Rifiuti nei boschi, il sindaco di Samarate: «Inutile postare foto. Segnalate»

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SAMARATE – Quando si parla di abbandono dei rifiuti, Samarate schizza in cima ai Comuni che più subiscono il problema. E un motivo c’è: l’ampio spazio boschivo che circonda la città. Da valore aggiunto a potenziale disagio: vivere in un posto circondato dalla natura diventa l’occasione per gli incivili  di sbarazzarsi dei rifiuti senza troppa fatica. Ne sa qualcosa il comandante della polizia locale, Edoardo Angotti. E lo ha raccontato durante la conferenza di oggi, 5 marzo, nella speranza di dare finalmente il via a una svolta. Mettere un punto alla questione può sembrare anche facile, a parole. Ma nei fatti evidentemente no: «Manca la collaborazione dei cittadini che assistono ad azioni di degrado». Sono i numeri a dirlo: «Nel corso del 2020 sono stati fatti tra i 27 e i 30 accertamenti. E solo tre cittadini hanno riferito di aver visto qualcosa». Uno di questi era il sindaco Enrico Puricelli, anche lui presente in sala oggi al fianco del comandante, insieme al coordinatore della Protezione civile Iuri De Tomasi e all’assessore Luciano Pozzi (Ecologia).

Passa il tempo, cambiano i rifiuti

Il primo a prendere parola è stato il primo cittadino, facendo notare che «molto spesso si vedono sui social video e foto di rifiuti accumulati nei boschi: lo sappiamo, ma non è così che si risolve il problema». Sulla stessa linea anche Angotti, che non solo ha riassunto le azioni principali del 2020 per far fronte al problema, ma ha rapportato l’attuale situazione con i diversi casi riscontrati negli ultimi anni. «Abbiamo assistito ad un cambiamento del tipo di rifiuti che vengono abbandonati», ha spiegato. Che può anche essere visto come una nota positiva, se estrapolata dal contesto. Infatti se in passato «si parlava di elementi estremamente pericolosi, come amianto, piombo o batterie», oggi il problema di ridimensiona in «sacchetti di plastica e secco». Che non sono un’attenuante, certo, ma almeno non sono materiali tossici. In ogni caso, il problema resta, qui come in altri Comuni. E non è da sottovalutare. Soprattutto quando gli oggetti da smaltire sono ben più ingombranti di qualche sacco. «Dal 2004 a oggi sono stati recuperati 109 veicoli abbandonati: tutti smaltiti senza spese per Samarate», ha precisato Angotti. «Con l’emergenza sanitaria, questo dato ha subito una crescita. Ora sono rimasti ancora alcuni mezzi, che verranno spostati la prossima settimana».

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I dispositivi di sorveglianza

Il tema dei rifiuti chiama in causa più attori. Oltre alla polizia, agli uffici competenti e ai volontari, interviene anche la tecnologia. A dare una mano sono gli strumenti di supporto alle attività di monitoraggio, come le fototrappole. Anche con alcuni limiti. Come ha spiegato Angotti: «Abbiamo posizionati diversi dispositivi nelle zone più sensibili, anche nelle frazioni. Ma purtroppo hanno un raggio di ripresa che non è molto ampio: anche se il fatto viene registrato, non sempre riusciamo a risalire a chi l’ha commesso». Senza dimenticare atti di vandalismo che fanno da corredo, da parte di chi addirittura distrugge le fototrappole. Un motivo in più per spronare eventuali testimoni a fare la loro parte. «Sono molte le segnalazione di persone che poi decidono di fare marcia indietro, forse anche un po’ per timore. Ma noi non siamo dappertutto. Se abbiamo elementi per procedere, bene. Altrimenti è necessaria la collaborazione». Dei 27 accertamenti la polizia è intervenuta in 9 occasioni, di cui 3 per abbandono rifiuti e il resto per errato smaltimento. In genere, i “pattumeros” individuati vengono multati, con cifre che vanno dai 50 ai 600 euro.

Casa di tutti

Anche Tomasi, per contro dei volontari della Prociv, è intervenuto. Con un dato non indifferente: «Teniamo sotto controllo un territorio vasto: I sentieri battuti dell’area boschiva coprono ben 83 chilometri. Non è semplice fare un giro».
Ha concluso l’assessore Pozzi: «I nostri boschi hanno diversi accessi. E molti non sono illuminati. Vorremmo riuscire a mantenere bene il patrimonio verde di Samarate, che dovrebbe essere goduto dai cittadini e non sporcato». E ha aggiunto: «Quest’anno, a causa del Covid, abbiamo dovuto rallentare gli interventi, con l’auspicio che da qui in poi potremo tornare a lavorare con vigore». Per il momento, il passo più importante è «riuscire a instillare nelle persone il fatto che il bosco è casa nostra, di tutti. Se qualcuno sporca, un altro dovrà pulire».

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