Il centrodestra sa come farsi male da solo

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Il messaggio dei ballottaggi di Saronno e Legnano, al di là di ogni altra considerazione sui loro esiti, è inequivocabile: il centrodestra non è più autosufficiente. Perlomeno non lo è più nel nostro territorio, dove, sinora, presentandosi in coalizione non ha mai avuto rivali, o quasi. Un’involuzione politica che determina l’arretramento elettorale, che apre praterie per il centrosinistra e, soprattutto a Legnano, per il Partito Democratico.

La sconfitta a centrodestra è netta. Farà molto male allo schieramento dominato dalla Lega e al quale concorrono Fratelli d’Italia e Forza Italia assieme a qualche cespuglio collocato da quella parte. Un risultato annunciato già quindici giorni fa, dopo la conta dei voti al primo turno, che i candidati sindaco, Alessandro Fagioli a Saronno e Carolina Toia a Legnano, hanno cercato in tutti i modi di consolidare con offerte più o meno pubbliche di posti e spazi politici agli eventuali gruppi in loro soccorso. Hanno ricevuto porte in faccia, perché? Per motivi diversi le loro coalizioni non offrivano più l’affidabilità necessaria per imbarcare nuovi alleati e mietere voti. Qualcosa è cambiato nella considerazione collettiva verso partiti che nel Varesotto e nel confinante Alto Milanese l’hanno spesso fatta da padroni, al punto che persino Topo Gigio sotto le loro insegne avrebbe potuto stravincere in un Comune.

Gli scenari sono mutati anche a livello locale per una serie di cause che vanno dalla Lega in calo dappertutto alla nuova marginalità di Forza Italia fino a candidati privi di reale mordente politico e amministrativo. A Legnano il centrodestra paga l’inchiesta che a Palazzo Malinverni è sfociata negli arresti dell’ex sindaco e di due degli assessori maggiorenti. Una clamorosa smentita a chi accampa il fatto che i cittadini oramai se ne infischino delle vicende giudiziarie che riguardano i politici. Un’opinione come un’altra, per carità.

Invece non è un’opinione ma un dato di fatto l’evidente rinuncia di parte dell’elettorato moderato a ripresentarsi alle urne una seconda volta. Più diligenti, più responsabili sotto il profilo politico gli elettori del centrosinistra, non c’è dubbio. Quanto meno basandosi sulle percentuali e su una primissima analisi dei possibili flussi di voto. Nulla a che vedere con il commento di qualcuno che attribuisce la scarsa presenza alle urne dei sostenitori del centrodestra al Covid e al maltempo: un campione delle arrampicate sui vetri.

Di fatto, dicevamo, il centrodestra varesino è oggi obbligato a ripensare seriamente il proprio futuro. Ha perso Luino ed è stato sconfitto di nuovo a Somma Lombardo. In questi due centri si è presentato diviso, per questo non c’è da sorprendersi. A Legnano e Saronno ha fatto l’impossibile per rimanere coeso, ma non è bastato. Le riflessioni devono ripartire da qui. Con lo sguardo rivolto innanzitutto alla Provincia, dove gli equilibri sono da riconsiderare a fondo. E alle prossime consultazioni di Varese, Busto Arsizio e Gallarate, destinate all’assoluta incertezza e a scontati aggiustamenti nelle alleanze, nelle leadership e nella scelta dei candidati.

Sull’altro versante, quello dei vincenti, passata l’euforia del doppio successo resta l’impegno amministrativo. Che non si annuncia in discesa, piuttosto carico di aspettative rispetto ai cinque anni precedenti, deludenti al punto che gli elettori hanno deciso di voltare pagina. Augusto Airoldi e Lorenzo Radice sono semisconosciuti all’opinione pubblica. A loro è stata concessa un’apertura di credito che sono chiamati a onorare senza se e senza ma. Sospendiamo il giudizio. Benché sia apparsa perlomeno forzata e fuori luogo la presenza in mattinata di Airoldi all’incontro a Varese dei sindaci con il governatore Attilio Fontana. Le urne erano ancora aperte, l’esito del voto sconosciuto, ma qualcuno aveva già indossato la fascia tricolore. Speriamo di aver capito male il significato del gesto. Anzi, lo sperano in primis i saronnesi.

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