Sanità, sindaci di Busto e Varese alla Liuc. «L’emergenza è il personale che manca»

CASTELLANZA – Più territorio e comuni più coinvolti, ma la vera emergenza è che mancano medici. La nuova sanità territoriale agli occhi dei due sindaci delle grandi città della provincia, il bustocco Emanuele Antonelli e il varesino Davide Galimberti. Due approcci diversi ma da entrambi uno sguardo concreto sul futuro della sanità. Che vede un grande tema di preoccupazione, sollevato in particolare da Antonelli: «Manca il personale. Possiamo fare tutte le riforme che vogliamo ma se poi non ci sono i medici i problemi non si risolvono». Tema confermato anche dalla presidente dell’Ordine dei Medici di Varese Giovanna Beretta: «Quando la carenza di medici costringerà a chiudere dei reparti, e non solo degli ambulatori, dobbiamo aiutarci. Solo questa alleanza con gli amministratori ci permetterà di superare questo momento difficile».

Una cattedra per due

Una strana coppia – il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli e il sindaco di Varese Davide Galimberti – che sale in cattedra all’Università Liuc di Castellanza, per parlare di sanità, nell’ambito della seconda lezione del corso di formazione per i Direttori di Distretto organizzato, insieme, dai due atenei della provincia di Varese, l’Università degli Studi dell’Insubria e la LIUC Business School. Antonelli e Galimberti sono su diverse “barricate” politiche, ma prevale il fair play perché non è il momento di scontrarsi su un tema peraltro politicamente molto divisivo e scivoloso. Più pratico e «pessimista» Antonelli, più istituzionale e «ottimista» Galimberti. Alla fine convincono l’uditorio anche con la loro complementarietà di visioni.

Approcci diversi

Galimberti vede un’opportunità nel nuovo assetto della sanità territoriale: «I Distretti sono l’occasione per rimettere al centro i territori e creare le giuste relazioni tra gli interlocutori, in modo non formale ma proficuo. A Varese ad esempio tra le prime cose fatte abbiamo creato una sorta di comitato specialistico sulla sanità, “Varese in salute”. Perché da decenni i comuni non si occupavano di sanità. Il comitato darà il suo contributo anche alla pianificazione urbanistica con il piano regolatore sociale nell’ambito della revisione del Pgt». Antonelli ha uno sguardo più critico: «Con la pandemia ci siamo accorti che qualcosa non andava, ora si corre ai ripari e si torna alla sanità territoriale. Ma c’è il rischio che si passi da un eccesso all’altro. Ora c’è la conferenza dei sindaci, il consiglio di rappresentanza dei sindaci, l’assemblea di distretto e altri organismi in cui ogni sindaco dice la sua, ma poi? A me preme che si trovino le soluzioni».

Il pessimismo di Antonelli

L’esempio è l’ospedale unico di Busto-Gallarate: «Quando me ne parlò il presidente Maroni convocai tutti i primari dell’ospedale. Al 100% favorevoli. Purtroppo sono passati sette anni – rivela Antonelli – ecco perché la mia paura non è non essere a contatto con il mondo della sanità o farmi sentire, ma che non ci siano più uomini e mezzi». Per il sindaco di Busto infatti «i problemi sono i soldi che mancano e il personale – medici di base e medici ospedalieri – che non c’è. I migliori vanno altrove o nel privato, giuramento di Ippocrate o no guardano al loro stipendio. Le strutture si fanno, ma se poi il personale non c’è possiamo fare tutte le riforme sanitarie che vogliamo…E le liste d’attesa aumentano». Antonelli arriva ad ammettere: «Non sono così convinto che con questa riforma si risolvano i problemi».

L’ottimismo di Galimberti

Per il sindaco di Varese però è decisivo che «gli ambiti sanitari siano contaminati dalle esigenze sociali dei territori», e in quest’ottica ritiene «fondamentale» la figura del direttore di distretto: «Mi aspetto più dialogo tra tutti i soggetti, per aggiornare le necessità che variano e coordinare l’ambito sanitario e quello sociale diffuso». Ecco perché potrebbe avere un ruolo chiave per il futuro della sanità territoriale: «Se lo si fa con lo spirito di cui la legge investe questa figura, è una sfida per i sindaci e il sistema sanitario per migliorare e risolvere una serie di disfunzioni. Costruire le nuove case di. comunità con questa filosofia, e non con una logica calata dall’alto, è importante».

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