Rabbia, protesta ed estrema destra in piazza Monte Grappa contro il coprifuoco

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VARESE – Quelli che il Covid c’è ma fa più paura un altro lockdown. E quelli che non temono di morire per il virus, ma per la fame e la mancanza di lavoro. Quelli che sono contro i politicanti. Tutti i politicanti. I quali, senza distinzione di sinistra o destra, stanno imponendo da mesi una dittatura sanitaria. E quelli che… basta un microfono in mano e un popolo (ridotto o vasto non importa) che li ascolta, per farli assomigliare di colpo ai politicanti.

Quelli che stanno soffrendo per la mancanza di lavoro e lottando per capire come tirare fine mese senza arrendersi al dover chiedere il reddito di cittadinanza: «Io voglio poter fare il mio lavoro», hanno gridato. Ma anche quelli che sono arrivati un po’ alla spicciolata e un po’ in corteo, senza sigla politica che li identificasse, ma con anfibi, bomber, cappellini felpe, cappucci e volti coperti. Insomma quelli di destra. Di estrema destra. Che ieri sera, martedì 28 ottobre, erano in piazza Monte Grappa, insieme ad altri cittadini, per protestare contro Dpcm incomprensibili, contorti, pieni di contraddizioni e indicazioni difficili da digerire. In piazza per chiedere indietro quel pezzo di libertà che tutti, da mesi, sono costretti a cedere in nome di un bene superiore. E che alla fine “dell’ora d’aria” (ma con la manifestazione ancora in corso) si sono presi la piazza e la scena.

La rabbia di chi vorrebbe lavorare e tornare a vivere

C’era un po’ di tutto in piazza Monte Grappa a protestare contro ciò che in tanti iniziano a definire una situazione assurda. Ma soprattutto c’era tanta gente. Più di quanta se ne aspettavano i promotori nei pronostici, i quali, si dice, puntavano ad arrivare a 200 presenze. Invece, alla fine, a Varese, da un po’ tutta la provincia, ne sono arrivati almeno il doppio. C’è chi dice 500 persone hanno risposto all’invito che è girato sui social e nelle chat. E a innescare la miccia (se così si può dire) è stato Francesco Tomasella, il quale ha più volte preso le distanze da tutti gli schieramenti politici e ha scaldato la piazza trascinandola in coro a gridare e ripetere “Libertà libertà libertà“. Ma anche invitato a temere, più del Covid, le decisioni dei politicanti che vogliono imporre la dittatura della mascherina. Tomassella non ha risparmiato nessuno dei politici. A partire dal sindaco Davide Galimberti, che «ha cercato di sabotare questa manifestazione dicendo che non era autorizzata. Non è così, poiché io stesso ho chiesto i permessi in questura proprio in mattinata».

Finale col botto

Dopo l’intervento di Tomasella, in tanti si succeduti al microfono: istruttori di corsi sportivi, operatori della ristorazione e operatori sanitari, ma anche una bimba di 10 anni, una piccola Greta Thunberg varesina, la quale ha parlato pochissimo, mettendo però in piazza il punto di vista dei più piccoli e il fatto che questa situazione sta chiedendo tantissimo a loro, costretti a rinunciare a scuola, amicizie e socialità.

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Ma al succedersi degli interventi spontanei e con il passare del tempo la piazza ha preso svuotarsi. Anche per via dell’incombere del coprifuoco. Ma più si avvicinava l’ora X e più si è materializzato in piazza il timore che il finale della manifestazione non sarebbe stato scontato. E mentre quasi tutti i manifestanti avevano ormai lasciato la piazza, sotto la torre civica rimaneva per lo più il gruppo di giovani di estrema destra. Anche perché Francesco Tomasella, dopo aver raggiunto il primo obiettivo, ovvero aver interrotto il torpore della gente e averla portata in piazza, ha rivelato il secondo traguardo da raggiungere con la manifestazione: «Trasgredire il coprifuoco, restare in piazza anche un solo minuto in più rispetto a quanto imposto, ma restarci. Per lanciare un segnale di libertà». E lanciare anche una gragnola di fumogeni e scacciacani. Che proprio allo scattare delle 23 sono partiti con traiettorie a parabola in direzione delle forze dell’ordine schierate in tenuta anti sommossa davanti a corso Matteotti. Ma impassibili a ogni provocazione.

E in piazza Monte Grappa, diventata incandescente ma solo per il colore rosso dei fumogeni e dai cori da stadio, quando anche l’ultimo candelotto si è spento e l’ultima bottiglia di birra vuota lanciata si schiantata per terra andando in mille pezzi, i restanti manifestanti, in parata quasi militare, hanno sfilato prendendo la strada per arrivare in piazza mercato. Ordinati, urlanti e… orgogliosi, come hanno più volte ripetuto in coro, di “non essere napoletani“. Frase che per una volta, più che razzista, voleva essere distintiva: nel senso che qui a Varese la piazza è stata conquistata, politicamente marchiata, ma non devastata.

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