Saronno, minacce ai carabinieri per evitare i controlli. Condanna confermata

tribunale milano

SARONNO – Aveva minacciato i carabinieri che dopo un controllo avevano rilevato delle irregolarità denunciandolo. Li aveva minacciati, tra le altre cose, di dire che i militari lo aveva addirittura costretto a pagare loro il pizzo. Oggi, giovedì 9 settembre, Mohamed Badawi, ristoratore saronnese da anni noto alle cronache per una ridda di vicende giudiziarie che lo vedono protagonista, per quelle minacce è stato condannato anche in Appello.

Il cerchio si stringe

I giudici milanesi hanno confermato in toto la sentenza di primo grado pronunciata nel novembre 2019 dal giudice del tribunale di Busto Arsizio Cristina Ceffa. Nove mesi oltre al pagamento di 2.500 euro per le spese di parte civile. «Il cerchio si sta stringendo. E si sta stringendo anche rapidamente – commenta l’avvocato Pietro Romano, che ha patrocinato i militari della compagnia di Saronno finiti nel mirino del ristoratore egiziano semplicemente per aver fatto il loro lavoro – Quanto accaduto è infamante per i militari coinvolti, per l’Arma e per il comando di Saronno. E’ giusto che adesso la giustizia presenti il conto».

Il sistema delle minacce

Negli anni Badawi ha praticamente denunciato chiunque gli contestasse delle violazioni, militari o magistrati che fossero. L’ex procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana fu costretto ad avere una scorta davanti al suo ufficio di largo Giardino dopo le minacce dell’uomo. L’avvocato Romano, nel tempo, ha più volte rimarcato come Badawi «abbia creato una sorta di sistema atto a garantirgli l’impunità. Se mi controlli io ti denuncio. E non importa che tutte le denunce a carico dei miei assistiti, quindi dei rappresentanti delle forze dell’ordine, siano state archiviate perché prive di fondamento. Usa la minaccia convinto di potersi garantirsi l’eventuale impunità a fronte di qualche violazione». Adesso i processi stanno arrivando al termine uno dopo l’altro. «Il cerchio si sta stringendo» perché si arriverà infine al cumulo di pene. Oggi la procura generale ha chiesto (e ottenuto) il rigetto del ricorso presentato dal ristoratore che chiedeva l’assoluzione o, in subordine, il riconoscimento delle attenuanti generiche. Fatto impossibile con già tre condizionali alle spalle. Condanna confermata.

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