Scava nel Parco dell’Alto Milanese e trova targhe di automobili degli anni Cinquanta

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LEGNANO – I “reperti” erano sotto pochi centimetri di terra, nei pressi della Cascina Mazzafame a Legnano: due targhe automobilistiche (nella foto) che un esperto ha datato al 1954 e l’altra al 1951. Con molta probabilità erano state staccate da auto rubate e sepolte, in tempi in cui non si poteva confrontare l’immatricolazione con il numero del telaio. A trovarle è stato uno dei “cercatori di tesori” improvvisati della zona, Giacomo Gigula, 38 anni, di San Giorgio su Legnano, fra gli amministratori del gruppo Facebook “La voce di Legnano”. «Erano fra gli alberi, non nei campi. Intorno alla cascina – racconta – si possono trovare molti altri oggetti, come proiettili e altro materiale bellico, in seguito allo scontro armato che vi si combatté nel 1944 tra fascisti e partigiani. Un mio amico vi ha trovato due boccette della Wehrmacht. La speranza è recuperare magari una granata che ha fatto cilecca, un distintivo, una borraccia o monete di quegli anni: io non me ne farei niente, ma li darei alla comunità o all’Anpi per esporli in pubblico».

Gigula: «Che emozione. Ma quanti rifiuti sotto terra…»

Gigula è un novizio nell’attività di cercatore, che svolge con un metal detector. «Tutto è nato da amici che fanno ricerche amatoriali. Ci muove il sogno di trovare reperti storici, della seconda guerra mondiale o magari, chissà, della Battaglia di Legnano. Ma sappiamo bene che è difficilissimo. Nelle zone di guerra ci sono punti di riferimento precisi, altrove no. E poi bisogna andare in zone dov’è permesso cercare: nei parchi naturali protetti non è possibile scavare, mentre nei campi bisogna chiedere il permesso ai contadini, soprattutto se sono coltivati». La cosa più facile e frequente da trovare, purtroppo, è la spazzatura. «Nelle boscaglie abbandonate, su 10 cose che trovi 9 sono pezzi di ferro e pattumiera. Sotto terra c’è uno schifo totale. Ho fatto un video per mostrare quanto ferro c’è anche sotto i campi coltivati fino a 20-30 cm di profondità, una cosa imbarazzante».

“Armati” di metal detector per esplorare nel tempo

Lo strumento di questi moderni rabdomanti è un Pointer Metal Detector. Ce ne sono da 20 a 250 euro e per tutte le superfici, da quelle in terra al bagnasciuga, fino alle ricerche subacquee. Una moda che sta prendendo piede anche da noi e che è soprattutto un passatempo. «Per me – spiega Giacomo Gigula – è un’emozione tirare fuori un oggetto come quelle targhe rimaste sotto terra per settant’anni. E lo sarebbe ancora di più restituirlo ai legittimi proprietari. Conosco persone che hanno trovato medagliette di soldati della seconda guerra mondiale e attraverso un apposito registro sono risaliti ai caduti che le hanno perse e magari ai loro parenti. Qua nel Legnanese si vede tanta gente in giro a cercare. So che qualcuno ha trovato monete fuori corso o più antiche, ma per essere quasi certi di trovare qualcosa bisogna andare ad esempio dove c’erano le trincee, stando però bene attenti a come e dove si scava». Le regole sono chiare. «Se l’oggetto si trova a meno di 20 cm di profondità è tuo, ma se sono reperti storici di valore vanno dichiarati. Un proiettile no, una moneta del Quattrocento sì. A me non è ancora capitato – conclude Gigula – ma è sempre un’emozione quando vai, cerchi e senti il segnale che si fa via via più forte, finché arrivi all’oggetto e scopri che è una moneta, una targa, un anello, e lo riporti alla luce dopo tanto tempo che stava lì sotto, nascosto o perduto».

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