Arriva Sarri alla Juve, ma l’ex “Masaniello” non piace ai tifosi

Il primo sforzo della società Juve dovrà essere quello di togliere la divisa da “Masaniello” che per anni Sarri ha indossato rappresentando il capopopolo, il comandante di una città intera. L’uomo che convogliava il sentimento napoletano di antijuventinismo. Quello che per giustificare le sconfitte del suo Napoli si appellava, facendo leva anche sul sentimento popolare di chi non amava particolarmente De Laurentiis, al carente fatturato. Quello che diceva che per avere un rigore si dovevano indossare le maglie a strisce. In modo anche un po’ qualunquista, da bar aveva toccato la pancia dei napoletani ripetendo come un mantra un sacco di luoghi comuni che lo avevano fatto entrare nel cuore dei tifosi campani. Non c’era solo il gioco pirotecnico a esaltarli, c’era soprattutto quello spirito garibaldino che lo aveva trasformato in portabandiera di un calcio progressista, meridionalista. Aveva dato una dimensione sociale alla faccenda, il calcio dei più poveri contro i cattivoni ricchi di Torino. Li aveva insultati ogni volta che ce n’era stata l’occasione guadagnandosi sempre più simpatie, fino alla dedica, che oggi ha tanto il sapore della beffa, rivolta al popolo napoletano della vittoria col Chelsea dell’Europa League di poche settimane fa. Ma oggi tutti quei messaggi, quella raffigurazione, la bandiera che sventolava al San Paolo con la sua effige, sono fardelli da portare a Torino. In un lampo ha deluso i napoletani che lo idolatravano, raccogliendo insulti dai nuovi tifosi. Ipocrita per entrambi. Servirà tempo per mettere davanti agli occhi dei tifosi bianconeri la magia del suo gioco, ovattando le sciocchezze ripetute in molte delle sue conferenze stampa. Il vecchio nemico lo ha accolto tra le sue braccia e lui in istante ha ripudiato i valori di cui si era fatto ipocritamente portatore. Ora è condannato a vincere giocando un gran calcio, in Italia e in Europa.

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