritto, dà una forte risposta immunitaria, è molto ben tollerato e contrasta più di altri vaccini le varianti conosciute. E gli effetti indesiderati? Noi ormai sappiamo che effetti spiacevoli possono essere presenti con tutti i vaccini, soprattutto nelle 72 ore successive. Non è una sorpresa. I ricercatori inglesi affermano che l’eterologa può dare qualche fastidio in più. Ho detto “fastidio”. Possono più facilmente comparire febbre, stanchezza e dolori muscolari e articolari. Qualcuno mi chiede: tutto qui? Rispondo, si. Tutto qui. È dovuto intervenire persino Draghi a dare una spallata forte ad una interpretazione del CTS che sapeva di paura.

Cari amici vicini e lontani, se mi chiedeste se quello che vi ho esposto mi convince, ebbene la risposta sarà: no. Gli studi scientifici intorno a questo argomento sono ancora pochi e per chi come me viene da Cartesio, il pensiero scientifico in questo caso è quello che conta. Ma c’è un altro argomento molto forte. Si chiama: libertà. Voi sapete che anche per il vaccino, noi firmiamo un consenso. Ebbene quella firma è molto importante poiché racconta che siamo stati debitamente informati e, a seguito di ciò, abbiamo dato il nostro consenso alla vaccinazione. Secondo l’Art. 13 e 32 della costituzione più bella del mondo nulla può essere fatto alla persona in ambito diagnostico o terapeutico senza un’adeguata informazione ed in seguito a ciò un adeguato consenso. Ciò implica che posso scegliere, nei limiti forniti dalla sanità pubblica, se e a quale vaccino mi voglio sottoporre. Ho detto “secondo i limiti forniti dalla sanità pubblica” non “senza frontiere”, sia chiaro. Il problema della libertà è sempre presente in questo momento di recupero del nostro tempo, delle nostre attività, delle nostre relazioni, della nostra vita.

Alla fine, so bene che siamo tutti sconvolti e turbati dagli avvenimenti, che se vediamo un virologo sullo schermo cambiamo prontamente canale, che se sentiamo parlare di pandemia e varianti abbiamo dei problemi gastrici, che la minaccia della quarta ondata ci precipita nella paranoia, ma cerchiamo di essere seri e saggi. Consideriamo il vaccino una grande sicurezza ma non sottovalutiamo le varianti e il ricircolo che inevitabilmente il virus può rappresentare. Dobbiamo affrontare il futuro con serietà. Non dobbiamo temere il ritorno alla normalità ma dobbiamo far fronte al prossimo periodo con responsabilità, valutando i rischi, valutando i pericoli, valutando i benefici ed i danni che i nostri comportamenti possono provocare alla libertà nostra e altrui.

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