Quel malaffare che non finisce di sorprendere

Dovremmo parlare della fine del lockdown e del ritorno alla vita, più o meno condizionata da una serie di sopportabili prescrizioni. Ci risulta però difficile sorvolare sulle notizie dei nuovi indagati nell’inchiesta Mensa dei poveri, per la quale i pubblici ministeri di Milano hanno depositato l’avviso di conclusione delle indagini. Una serie di fatti che, tra l’altro, ci riconducono d’imperio alla attesa normalità di sempre; fatti percepiti in passato nel chiacchiericcio giornalistico, senza però approdare a sbocchi giudiziari precisi; fatti che ora trovano anche i loro autori, i cui nomi sono messi nero su bianco nelle carte sottoscritte dai magistrati della procura e della Dda e che si aggiungono alla batteria degli indagati già noti da tempo.

Tutto da avallare nell’eventuale sede giudiziaria, ma già molto per poter confermare come il sistema corruttivo avesse tentacoli nei diversi settori della vita pubblica locale e non solo. Poi, per carità, bisognerà capire quale effettiva partecipazione debba essere attribuita ad alcuni di coloro oggi inseriti nell’elenco del procedimento penale, cioè quale responsabilità essi abbiano alla prova dei fatti, ma è indiscutibile che il “modello delle decime” arrivasse dappertutto. Qualcuno obietterà che era cosa già risaputa, che scriviamo una ovvietà. Ma per noi, che siamo ingenuotti rispetto a certe pratiche, risulta ogni volta sorprendente quanto la politica, una certa politica, si sia piegata a logiche illecite o, comunque, presunte tali. Dominando per alcuni anni la scena pubblica senza che nessuno a conoscenza di quelle stesse pratiche sollevasse il problema in maniera risoluta e convincente, in una parola: si ribellasse. Fino all’inchiesta milanese. Che sta confermando tutto il marcio allora in circolazione e, a conti fatti, rivela come alcune delle persone oggi coinvolte siano rimaste intrappolate nella giostra corruttiva come le mosche sulla carta moschicida.

Si può infatti supporre che non tutti abbiano preso parte direttamente agli illeciti prefigurati dai pm, ma ne siano rimasti coinvolti per imperizia, per leggerezza, per opportunismo. Insomma, per dirla con Bettino Craxi, non tutti mariuoli al cento per cento. Questo però non attenuerà l’impatto che le ultime notizie sull’affaire Mensa dei poveri avranno, in aggiunta a tutto il pregresso, sull’opinione pubblica. Spesso indotta a fare di ogni erba un fascio, a semplificare, a ricondurre tutto e tutti al mondo del malaffare, a quella terra di mezzo che ha caratterizzato per molto tempo una vasta area del territorio lombardo. Con conseguenze sulla sfera personale degli indagati e sul versante politico più in generale. Fino alle sentenze, quando arriveranno. Perché un altro problema che già si intravede sono i tempi lunghi a cui si dispone l’iter processuale. Lasciando sospesi nel limbo giudiziario colpevoli e innocenti, se mai ci fossero (e ci sono) colpevoli e innocenti in questa incredibile vicenda di diffuso malcostume e, lasciatecelo dire, di svilimento etico.

mensa poveri malaffare pm – MALPENSA24