Riflessioni ferragostane. Su Roma e Busto Arsizio

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Gian Franco Bottini e gli Umarells

di Gian Franco Bottini

Siamo a Ferragosto e la bufera governativa messa in piedi da Salvini ha praticamente fatto passare in seconda linea quella che stava abbattendosi da settimane sulla Giunta Comunale di Busto Arsizio e di conseguenza anche sulla Provincia, visto il doppio ruolo del sindaco di Busto. Alla fin fine forse il “teatrino” messo in piedi dalla maggioraza bustocca aveva stancato un po’ tutti e anche i più accaniti frequentatori di social hanno sostituito suggerimenti e invettive sulla vicenda bustocca con foto balneari (ampiamente “aggiustate” per le signore) . Intanto la nuova commedia romana è in onda e per le repliche a venire il “sold out” è assicurato.

Chiamata di rito per gli auguri di Ferragosto e riunione balneare organizzata con i non molti Umarells presenti sulla riviera ligure di ponente; quella di levante è riservata a presidenti, sindaci e graduati vari. Promotore è il Pensionato, che di stanza è a Varigotti, il quale si è subito premurato di atteggiarsi a padrone di casa, con ciò candidandosi a pagare il conto delle inevitabili bevute successive: “Uè fieu, quest’anno si usano le riunioni al mare e anche noi stiamo alla moda; non abbiamo le cubiste ma c’è qui la Rosetta, che l’ha g’ha un quai an ma la ghà semper un bel dadré” e indicando con il mento la barista le aveva lanciato uno sguardo un po’ lascivo che ci era sembrato ben corrisposto, segno evidente che il Pensionato le sue vacanze cercava di passarsele allegramente.

“Al di là del sindaco, ch el fa tuscos lu, come è finita la storia della giunta di Busto ?” Presenti erano l’Avvocato, il suo amico Ingegnere,il Sempreverde ospite nella Colonia di Alassio, e la Veneta che faceva la misteriosa sul luogo della sua residenza. L’Avvocato aveva attaccato subito con aggressività perché voleva dimostrare la sua conoscenza della questione: “Nulla di fatto, pare quasi che il sindaco voglia dimostrare che non gli serve nessuno e che basta lui: tipo un commissario” “No – era intervenuto il Sempreverde astiosamente- tipo un Podestà!”

Il Pensionato, che voleva mantenere gli spiriti calmi, era subito intervenuto rivolgendosi a noi.”Ben ma qualcuno se l’è presa anche con la minoranza silenziosa”. Non avevamo potuto esimerci dal fornire la nostra opinione, dicendo che una minoranza così mal sopportata e rispettata, soprattutto dal primo cittadino, avrebbe potuto solo “cantare alla luna”, senza né ascolto né contributo, e sarebbe stata utile solo ai giornali e a chi avrebbe avuta la convenienza a mescolare ulteriormente le carte. Meglio lasciare emergere tutte le contraddizioni nell’ambito della maggioranza.

A questo punto era intervenuta la Veneta :” Fioi, mi de monate ne ho viste, ma tante come qui mai.L’unico che el me par che venga fora ben l’è quel giovinotto che ha rinunciato all’incarico di assessore perché si riteneva non adatto. Mentre l’unico che el me par che l’ha quasi vinto l’è el Sindaco,che el voleva una Giunta “mallebile” per poter continuare a fare “tuto mi”.

Quel “quasi” era risultato enigmatico per il Pensionato che aveva subito chiesto una spiegazione e la Veneta , dopo un attimo di riflessione,aveva detto e non detto:”Quest’ultimo assessore dell’Urbanistica, che finalmente dovrebbe essere competente in materia, non credo che gli vada troppo bene. Troppo leghista,troppo del mestiere…..Potrei sbagliarmi, ma penso che sia così”’

Per il Sempreverde,che si definisce lui stesso “leghista di quelli di una volta”,  i giorni non sono semplici per quella che lui chiama la “frittata del Salvini”, ma comunque anche le cose di Busto si capisce che gli creano una fastidiosa acidità di stomaco. “Mi son minga d’accord che il Sindaco ha quasi vinto. Lui ha cercato di far il braccio di ferro con la Lega cercando di ricostruire la sua lista, che nel tempo la s’era dislenguada, mettendo insieme dei consiglieri rimasti senza casa dopo le vicende giudiziarie che partono da Gallarate e con “quai scapà de cà”; ma il gruppo gli ha fatto pippirimerlo.”Si va ben –l’aveva incalzato il Pensionato – non è che gli altri abbian fatto una gran bella figura!”

“A no, per quel te ghe resun. Ci sono quattro o cinque consiglieri che hanno fatto ridere. Salti della quaglia da primato; più di uno è come se fosse in una porta girevole: dentro di qua e fuori di la, tutto per qualche posto e con nessun rispetto per gli elettori che l’hanno votato, o votata, sotto un certo simbolo. Oramai il Sempreverde era un fiume in piena:”E non parliamo dei partiti: la Lega, mòla men figh. Ah che bei tempi quando la Lega ce l’aveva duro! E Forza Italia: spaventada dopo il disastro de quel de Galarà, cun la paura de fas cascià via e con il Sindaco che la guarda di traverso!”

La discussione era poi continuata sulla contestualità e possibile commistione delle vicende bustocche con quelle romane e l’Ingegnere, uomo di poche parole, aveva finalmente detto la sua: “Amici, può darsi che qualche contaminazione ci sia stata nel comportamento sotto traccia della Lega, ma non credo. Quello sicuro è che nelle due vicende si possono cogliere delle identiche presenze: posti e potere prima di competenze, permanente campagna elettorale mediatica e sloganistica, smania di onnipotenza, mal sopportazione degli avversari e quindi degli aspetti democratici”. E gli esempi portati dall’Ingegnere a supporto del suo discorso avevano convinto i presenti a scolarsi l’ennesimo Vermentino ferragostano, mentre il Pensionato si faceva strusciare dalla sorridente Rosetta che ce lo stava servendo.

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