Inizia la quarta settimana di quarantena e gli anziani diventano sordi

ARRIVANO I PENNARELLI MA NON LE BATTERIE. E' TEMPO DI MAGGIORE EFFICIENZA DA PARTE DELLE ISTITUZIONI

Archiviata la battaglia del pennarello, cioè la rivolta delle mamme che da 3 settimane vivono segregate in casa con i figli a cui non sanno più cosa far fare, se ne apre un’altra: quella contro la confusione e l’inefficienza. E che di confusione ce ne sia tanta, è sotto l’occhio di tutti. Facciamo un esempio: ci arriva la segnalazione da parte di un anziano, Gianpaolo B. di ottant’anni, che utilizza un ausilio all’udito, senza il quale non ci sente. E’ una protesi prescritta, fra l’altro, dal servizio sanitario nazionale. All’inizio della quarta settimana di quarantena, gli sono finite le batterie, le classiche “312” utilizzate per vari apparecchi elettronici di piccole dimensioni. Peccato che i negozi siano chiusi e diversi supermercati abbiano deciso – in ottemperanza ai vari decreti – di non venderle per evitare guai e sanzioni (“reparto chiuso” scrive una nota catena della grande distribuzione, lungo la corsia che ospita anche le batterie). Beh, c’è sempre Amazon, direte voi. Sbagliato, Amazon deve razionalizzare le consegne, visto il boom di ordini, dando priorità ai beni essenziali o di prima necessità. Quindi niente batterie per gli auricolari del povero Gianpaolo.

E’ un piccolo caso paradigmatico della confusione generale. E soprattutto istituzionale. Possibile che non si riesca a fare un elenco completo e unico di ciò che serve e di ciò che è superfluo? Possibile che anche in periodi di emergenza sociale come questo, il cittadino debba fare i conti con la più completa confusione che puntualmente gli piomba addosso da chi è pagato per governare? Basti pensare alle autocertificazioni e a quanta ironia hanno generato. Ma come fa un anziano a star dietro a tutto questo?

Sono parecchie le cose che non vanno all’inizio della quarta settimana di quarantena nazionale. A cominciare dal fatto che per colpa di pochi incoscienti che continuano imperterriti a girare per le strade (vedi il bilancio di ieri) pagano tutti, chi con la vita e chi (tutta l’Italia) con gli arresti domiciliari. E questo è sicuramente il problema numero uno. Il punto, però, è anche un altro: con la quarta settimana inizia il countdown: gli esperti – se non l’hanno già fatto, ma visto come sono andate le cose c’è da dubitarne – dovrebbero cominciare a considerare che i periodi di segregazione hanno necessariamente un termine (la quarantena è un periodo di 40 giorni, gli antichi la sapevano lunga) pena l’ombra di una disobbedienza civile che porterebbe ad un ulteriore disastro sociale e sanitario. L’ipotesi, ormai realtà, di prolungare la quarantena comporta necessariamente una maggiore efficienza istituzionale, l’immediata attivazione di un sistema di welfare che non sia una presa in giro, come i 600 euro una tantum, ma un efficiente ed efficace strumento per dare agli Italiani ciò di cui hanno bisogno per stare a casa: a cominciare da pennarelli e quaderni per i bambini e batterie per gli auricolari degli anziani, affinché le mamme possano gestire – seppur tra mille difficoltà – i primi, e i secondi possano stare davanti alla tv invece di andare in giro perché non sentono più niente.

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