Rubare per fame (non) si può

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Una buona notizia, ma a metà. Ci riferiamo alla pattuglia del commissariato di polizia di Busto Arsizio che, chiamata per un furto di alimentari in un supermercato, ha pagato il conto della spesa, evitando così una denuncia, fors’anche l’arresto, alla famiglia presa sul fatto a rubare. Ladri per necessità, e qui sta la metà negativa del racconto. Se da un lato è commendevole il gesto di solidarietà e di grande comprensione degli agenti protagonisti dell’episodio (di questi tempi scellerati si sa quanto ci sia bisogno di simili esempi), dall’altro lato c’è la conferma, per certi aspetti persino drammatica, di quanto sia estesa la povertà. Quella vera, quella delle persone che si vergognano persino a chiedere un aiuto, che non mettono “sul mercato” la loro dignità.

D’accordo, non si può giustificare un furto, di qualunque portata e per qualunque motivo esso sia. Si può però capire il gesto, quel gesto di una famigliola, padre, madre, figlioletta in fasce, che prova ad impossessarsi degli omogeneizzati per la piccola senza avere i soldi per pagarli perché i genitori sono disoccupati. Se si ha un briciolo di cuore dovremmo stare in silenzio, senza aggiungere altro.

Qualcuno si domanderà perché ci siamo addentrati in un commento del genere a fronte di contesti ben più meritevoli di analisi e approfondimenti. In fondo, si tratta di una piccola storia di sottofondo. Che per molti non farebbe nemmeno notizia. Ma, vivaddio, in mezzo a tanta cattiveria, alla mediocrità della politica, alla cronaca che ci butta in faccia vicende allarmanti, alla sciatteria e alla stupidità dominanti, ci sembra che per un volta si possa, anzi, si debba parlare d’altro. Si abbia l’obbligo (anche morale) di mettere in luce la generosità, il beau geste di due esponenti delle forze dell’ordine, generalmente poco considerate dalla collettività. Più volte al centro di critiche per decisioni o comportamenti “d’istituto” mal tollerati dalla gente.

Infine, è doveroso tornare sullo stato di indigenza, diffuso più di quanto si possa pensare. Viviamo in un territorio dove il benessere è addirittura scontato. O forse lo era, così che rubare dagli scaffali di un supermercato per fame diventi la spia di una condizione che va purtroppo allargandosi anche nella “ricca” provincia di Varese e nel “ricco” hinterland milanese. La crisi energetica e le aziende in serie difficoltà, la pandemia, la guerra che incombe sulla porta di casa, la forte immigrazione, e tutto il resto che condiziona o condizionerà il tessuto sociale fino a scuoterne la tranquillità: tutto ciò aleggia intorno a noi. E se non fossimo convinti delle conseguenze, è sufficiente leggere i dati ufficiali sulle nuove e vecchie povertà (sei/sette milioni di persone nel nostro Paese). Un attimo per rifletterci dovremmo proprio dedicarglielo. Anche per non soccombere.

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