Rimossi i lampioni di Richino Castiglioni: «Uno sbaglio. Busto cancella la memoria»

A sinistra, i lampioni rimossi. A destra, quelli nuovi installati in centro

BUSTO ARSIZIO – «Uno sbaglio» rimpiazzare i lampioni del centro storico “firmati” dal grande Enrico Castiglioni, detto “Richino”, con degli «elementi industriali omologati». Parola di Stefano Castiglioni, figlio di Richino e già presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti di Varese, che ha esternato tutte le sue perplessità in una lettera all’amministrazione comunale, dopo che pali e lampade che caratterizzavano il “salotto” di Busto, essendone ormai un simbolo, sono stati rimossi. «Da Palazzo Gilardoni mi hanno risposto un po’ sbrigativamente, annunciando l’intenzione di spostarli al Parco Rimembranze, dove però sarebbero decontestualizzati».

La storia si ripete

«Sono dispiaciuto – ammette l’architetto Stefano Castiglioni – in tanti in questi giorni mi hanno telefonato, ma ormai c’è poco da fare. Purtroppo a Busto è invalsa la tradizione di cancellare le memorie». La Villa Gabardi di via Mameli è uno degli esempi classici. Ma la lettera non ha sortito effetti, ma la speranza è che possa quantomeno «servire da lezione» per evitare di ripetere in futuro gli stessi errori. Lo «scempio» dei nuovi lampioni del centro storico era già stato denunciato dall’ex consigliere della Lega Livio Pinciroli. Invano.

I lampioni “griffati” Richino

I caratteristici lampioni del centro storico risalgono alla fine degli anni ’90, ai tempi della grande operazione di pavimentazione e di pedonalizzazione avviata dalla giunta monocolore leghista di Gianfranco Tosi. Opera di Richino Castiglioni, che viene ricordato nei libri di architettura, tra l’altro, anche per la sede dell’Itis Facchinetti di Castellanza. E che aveva dedicato all’illuminazione del centro, come rivela il figlio Stefano, «una peculiare ricerca espressiva», studiando il design dei lampioni «con archi e forme appositamente per il centro storico, partendo dalla considerazione che questo comparto di città richiedesse una valorizzazione e un approfondimento ad hoc, con elementi su misura e non con elementi industriali omologati».

Il “salotto” omologato

Nella lettera inviata all’amministrazione comunale, l’architetto Stefano Castiglioni definisce la sostituzione dei lampioni una «decisione che cancellerebbe un significativo “segno d’architettura” ed “una memoria fisica”, seppur recente, proprio in un periodo che vede il Politecnico di Milano seriamente impegnato nella valorizzazione dell’opera dello stesso» Richino Castiglioni. Per il figlio del grande artista, infatti, sarebbe bastato «sostituire i soli bulbi luminosi attuali con analoghi a led, conservando i corpi illuminanti e le relative strutture, tuttora in condizioni idonee». Mantenere i lampioni avrebbe oltretutto «preservato» il “salotto” di Busto «da anonima omologazione con il generale ed esteso contesto edificato».

La possibile ricollocazione

Niente da fare. Nella risposta firmata dal sindaco Emanuele Antonelli e dalla vicesindaco Manuela Maffioli, il Comune di Busto Arsizio fa sapere di aver «informato la Soprintendenza, che non ha posto osservazioni o limiti», ma anche di aver individuato il Parco delle Rimembranze, a fianco del cimitero, come possibile nuova collocazione dei pali di Richino Castiglioni «che ne garantisca continuità». Ma il “trasloco”, per Stefano Castiglioni, non sarebbe un’opzione valida: «Sia perché la de-contestualizzazione di opere concepite per particolari situazioni, produce raramente esiti soddisfacenti, sia perché le aziende preposte a rimozioni non dispongono di personale specificatamente idoneo per corretto smontaggio e conservazione».

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