Teleriscaldamento, Amga condannata ad alzare la temperatura a Legnano

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LEGNANO – Amga è stata condannata a somministrare a un condominio di Legnano allacciato al teleriscaldamento «acqua ad una temperatura non inferiore ai 65°» nei giorni più freddi e a rimborsare di 50 euro un utente «per ogni giorno di inosservanza» di tale disposizione. È quanto prevede l’ordinanza della sezione civile del Tribunale di Busto Arsizio in seguito al ricorso con procedura urgente di un cittadino legnanese del centro. Il ricorso, presentato a dicembre dall’avvocato Franco Brumana, ha portato oggi, lunedì 23 gennaio, all’ordinanza del giudice Alessandra Ardito dopo l’udienza della scorsa settimana.

Acqua troppo fredda nei giorni sottozero

Il condominio dove abita il ricorrente aveva sottoscritto a suo tempo un contratto con Amga per la fornitura, tramite teleriscaldamento, di acqua calda per i caloriferi e gli usi domestici. Prove alla mano, l’utente lamentava una temperatura «troppo bassa e insufficiente a garantire la salubrità dell’ambiente» nel suo appartamento durante i giorni più freddi dello scorso dicembre. In media, nel periodo in questione, la temperatura interna al mattino era di 14 gradi; un giorno, alle ore 8.30, era di appena 10,9 gradi, mentre nel corso della giornata saliva progressivamente fino a raggiungere i 19 gradi, ma solo alle 20.00.

In seguito alle lamentele dei condòmini, il custode dell’immobile ha iniziato a documentare, tramite fotografie, la temperatura dell’acqua indicata dal termometro e la potenza termica rilevata dal contatore. La prima alle 8.00 del mattino era intorno ai 50 gradi, insufficienti a riscaldare gli ambienti quando la temperatura esterna scende a zero gradi, o sotto lo zero; quanto alla potenza termica, non era mai salita oltre i 320 kw, toccando in un giorno meno di 280.

Fra le testimonianze raccolte, quella del manutentore degli impianti di riscaldamento del condominio, secondo il quale i dati registrati a dicembre non erano sufficienti a riscaldarlo. «Gli anni scorsi – ha dichiarato – la potenza massima era di circa 350/370 kw alle 8.00 del mattino. Il massimo di potenza pervenuta, per raggiungere una temperatura idonea, di regola è di 370 kw». Nel periodo di osservazione, invece, «la potenza era pari a 320 kw e la temperatura di 62 gradi, sufficienti se non si va sotto lo 0. Sotto lo 0, serve una temperatura di 65-70 gradi». Di qui l’accusa del cittadino ad Amga di inadempimento contrattuale.

La risposta della società: «Usate stufette»

La società si è difesa sostenendo di essere in grado di erogare la potenza termica massima di 800 Kw, ma di non fornire direttamente la potenza che meglio ritiene al singolo condominio: l’energia termica, secondo quanto riferito da Amga, viene rilasciata «sulla base della richiesta che perviene dall’impianto secondario, quello in gestione al condominio, quindi in considerazione della “richiesta di calore” proveniente dalla sommatoria di tutti i radiatori posti all’interno delle singole unità abitative».

All’esito dell’istruttoria, invece, la mancata erogazione della potenza necessaria per garantire un ambiente confortevole è risultata imputabile ad Amga. Il manutentore ha infatti spiegato che, nonostante le valvole fossero aperte e, quindi, il sistema chiedesse una maggiore potenza, questa non aumentava in misura pari a quanto richiesto.

Accertato che il servizio non era stato sospeso a causa di interventi tecnici o lavori, il giudice ha poi liquidato come «infondata» la «pretesa di Amga che il ricorrente installi delle stufette o ricorra ad altri accorgimenti per riscaldare l’ambiente. L’immobile del ricorrente – argomenta il giudice Ardito – non è costituito da un’unica stanza, bensì da un’abitazione di cinque locali, cucina e doppi servizi, non riscaldabile con una stufetta».

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