Quel dannoso bla bla del Capitano

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Immigrazione, questione irrisolta. Ma come affrontarla con l'Europa?

di Gian Franco Bottini

In tutte le cose che non  “girano” come si vorrebbe, esiste sempre un peccato originale che ne ha orientato il cammino. Per il  gran caos attuale dei nostri rapporti in ambito europeo, in tema di immigrazione, il peccato originale sta nell’aver creato le due figure di vice-premier: un ruolo di semplice “supplenza” che però, troppo spesso, viene interpretato dai titolari come diritto di “surroga”, almeno verbale. Non certo da parte di Tajani, persona navigata e cauta , anche se qualche volta al punto di convalidare il giudizio di chi, in termini denigratori, afferma che” se avesse un po’ di maionese accanto  potrebbe essere scambiato per una trota lessata”.

Sicuramente però da parte dell’altro vice-premier, il “capitano” Salvini, che ritiene invece, in virtù di questo ruolo, di poter parlare a 360 gradi di qualsiasi argomento, dimenticando che in Italia le sue esternazioni vengono prese per quello che lui è considerato, mentre all’estero, strumentalmente e per convenienza, ci procurano dei grandi danni. Il “capitano”, in queste poche settimane di vita del governo, ben poco si è visto attivo sugli importanti temi di competenza del suo Ministero (Infrastrutture e  Trasporti-PNRR) ma molto sui temi di competenza altrui, sproloquiando ed eterodirigendo i suoi “gregari”, in particolare sul tema dell’ immigrazione.

La povera Meloni avrà il suo daffare a mantenere ordine nei ruoli; una situazione ampiamente prevista ma che non ammette tentennamenti, se non vuole inevitabili dissidi interni al suo governo. Vi sono questioni che coinvolgono rapporti internazionali e la voce del Governo deve essere una e una sola, affidata al Premier e al Ministro competente.

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Gian Franco Bottini

Non si faccia che si debba rimpiangere lo smunto Di Maio che, con il suo fare da “travet”, dimostrava comunque di muoversi con un certo ordine sulle indicazioni di Draghi. E’ così che la nazione, e il premier, ottengono  rispetto e credibilità; il già ripetuto ricorso (cosa non certo usuale nel nostro ordinamento)  al Presidente della Repubblica (caso Macron) per mettere un cerotto ai difficili rapporti che si vanno a creare, non aiuta certo a consolidare la credibilità del nostro giovane Governo e del suo Premier, che rischiano di apparire sotto tutela. Di questo Meloni ne deve tener conto !

Salvini, in evidente difficoltà nel suo partito, dovrebbe comprendere che atteggiarsi a premier “in pectore” non paga ,anzi; meglio sarebbe per lui dimostrare la sua maturazione politica, dedicandosi al suo impegnativo ministero per riacquistare quella credibilità che gli elettori, pesantemente, non gli hanno riconosciuto.

Il limite del “capitano” è quello di non comprendere che se vi sono argomenti che vanno sicuramente affrontati (e l’immigrazione è uno di questi) lo  si deve fare  nell’ambito di un sistema di rapporti esteso, quale nel caso specifico è quello europeo. Un sistema con il suo “dare ed avere”, e certe esternazioni del tipo “la pacchia è finita”, o altre similari e ancor più pesanti, lui può permettersele negli” incontri di Sezione “ di Azzate o Bisuschio, ma non nel suo ruolo istituzionale. Ma l’Uomo è quello che è e i suoi limiti sono quelli che sono!

Con tutto quanto detto non si vuole certo negare la necessità di affrontare la questione “immigrazione” in sede europea. Una questione che da anni è pendente e per noi penalizzante, che deve essere finalmente affrontata con lo stesso spirito di equità e solidarietà che covid prima e Ucraina poi hanno dimostrato poter essere nelle corde dell’Europa.

Una questione da affrontare con decisione ma senza arroganze ed improvvisazioni, perché se il tema “immigrazione” è servito a molte campagne elettorali italiane (e Salvini lo sa!), parimenti è inserito in prossime campagne di altri Paesi (Francia per esempio) e non tenerne conto è l’inizio di un insuccesso nel tentativo di affrontare seriamente il complesso problema. C’è sicuramente una questione umanitaria prima e sociale poi; ma il sentore di business e l’“odore “ di denaro ne fanno però anche  una questione “sporca”. Troppe situazioni da tempo non affrontate consentono una espressione così forte!

La natura di queste Ong “sostenute da finanziamenti privati”? L’attività di queste navi che percorrono rotte ricorrenti quali fossero navi di linea e che , molto vicine alla costa libica, incontrano improponibili natanti colmi di disperazione? La scelta di porti di approdo non sempre i più vicini ? Per non parlare d’altro, già agli onori delle cronache anche locali.

Queste ed altre sono le domande che, data l’anzianità della questione, è facile porsi da parte di chiunque e che, in mancanza di  credibili risposte, creano il sospetto di uno “sporco” sistema economico organizzato. Solo una Europa coesa e trasparente può togliersi il peso di una inaccettabile connivenza.

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