Più benessere che opportunità, Varese 28esima in Italia per progresso sociale

CASTELLANZA – Il benessere sociale è superiore a quello economico, ma le opportunità fanno perdere posizioni. È la “fotografia” del progresso sociale della provincia di Varese, tracciata dal Social Progress Index, presentato oggi, 23 gennaio, all’università Liuc di Castellanza in un evento organizzato da Confindustria Varese. Varese si piazza 28esima in Italia in questa speciale classifica che guarda “oltre il PIL”, mentre a livello di PIL pro capite la provincia dei laghi è 40esima su 107. Ma se le dimensioni dei fondamenti del benessere e dei bisogni umani fondamentali trainano Varese in alto, rispettivamente al 20esimo e al 21esimo posto della graduatoria, la terza dimensione dell’indice, quella delle opportunità, vede la provincia in posizione di metà classifica, solo 49esima. E nella classifica lombarda Varese è ottava su dodici province, con numeri che mostrano una crescita più lenta rispetto ai competitor più simili.

Che cos’è lo SPI?

Il Social Progress Index, certificato e riconosciuto a livello internazionale, è stato sviluppato dallo IEC, l’Institute of Entrepreneurship and Competitiveness della LIUC, partner in Italia dell’organizzazione no profit Social Progress Imperative di Washington. «È una prospettiva di analisi, misurazione e progettazione che va oltre il PIL e che ha lo scopo di migliorare o addirittura creare benessere sociale», come sottolinea il presidente dell’Università LIUC Riccardo Comerio, ricordando il «fondamentale ruolo della cultura e della formazione» nella sfida che questo studio pone al territorio. Il Social Progress Index si fonda su tre dimensioni (bisogni umani fondamentali, fondamenti del benessere e opportunità) e su 62 indicatori, nessuno dei quali di tipo economico ma solo di tipo sociale e ambientale, focalizzati sugli “outcome” (i risultati che contano nella vita delle persone) e non sugli “input” (gli sforzi sostenuti per ottenerli). «È un indice che non solo misura ma porta all’azione – rimarca il direttore dello IEC Fernando Alberti – il processo stesso è la soluzione».

Federica Belfanti e Fernando Alberti con il moderatore Daniele Bellasio

I risultati

I dati dell’Indice, illustrati da Federica Belfanti dello IEC, dicono che «Varese si posiziona un po’ sopra la “linea di regressione”» del grafico riassuntivo, che sta a indicare che «il progresso sociale è superiore di quello economico». In soldoni, il Varesotto «è un territorio in cui si sta bene». A livello nazionale la provincia di Varese si piazza 21esima in termini di bisogni umani fondamentali (un territorio che provvede ai bisogni essenziali della popolazione), 20esima a livello di fondamenti del benessere (ci sono i presupposti per migliorare e sostenere il benessere), ma a metà classifica, 49esima, per quanto riguarda la dimensione delle opportunità (possibilità per gli individui di raggiungere il proprio pieno potenziale). La 28esima posizione finale pone Varese tre gradini sotto al 25esimo posto di dieci anni fa. Ma in Lombardia passa dal sesto all’ottavo posto, “rimontata” da Bergamo e Brescia. Dietro a Varese ci sono solo le quattro province del sud della regione. Il prof. Alberti spiega questa contraddizione con un problema di «miopia strategica. Stiamo così bene che questo ci impedisce di vedere le nostre debolezze». D’altra parte, aggiunge, «la qualità e l’attrattività di un territorio non si misura solo dal benessere ma anche dalle opportunità che vanno in scia al dinamismo di un territorio».

I top e i flop

Nella comparazione rispetto ai dati nazionali, le categorie in cui Varese eccelle sono in particolare sicurezza personale, quarta in Italia, e qualità ambientale. Meno brillante sul fronte dell’assistenza medica di base, che perde 15 posizioni e prende un “semaforo rosso” nel raffronto con le altre province lombarde. Nelle sottocategorie il Varesotto è primo in assoluto in Italia per indice di sportività, secondo per minore mortalità giovanile sulle strade e per minore obesità infantile, ma solo 100esimo per incidenza di librerie e 102esimo per affollamento degli istituti di pena. Bene anche l’efficacia istituzionale (settima) e la popolazione esposta a frane (nona migliore d’Italia), male invece l’accesso alle fognature (87esima), gli amministratori locali under 40 (91esima), ma anche la digitalizzazione delle città e la disponibilità di verde urbano (68esima in entrambi i casi). Nella comparazione a livello lombardo, il trend di miglioramento di Varese nell’ultimo decennio è inferiore, ma non di molto, rispetto a quello di tutte le altre province (eccetto Pavia e Lodi), mostrando «un ritmo di crescita inferiore alle altre province – sintetizza la ricercatrice – abbiamo lavorato ma non abbiamo “corso” abbastanza». Anche in una comparazione “benchmark” con i territori più simili del Nord Italia, Varese arranca un po’, e cresce meno di tutte le province considerate (Parma, Cremona, Mantova, Como, Treviso e Lecco): in particolare, afferma Belfanti, «Parma lavora bene con un ottimo bilanciamento tra sviluppo sociale e sviluppo economico. Può essere un modello a cui ispirarsi». Dati che inmpongono una riflessione, che dovrà coinvolgere anche la politica e il mondo delle imprese, in un «necessario clima di collaborazione» invocato da Frank Murillo, Global Insights and Partnerships Director di Social Progress Imperative.

La lettura degli Industriali

Roberto Grassi, presidente di Confindustria Varese

Per Confindustria Varese la presentazione di questa analisi è il secondo step di un percorso avviato con il piano strategico Varese 2050. «Siamo un territorio che è capace di creare benessere sociale, su questo non ci sono dubbi. Ma alcuni punti più deboli ci pongono delle sfide per il futuro» la conclusione del presidente Roberto Grassi. «La coperta delle disponibilità economiche è corta e i bonus a pioggia non funzionano. È un modo di far politica senza scegliere, un male di cui soffriamo da troppo tempo come territorio e come Paese». Alla politica Confindustria Varese suggerisce di «investire nell’assistenza medica di base e sull’accesso alla conoscenza e all’informazione, ad esempio con progetti di digitalizzazione delle nostre città, troppo poco smart». Alle imprese invece si chiede di «investire con più forza e convinzione sull’inclusività degli ambienti di lavoro e sulla sostenibilità delle produzioni». E da parte sua l’associazione degli industriali varesini raccoglie due sfide prioritarie dalla lettura del Social Progress Index: «Alta formazione, da valorizzare, e Mill», il progetto del nuovo quartiergenerale di Confindustria Varese vicino alla LIUC, dove «creare un acceleratore di idee e nuova imprenditorialità, un incubatore in grado di generare startup e nuove aziende».

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