Riaprono osteria e spazi ricavati in edificio confiscato alla ’ndrangheta a Rescaldina

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RESCALDINA – Dove sedevano a mangiare i boss delle ’ndrine si potrà gustare la cucina dell’osteria mentre i locali al piano di sopra, già riservati alle riunioni d’affari criminali, apriranno alle associazioni come a chiunque avrà una buona idea per il loro utilizzo. Siamo al 31 della Saronnese in comune di Rescaldina, nell’ex ristorante Re Nove, proprietà della ’ndrangheta confiscata nel 2006. Il locale, ora sede dell’osteria sociale del “buon essere” La Tela, sarà inaugurato giovedì 28 novembre alle 18.30 e riaprirà al pubblico da venerdì 29 (orario: da lunedì a domenica dalle 12 alle 14.30 e dalle 19 alle 23) con pranzi di lavoro a 12 euro, cene da 20-25 euro (due portate più vino o birra), eventi aziendali e privati; ma anche iniziative culturali gratuite come mostre, concerti, incontri, spettacoli, serate di conversazione in lingua straniera, presentazione di libri, e sociali, a partire dal “pranzo sospeso”.

Gestione travagliata alle spalle, sguardo al futuro con rinnovato ottimismo

Passato di mano al Comune e ristrutturato dalla Regione con 175.000 euro, il ristorante ha una capacità di più di 50.000 coperti all’anno, 220 metri quadri al piano terra (con le sale intitolate a vittime di mafia), una sala per eventi e una per i bambini, e 150 mq al piano superiore, di 4 locali più un bagno. Fu affidato con un bando a una cordata di associazioni guidata dalla cooperativa sociale Arcadia, che affiancò la sua gestione alla manutenzione del verde; ma non andò bene. «Sapevamo che si trattava di un progetto complicato e oneroso – ammette Giovanni Arzuffi, già presidente di Arcadia e ora nel cda della cooperativa sociale La Tela che ha rilevato il progetto insieme all’omologa monzese Meta – e nonostante la buona affluenza si è rivelato troppo costoso mantenere due linee di ristorazione, una dell’osteria e una gourmet con piatti più ricercati». Di qui lo stop forzato nell’estate 2018.

Arzuffi: «Progetto rimane valido anche dopo stop forzato»

rescaldina criminalita beni confisca«Penso che il progetto rimanga valido – ribadisce Arzuffi – e valga la pena ripartire, tenendo conto dei limiti dell’esperienza precedente. Qui il “nero” non esiste, tutto dev’essere fatto alla luce del sole, dai fornitori agli scontrini, alle fatture per chi si esibisce. Tutto questo ha un costo, senza contare l’alta concorrenza di locali sulla Saronnese». Allargata la base sociale, sono stati raccolti 24.000 euro che, uniti a un finanziamento di 50.000 euro della Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo, ha permesso di ripartire con una concessione dei locali in comodato d’uso per 6 anni e di riassumere parte del personale, fra cui alcuni disabili del Team Down. Proprio questa associazione partecipa al progetto insieme a Slow Food Legnano, Articolonove, Fondazione Somaschi, StuffCube e Mescalina.it.

Il sindaco Ielo: «Faremo tesoro degli errori per promuovere la legalità»

Alla presentazione della riapertura erano presenti, oltre ad Arzuffi, Eunice Gordon, presidente Team Down, Lucio Zuliani, fondatore dell’associazione e componente del cda della Tela, l’assessore ai servizi sociali del Comune di Rescaldina Enrico Rudoni e il sindaco, Gilles Ielo. «La chiusura temporanea – osserva Ielo –dimostra quanto sia difficile fare ristorazione senza eludere la legalità, ma dimostreremo che certe attività si possono fare nel pieno rispetto della legge. Qualcuno in passato ha cercato di addossare l’insuccesso a una parte politica e ne sono dispiaciuto, perché è un progetto di tutta la comunità e in particolare di quella parte che crede nella legalità e nella trasparenza. Errori ci sono stati, ci serviranno come esperienza per il futuro. Anche attraverso l’assessorato alla Legalità da noi istituito per la prima volta – conclude il sindaco – vogliamo promuovere una serie di conferenze e incontri volti ad approfondire il tema della legalità da ogni prospettiva».

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